Storie di quotidianità

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"Storie di quotidianità" è una raccolta di racconti scritti per il countdown dell'Allieva 3 sul mio Twitter. Dopo molti ripensamenti ho deciso di pubblicarli anche qui, uno di questi lo conoscete già poiché lo ho utlizzato per l'ultima One Shot, spero che gli altri vi piacciano. <3

La nostalgia di casa

Erano finalmente tornati in Italia, avevano colto l'occasione appena la situazione fu meno critica. Avevano fatto tutti i test poiché l'ambiente da cui venivano era molto a rischio. 

Roma li aveva accolti a braccia aperte facendo pesare non poco il loro abbigliamento pesante. A Washington si stava meglio e nonostante tutto, l'afa era comunque mancata a tutti e due.

Alice era elettrizzata. Contro ogni aspettativa non era riuscita a dormire per le quasi dodici ore di viaggio. Continuava a guardare fuori dal finestrino con un sorriso da ebete e anche Claudio sembrava felice, ma dissimulava con indifferenza facendo il passeggiero modello. Sorrideva con gli occhi alle hostess che ricambiavano fin troppo amabilmente, guardava i film proposti, criticava la scelta discutibile del menù. Anche all'atterraggio, mentre Alice applaudiva, lui la scrutava e portava gli occhi al cielo. Non sopportava proprio quel comportamento.

Si erano auto-isolati per ben 15 giorni e al risultato del tampone negativo, erano corsi a Sacrofano per rivedere tutti i familiari. Amalia era più felice che mai e infatti furono accolti calorosamente dopo più di un anno senza essersi visti. Ma ad Alice mancava qualcosa, a Roma si sentiva ancora fuori posto.

Dentro a quella casa che aveva assistito ad una delle litigate peggiori della loro storia.  Si sentiva a disagio anche fra le vie vuote della città. Le mancava qualcosa, quella tranquillità che l'avvolgeva come una coperta e quel silenzio che solo Domodossola le poteva donare. Decise di partire per qualche giorno, tornare in quel posto che le aveva regalato troppo dolore, ma l'aveva riparata come uno scudo.

Portare con lei Claudio dopo tutto quello che era successo era una vera prova di forza. Per lei significava provare ad andare avanti senza guardarsi più indietro.

Solo Alice poteva chiedere una cioccolata calda all'arancia in giugno, ma da Bertolozzi furono molto contenti di accontentarla. Era come se il figlio prodigo fosse tornato a casa, e infatti qualche lacrima le sfuggì ripensando ai tempi passati, al dolore provato, ma questa volta erano le mani di Claudio a cancellare quei segni dalle sue guance. Non era più sola.


Il senso d'appartenenza 

C'era un qualcosa di terapeutico nel guardarla muoversi incerta fra le forze dell'ordine. Era cresciuta e nonostante fosse ancora insicura di sé, Claudio era fiero di lei. Era uno dei suoi primi casi e lui decise di accompagnarla.

Alice aveva subito pensato male, aveva creduto che fosse venuto con lei per avere il controllo della situazione nel caso qualcosa fosse andato storto, ma la verità era un'altra. Per lui era difficile lasciare i bei vecchi tempi: i sopralluoghi insieme gli sarebbero mancati molto. Ce ne sarebbero stati altri, ma non sarebbero più stati la stessa cosa.

Quel senso di appartenenza sembrava essere svanito da un lato ed essere comparso dall'altro, non erano più maestro e allieva, ma stavano per diventare marito e moglie.

Un paio di minuti

Erano su quel divano che li aveva ospitati per molte volte. Era un sabato mattina, la sera prima avevano fatto tardi a lavoro e al posto di tornare a casa, avevano deciso di rimanere in istituto. O meglio Alice lo aveva scelto.

Era entrata nello studio di Claudio con l'intenzione di andare a casa con lui, ma appena aveva tolto le scarpe e dopo aver preso posto sul divano era caduta in un sonno profondo. In quei pochi momenti di lucidità prima di addormentarsi, aveva trascinato Claudio vicino a lei con la scusa del: "Adesso andiamo a casa ho solo bisogno di un paio di minuti per alzarmi da qui." 

Claudio invece l'aveva stretta fra le sue braccia e nel giro di pochi minuti si erano addormentati accoccolati l'uno all'altra. Lui aveva tolto la giacca per coprirla, ma lei inaspettatamente con gli occhi chiusi l'aveva avvicinato a sé per far calore anche a lui.

Il risveglio era stato traumatico, dettato dalla porta spalancata e un ticchettio sul pavimento: la Manes era venuta a cercare Alice che doveva lavorare anche di sabato quella settimana. Li aveva ritrovati ancora abbracciati con la testa ciondolante e presi dal sonno.

Alla fine i due minuti erano diventate diverse ore.

Il caleidoscopio

Sul comodino non aveva molto oltre l'abat jour: un libro di medicina che si riprometteva di sfogliare ogni sera, ma puntualmente non faceva mai, la sveglia, una matita e un libro di poesie. Non era un libro qualsiasi, ma: 'Poesie d'amore e libertà' di Jaques Prévert. Le era stato regalato da Claudio, ma in un impeto d'ira e dopo averlo letto, l'aveva donato a qualcuno che lo avrebbe apprezzato sicuramente di più. Ma si sbagliava.

Dopo aver cominciato a frequentare Claudio, Alice aveva ricomprato quello stesso libro e quella stessa edizione per poterlo avere per sempre come ricordo. Però lei cercava altro, la sua mano continuava a spostarsi sul piano di legno fino ad afferrare quello che desiderava. Un conetto di metallo, a cui era troppo affezionata.

Triangoli, pentagoni, forme d'ogni colore, questo è ciò che le se scagliava davanti agli occhi ogni volta che buttava l'occhio nella fessura del suo caleidoscopio. Era come entrare in una parte sicura e tranquilla dei suoi ricordi, custodita gelosamente in un angolino della sua testa, correlata a pensieri felici che le passavano veloci per la mente.

L'allieva- One Shots 🤍Where stories live. Discover now