Epilogo.

412 27 59
                                    

Sabato 25 Marzo ore 02.15.

Sophie,

Sono qui da ore a guardare il soffitto scuro di camera mia, illuminato dalla fioca luce tremolante della mia abat-jour, e non riesco a prendere sonno. Ho gli occhi così gonfi di lacrime, da oscurarmi questo pezzo di carta. Nemmeno la mia sigaretta riesce a calmarmi, di solito la nicotina mi annebbiava il cervello, ma adesso sono preda delle urla dei miei mostri. Giocano a parlarmi nei timpani e non riesco a placare quel sibilo costante: risate isteriche di pensieri ingombranti. La cenere si infuoca insieme al mio animo e il fumo invade la stanza di morte.

Nella mia testa vagano solo rimembranze, momenti passati a viverci. Quando eravamo piccoli ci facevamo compagnia durante le notti afose estive. Te lo ricordi? Anche con trenta gradi fuori, noi eravamo stretti come se avessimo paura di svanire, diventare parte di quel vento che tanto amavamo, durante i pomeriggi troppo caldi. Erano carezze di freschezza da risollevarci l'umore. Mi tremano le mani al solo immaginare ogni istante.

Ho sempre impresso nelle pupille il giorno in cui c'eravamo incontrati dopo sei lunghi anni, nello stesso posto segreto e con le stesse anime tormentate di sempre. Sapevamo entrambi, però, in mezzo a quelle nostre iridi scure, come il legno di una quercia, che i nostri sentimenti erano cambiati. La vita stessa ci aveva plasmato le anime, rovinando quell'ingenuità di due bambini felici nel rincorrersi tra i sassi e la sabbia bagnata, mentre le onde del mare ci facevano da balie.
Quel luogo significava tanto per tutti e due, fu la nostra seconda dimora, un posto sperduto dove poter stare insieme; riempiendoci di colori e bagliori di timidi raggi, sbucare tra un'ombra e l'altra delle foglie dei salici e dei noci.

"Voglio avere una casa proprio qui, insieme a te" mi dicesti un giorno, mentre gli alberi spogli, di un autunno imminente, ci nascondevano da sguardi indiscreti e dagli orrori della vita. Io assecondavo sempre quel tuo desiderio, perché speravo in un futuro, in cui avremmo potuto esistere solo noi due. Ci rimaneva solo di sognare, la vita era troppo difficile per due ragazzini con desideri grandi quanto grattacieli e dopo la morte di mio padre non ero stato più lo stesso. Non volevo renderti parte della mia oscurità, del mostro che ero diventato. Avrei solo sporcato quella tua delicatezza, che tanto apprezzavo e stimo tutt'ora. Ero stato egoista ad andarmene senza dirti nulla, ma, te lo posso giurare, non c'era stato momento in cui non ti pensassi. Ogni giorno immaginavo cosa stessi facendo, quali persone stessi frequentato o se mi avessi completamente dimenticato. Forse, sarebbe stato meglio se avessimo scelto entrambi l'ultima possibilità. I nostri cuori avrebbero sofferto di meno.
Sapevo per certo, però, che il tuo carattere troppo timido non ti avrebbe fatto passare attimi splendidi. Infatti, quella tua introversione ti è rimasta anche dopo anni. Non sei cambiata affatto, sei rimasta quella bambina dolce e bellissima alla quale ne ero sempre stato affascinato.

Ogni volta che ti guardo è come rivivere quel passato, ormai troppo lontano. Quei tuoi capelli lunghi, da arrivarti fino a metà schiena, così sottili da essere paragonati a rami scheletrici di un giovane albero; quei tuoi occhi di un marrone scuro da poter attirare anche le stelle, io ci ero annegato dentro più e più volte.
Non riesco a fermare il mio sguardo, nell'osservare ogni tuo neo spuntare qua e là sulla tua pelle troppo bianca per una ragazza così innocente; bersaglio preferito di un destino crudele.

Merda, queste lacrime non smettono di riversarsi su questo inchiostro maledetto. Cosa mi sta succedendo? Quale maledizione mi sono preso?

Mi sei mancata come l'aria, sei stata l'unica a non aver cancellato il passato. Ti sei ancorata a quei giorni come l'unica possibilità di salvezza; non riuscivo ancora a crederci quando dopo averti raccontato delle mie colpe, dei miei demoni, tu non sia scappata via, ma sei rimasta, come le voglie sulla pelle, e averti ritrovata, penso sia stato il regalo più bello che la vita potesse darmi. Scoprirei ogni angolo inesplorato in tua compagnia, ogni nuova sfumatura del cielo solo per vederti felice. 
Per te, darei anche la mia stessa vita.
Morirei solo per darti l'esistenza migliore, che una persona possa mai desiderare, perché anche se mi dovesse accadere qualcosa, io ti starò sempre accanto. Neanche la morte mi potrà fermare, sono caparbio e Dio se la dovrà vedere con me.

Perché, mia dolce Sophie, io ti amo. Sì, l'ho detto e qui lo scrivo, ti amo con tutto il mio cuore. Vorrei poter urlare fuori dalla finestra e farlo sapere al mondo intero, solo per arrivare a te come un'eco gentile e farti vibrare le vene. Non riuscirei a dirti il contrario, mentirei a me stesso e tu sai bene che io odio la falsità.
Sei stata l'unica persona a restarmi vicina, anche quando il fato ci ha divisi per così tanto tempo: le nostre anime sono simili e si cercheranno di continuo. Hai quella delicatezza che solo la natura riesce ad avere; ho sempre voluto paragonarti a un albero di pesco, perché essi hanno la capacità di sbocciare fiori talmente belli e profumati da riempire il cielo di un odore intenso, da riconoscerli anche a chilometri di distanza.

Vorrei poterti stringere a me, in questa fredda notte primaverile, mentre i nostri corpi si scaldano a vicenda. Poterti accarezzare la schiena e sentirti respirare, attimi di pura fralezza. Nessuna è come te; tra tanti sguardi che ho incontrato, neanche uno aveva la tua purezza, la tua ingenuità. Sei parte di un mondo in cui solo le anime fragili possono farne parte, sei destinata a pochi e io voglio essere l'unico a poter entrare in questo tuo angolo di paradiso. Anche se so, che il tuo cuore è da un'altra parte. Non oserei mai mettermi in mezzo alle tue emozioni, così pure, da rendere inerme anche un poeta. Non posso e mai lo farò.

In qualsiasi posto sarai e in qualsiasi angolo di mondo sarò, tu non smettere mai di pensarmi, ricordami così intensamente da farti sentire anche tra le nuvole, tra i soffi del vento, io avrò cura dite. Lontani o vicini sarò sempre lì, ad accarezzarti le lacrime.

Vivi sempre con la meraviglia negli occhi, perché è proprio nello stupore in cui potrai trovarmi ad aspettarti. Siamo e saremo sempre fatti della stessa sostanza con cui è fatto l'universo. Siamo due supernove da rendere il cielo luminoso anche di notte.

Non so se queste mie parole ti arriveranno mai, se le leggerai da sola o in compagnia, ma sappi che ogni frase è scritta con il cuore. Questo mio muscolo riempitosi di sangue, solo quando sono tornato ad averti accanto.

Per sempre tuo,

Lorenzo.

Lorenzo

Ups! Gambar ini tidak mengikuti Pedoman Konten kami. Untuk melanjutkan publikasi, hapuslah gambar ini atau unggah gambar lain.
Non farmi addormentare.Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang