Capitolo 4#Quasi affatto

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Le sei.

Le sei e tre minuti.

Erano le sei e tre minuti del giorno in cui Alice, l'eroina che avrebbe salvato Sottomondo dalla tirannica Regina Rossa, colei che avevo salvato, l'amore della mia vita, tornò da me.

Saltai una pozzabollente appoggiando un piede su un fungo che sparì all'istante sotto il mio peso in una nuvola di fumo rosso.

Quanto odiavo il paese delle meraviglie. Lo odiavo.

Odio puro che scorre nelle vene.

Fa male.

Solo lei non mi faceva male. Amavo chiamarla lei. Perché era quello che volevo: lei la mia lei e io il suo lui.

Perché sì, io l'amavo. L'avevo ammesso a me stesso ormai. Se di tempo si può parlare, anzi, ora sì perché lei era tornata.

Rivolsi il mio sguardo al cielo.

L'arancione pallido e monotono di sempre si era scurito e in un punto era pure blu.

Amavo le stelle. Mi ricordavano Alice. Mi erano mancate. Entrambe.

Luke stava davanti a me e pensava a scappare. Gli avevo insegnato bene.

Lo vidi che mangiava un pezzetto minuscolo di tortainsù per passare un lago. Divenne alto tre metri davanti ai miei occhi e stetti un attimo a guardarlo prima di imitarlo. La marmellata mi scese lungo la gola sentii quella terribile sensazione di grandezza eccessiva. Odiavo il paese delle meraviglie. Odiavo diventare grandissimo e poi minuscolo. Era innaturale.

Mentre io e Luke ci rimpicciolevamo, lo Stregatto volava sopra le nostre teste.

Continuavamo a guardarlo per trovare la strada più sicura ma quando lui si fermò ci prese il panico.

Una lunga strada rossa si apriva davanti a noi. La via per uscire da Sottomondo. Tanti l'avevano cercata ma invano. Tanti l'avevano intrapresa perdendosi. Tanti non erano mai tornati.

Era pericoloso.

Io lo sapevo perché l'avevo intrapresa innumerevoli volte per provare a tornare da lei. Lì avevo conosciuto Luke. Era sconvolto e spaventato, le labbra rosse gonfie per le bacche velenose.

Quando notammo la strada rimanemmo impietriti.

-Non vi è l'obbligo di etrare stranieri...chi essere tu?-

Una voce languida ci spaventò.

Io fui il primo a girarmi.

Un fungo viola e rosso sul cappello e bianco alla base era nascosto da un arbusto. Sopra c'era un bruco. Ma ovviamente non un bruco normale. Niente è normale nel paese delle meraviglie.

Aveva sei paia di zampe ricoperte di chiazze scure. Fumava un lungo narghilè che si portava alle labbra e poi succhiava producendo un sonoro schiocco. Un monocolo appanato gli rendeva un occhio blu più grande dell'altro.

-Bru...califfo?!- cominciai io per rompere il silenzio.

-Tu non sei il Brucaliffo, sono io il Brucaliffo. La domanda è...- uno schiocco di narghilè interruppe la frase -Chi essere tu!?-

Al Brucaliffo bisogna rispondere con molta attenzione. Può esserti d'aiuto se sai cosa chiedere e come chiederla.

Scacciai tossendo un po' di fumo.

-Will Scarlett, Fante di Cuori.

-Questo si vedrà.

-Come sarebbe a dire!?- risposi, forse troppo indignato -Dovrei saperlo chi sono!

-Infatti dovresti! Stupidino! Ma non lo sai. Non sei il Fante perché non sei completamente tu. Sei quasi affatto Will.

Vedendo il mio sbigottimento, il Brucaliffo continuò.

-Una parte di te è andata persa, stupidino. Ma ora è quasi affatto tornata, anche se non è tua.

Nonostante il Brucaliffo parlasse complicato, afferrai il concetto: quando avevo lasciato andare Alice tanti anni prima, avevo perso parte di me. Ora lei era tornata ma non si ricordava di me ne di se stessa.

Per quanto pensassi a scappare in quel momento, non riuscivo a non pensare a lei. Volevo salvarla certo ma la verità era che la volevo con me.

Ma non si può mai avere quel che si vuole, almeno non nel paese delle meraviglie.

Alice in Wonderland, return to UnderworldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora