Capitolo 19# Un tè di matti

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Ma quando alzai gli occhi al cielo, vidi uno spicchio di luna a cui comparvero gli occhi verde mare dello strano gatto del mio sogno.

Seguii quella luce per quelle che mi sembravano ore.

Intanto le stelle stavano sbiadendo, lasciando il posto ad una bellissima alba.

Mi avrebbe fatto piacere chiedere al gatto alcune cose, ma lui se ne restò tutto il tempo in cielo.

Quando il sole fu al culmine dello splendore, alzai la testa e il ghigno era svanito.

-Vieni, bambina?

Sussultai. Quel gatto era alla fine del sentiero e, come prima, dovetti correre per raggiungerlo.

Quando finalmente fummo vicini e lui camminava come un normalissimo gatto, gli feci una domanda.

-Ma tu sei un gatto?

-Uno Stregatto Astratto, prego.- rispose lo Stregatto alzandosi sulle zampe posteriori e facendo una riverenza.

-Ma quando mi vedi così...

Detto questo venne avvolta da una nuvola di fumo blu e quando questa svanì, c'era solo un ragazzo con qualche anno meno di me, dei capelli grigi a strisce blu elettrico, delle orecchie a punta e una coda a righe.

-...puoi chiamarmi Axel.

Ero molto, ma molto, stupita.

Quando si ritrasformò in gatto, proseguimmo la strada.

-Chi è questo Cappellaio Matto?

-Beh, lo dice il nome.

Aveva ragione. Non ribattei.

-E chi è il Leprotto Bisestile?

-Un Leprotto a cui mancano...qualche venerdì!- mi rispose girando un dito vicino alla testa.

-Come? Ma io non voglio andare fra i matti!

-Oh, non puoi farci niente. Qui tutti sono matti. Io sono matto. Tu sei matta.

-Come sai che io sono matta?

-Tu devi esserlo. Altrimenti non saresti venuta qui.

Allora la nostra conversazione finì e quando vidi un mulino in lontananza e lessi un cartello con scritto "Cappellaio Matto" capii che eravamo arrivati.

                                    ****

Lo Stregatto sparì e ricomparì su una poltrona sorseggiando una tazza di tè.

Io dovetti cavarmela da sola.

Spostai una grossa foglia che stava davanti a me e uscii allo scoperto. Ero davanti ad una lunga tavola con ogni ben di dio per gli amanti del tè.

Su una sedia sedeva una lepre vestita disordinatamente con il pelo sporco.

Aveva davanti una tazza con sopra seduta Lela trasformata in topolino. Ah, che solievo, era viva!

A capotavola, di fronte allo Stregatto, stava un signore con un buffo cappello e una giacca tutta strappata e rattoppata.

Appena mi vide sorrise, salì sul tavolo e mi venne incontro.

Quando mi ritrovai il suo strano viso davanti qualcuno sussurrò.

-È assolutamente Alice.

E allora il Cappellaio Matto disse a voce più alta:

-Sei assolutamente Alice.

-Ti riconoscerei fra mille...- disse la prima voce.

-La riconoscerei fra mille!- disse il Cappellaio girando la testa verso Lela che ridacchiò.

-Sei in ritardo per il tè!- strillò la lepre gettando una tazza a terra.

-Infatti. Sei terribilmente in ritardo, birichina!- assentì il Cappellaio prendendomi per un braccio e ritornando al suo posto.

-Da quando te ne sei andata il tempo sommesso è stato sospeso. Da allora neanche un ticchettio!

Vidi la lepre prendere un orologio in mano e inzupparlo nel tè.

-Amico mio, sarebbe più gustoso con un po' di burro.- constatò il Cappellaio.

Aggrottai le sopracciglia.

Come faceva la lepre anche solo a trovare appetibile un vecchio orologio rotto: anche ammettendo che con il burro sarebbe diventato commestibile e magari gustoso, sarebbe stato pesante da digerire...ma cosa sto pensando!?

-Ticchetta! Ticchetta!- strillò l'animale dopo aver tentato di assaggiarlo.

-In tal caso propongo un brindisi!- annunciò il Cappellaio sollevando in aria una tazza vuota e gonfiando il petto fino a far partire un bottone dal panciotto.

Tutti presero parte a questo brindisi.

Il Leprotto Bisestile prese una zuccheriera e la sollevò, ma, dato che non portava il panciotto, si limitò a drizzare le orecchie.

Lela salì sul coperchio di una teiera e sollevò quello che rimaneva della sua zolletta di zucchero.

Anche un ragazzo (alto, biondo, con gli occhi azzurri, di bella presenza insomma) che non avevo notato prima, prese una tazzina e la sollevò in aria annoiato.

-Agl'orologi, ai mulini a vento e alle zuccheriere!

-E ai panciotti!

-E alle scrivanie!

-Chi mai brinderebbe ad una scrivania?- chiesi sorpresa.

Il Cappellaio mi guardò sbigottito.

-Io!

-Giusto! Ben detto!...Netto, affetto, corretto, grassetto!- trillò il Leprotto.

-Vedi le scrivanie sono mooolto importanti...- mi sussurrò il Cappellaio ignorando il Leprotto.

-Hai idea del perché un corvo assomiglia ad una scrivania?- mi domandò il Cappellaio. Ma non aspettò nemmeno una mia risposta perché il suo sorriso si spense e mi sussurrò qualcosa in modo che solo io potessi sentire.

-È ancora vivo, Alice.

Alice in Wonderland, return to UnderworldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora