Capitolo 25#Prigionieri

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Prigonieri. Eravamo prigionieri.

Sentivo qualcosa che mi bruciava in gola, un grido che ero costretto a soffocare.

-Alice...- sussurrai con voce rotta dalle lacrime che non volevano scendere. In risposta, le guardie mi strattonarono e sarei finito disteso per terra se non avessi avuto i polsi bloccati da quelle spesse catene.

Era finita. Ero rassegnato, non impaurito, rassegnato. Non potevo fare più nulla ormai, potevo solo aspettare la morte. Chissà come dev'essere morire. Ci ero andato molto vicino anni fa, ma me l'ero cavata con una cicatrice. Tutti si erano chiesti come avessi fatto. Tutti i presenti, miei amici compresi, avevano visto l'ascia che calava sul mio collo e lo sfiorava graffiandolo e facendomi gridare. Allora avevo sentito un altro urlo, un urlo di ragazza, un urlo acuto. Alice. La potevo sentire ma flebilmente. Si era svegliata dal sogno.

Guardai in avanti e incrociai lo sguardo dello Stregatto. Mi sorrise, io gli sorrisi e il boia spinse l'ascia per darmi il colpo di grazia.

Ero arrivato molto vicino alla morte ma non ero morto. Avevo chiuso gli occhi e mi ero sentito libero. Nessuna catena, nessuna lama appuntita sopra di me.

-Forse è questo che intendono quando dicono che la morte rende liberi...-pensaii.

Aprii un occhio e mi ritrovai a trattenere uno starnuto, non ero più sul patibolo, ero dietro una tenda (anche abbastanza impolverata devo dire). La scostai e capii dove mi trovavo. Ero vicino alla Regina. Proprio dietro la Regina.

Mi vibrò la schiena al solo ricordo.

Mi comportai da uomo quel giorno, quell'uomo che non ero mai stato. A volte per fare quello che bisogna fare basta buttarsi, lasciar perdere il mondo intero e gettarsi nell'ignoto. Tutto grazie allo Stregatto...non mi volle mai dire perché, però mi salvò, prese il mio aspetto e mi sostituì. Quando il boia stava per ammazzarlo, evaporò davanti a tutti. A quel punto avevo capito quello che dovevo fare. Avevo smascherato tutti, avevo spiegato alla Regina con finta gentilezza che i suoi cortigiani erano tutti impostori. Avevo rivoltato il popolo.

Avevo salvato me stesso e i miei cari quel giorno.

Ora mi sembrava di tornare indietro nel tempo. Quell'uomo che ero diventato non tornerà indietro. Era finita. Era finita davvero.

Il sangue ribolliva lento nei miei polsi sotto la morsa gelida delle catene. Camminavamo da ore, forse giorni chi lo sa, ormai non avrei nemmeno potuto dire se fosse mattina o sera, se stesse piovendo o nevicando, avevo perso tutto, avevo perso me stesso.

Trascinavo i piedi su qualcosa che mi pareva roccia. I muscoli si contraevano e si rilassavano da soli ormai.

Volevo piangere. Ma chissà perché le lacrime non arrivano mai quando c'è bisogno davvero di piangere. Il momento più brutto della tristezza è quando ti si forma un nodo in gola, gli occhi diventano bagnati, ma le lacrime non cadono, non vogliono cadere. E si finisce così, con un dolore dentro che non si può esprimere.

Ormai è tardi. Ormai è finita. Continua a ripetermi la testa, continua imperterrita con una serie infinita di 'È finita'.

Tutto era lento, tutto silenzioso con solo il sordo rumore della morte che calava su di noi.

Ad un certo punto mi sentii osservato e allora alzai lo sguardo e mi accorsi di Luke.

Era sconvolto. Messo forse anche peggio di me. Lo guardai. Lui mi guardò e mi sorrise tristemente. Il mio fratellino...il mio figlioccio... Avevamo iniziato insieme e avremmo finito insieme.

Mi accorsi di una cosa. Stavamo andando nel castello della Regina Rossa. Ovviamente avrebbe voluto vedermi. Sognava da tanto tempo vedere la mia testa e rotolarle ai piedi.

Avete presente Marmorea? Il bellissimo e bianchissimo castello della Regina Bianca?

Beh, quello della Regina Rossa era esattamente l'opposto. Situato nel bel mezzo di queste montagne spoglie e queste piane rocciose piene di geiser spenti da tempo.

Gli uccellacci che volavano sopra di noi gracchiarono formando come un coro tanto triste quanto macabro.

La Roccatetra.

Sollevai la testa e scontrai il viso con il vento gelido che mi scompigliava i capelli. Cercai il sole ma quel palazzo nero carbone e rosso sangue lo copriva. Copriva la speranza. Ma io guardavo, guardavo con coraggio quel luogo triste che sarebbe stato l'ultima cosa maestosa che avrei visto.

Alice in Wonderland, return to UnderworldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora