Capitolo 1

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1° ottobre 2022


Casey guarda verso l'alto, le persiane della finestra del secondo piano sono chiuse. "Allora è questa", sussurra.

È un palazzo basso, mattoni marrone chiaro e finiture bianche. Anche la spessa porta di legno è bianca, sembra sia stata riverniciata di recente. Vi si accede dopo aver salito qualche scalino. A fianco dell'ingresso, al di là di un divisorio in vimini, ci sono i minuscoli tavolini tondi di una piccola bakery. La porta del locale è chiusa, ma un invitante odore di pane e dolci si diffonde sul marciapiede. Solo un ragazzo siede fuori, una tazza di caffè fumante appoggiata sul tavolino e una sigaretta tra le dita. È avvolto in una grossa sciarpa a quadrettoni e si sta pulendo gli occhiali, appannati dopo il primo sorso di caffè bollente. Il cielo è grigio. L'architettura è così diversa da quella a cui Casey è abituata, e così pure il clima. A Los Angeles faceva sempre caldo, non c'erano stagioni. A Londra sarà diverso.

Seguendo le indicazioni ricevute prima della partenza, Casey suona il citofono premendo il tasto accanto alla targhetta con il numero tre. Sta per fare conoscenza con il suo vicino di casa. Rimane davanti alla porta sfregandosi le braccia con le mani per scaldarsi - è partita con addosso vestiti adatti al clima di Los Angeles, ma una felpa leggera non è sufficiente nell'ottobre londinese - e si aspetta di veder scendere dalle scale Hugh Grant. Poco prima che partisse per Londra, Elsa le aveva consigliato una lista di film ambientati nella capitale britannica, tra cui spiccava Notting Hill, che aveva indicato come il suo preferito. Il film era datato, ma il libraio impersonato dall'attore inglese aveva un certo fascino. Dalla porta si affaccia invece un ragazzo con capelli e barba nera, poco più basso di Casey. Indossa ampi pantaloni della tuta e una maglia del Manchester United.

"Ciao! Sono Ali, saremo vicini di casa! – esordisce, in tono gioviale – Serve una mano con la valigia?", dice indicando l'enorme valigia di Casey.

Elsa le spedirà altri vestiti invernali dal Connecticut tra qualche settimana. Casey deve restare a Londra tre mesi e in California aveva quasi solo tenute da allenamento e vestiti estivi.

"Piacere, sono Casey – risponde lei tendendogli la mano. Da poco le persone avevano riacquistato una certa naturalezza nell'offrire una stretta di mano, dopo che il gesto era stato abbandonato durante gli anni della pandemia – E sì, se potessi aiutarmi te ne sarei grata. Mi son portata dietro mezza casa..."

"Figurati. Ovviamente, come in molti palazzi vecchi di questa zona di Londra, qui non c'è l'ascensore".

"Non fa niente... Sono un'atleta! Posso tollerare due piani di scale!"

"Atleta?"

"Sì, sono venuta dalla California per alcune competizioni di atletica qui in Europa. Viaggerò anche in altre città ma sarò basata a Londra".

"Davvero? – dice Ali ammirato, non trattenendo una smorfia di fatica mentre trascina la valigia di Casey su per le scale – E quanto ti fermi?"

"Mi fermo tre mesi. Fino a Natale, praticamente".

"Spero che tu ti sia portata un ombrello – dice Ali sorridendo dopo lo sforzo fisico, fermandosi davanti alla porta dell'appartamento al secondo piano e frugandosi in tasca – il tempo farà sempre schifo in questi mesi. Ma ti godrai Londra con le luminarie di Natale, di solito iniziano ad addobbare le vie del centro piuttosto presto. Poi magari, chissà, decidi di rimanere e in primavera la città è molto meglio!"

"Rimanere non è esattamente nei miei piani. Devo tornare a Los Angeles per il secondo semestre", risponde Casey raggiungendolo sullo stretto pianerottolo.

"Bene, questa è la casa - dice Ali spalancando la porta ed entrando in un piccolo ma delizioso salottino – Semplice ma charming".

L'appartamento è arredato in modo semplice e i mobili non sembrano nuovissimi, ma tutto è pulito e le copertine di vinili appesi al muro fanno sembrare la casa un vecchio negozio di dischi.

Far from L.A. • Casey & Izzie StoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora