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Il 14 marzo del 1942 Friederich venne mandato al campo lavoro di Dachau.
Il campo di Dachau era il primo costruito dai nazisti, aperto nel 1933 nei pressi della cittadina di Dachau a circa venticinque chilometri da Monaco di Baviera, eretto su un ex fabbrica di munizioni, copriva una suerficie di centinaia di ettari di terreno.
L'auto militare, guidata da un sottufficiale, con s bordo Friederich e un altro medico sulla cinquantina, dopo ore di viaggio finalmente era giunta a destinazione.
Friederich era nervoso e anche un po spaventato. La propaganda delle SS aveva ufficialmente mostrato questi campi come delle prigioni nella quale i detenuti venivano riabilitati attraverso il lavoro nelle coltivazioni, questo all'opinione pubblica bastò per non porsi altre domande, il paese non era mai stato più sicuro si poteva girare anche la notte senza la paura di scippi o aggressioni, i detenuti non solo venivano riabilitati ma contribuivano all'economia, la propaganda nazista era riuscita nel suo intento.
Ma le voci che provenivano da medici e militari erano ben diverse, questi campi facevano parte della "soluzione finale " del fuhrer, dove per la maggioranza ebrei, ma anche zingari, omosessuali o presunti tali, venivano deportati in questi luoghi per trovare la morte.
Friederich non sapeva quale incarico gli avrebbero ordinato di eseguire, non sapeva se la sua voglia di non morire sarebbe stata più forte della sua etica, più  forte del giuramento d'Ippocrate.

Si ritrovò di fronte un edificio a due piani con sopra una torretta di guardia in legno, al centro del quale vi era un cancello in ferro battuto a due ante, al centro di esso un altro cancello più  piccolo che reca la scritta ARBEIT MACHT FREI (il lavoro rende liberi), questo venne aperto dall'interno e i tre vennero guidati in quelli che erano gli uffici amministrativi delle SS.
Friederich venne condotto in uno degli uffici dove vi trovò il capo dei medici del campo tale Sigmus Rascher che dopo il classico saluto nazista lo fece accomodare e gli spiegò i suoi compiti.
Sostanzialmente Friederich aveva due compiti, il primo era occuparsi di una piccola clinica adoperata solo per i prigionieri considerati più importanti e secondo doveva confermare il decesso dei prigionieri che comettevano reati all'interno del campo e che quindi venivano fucilati.
Dopo che gli furono spiegate le ultime cose venne congedato, non appena uscito dall'ufficio trovò ad aspettarlo uj soldato che dall'aspetto non doveva avere più di vent'anni che non appena lo vide si mise sull'attenti e allungò il braccio eseguendo il saluto nazista.
Frederich era più alto in grado di lui quindi doveva cercare di sembrargli superiore anche nei modi, così rispose al saluto e si impettì cercando di apparire più autorevole.

"Riposo soldato!"

"Signore, devo condurla al suo alloggio"
 
Friederich lo seguì. Dopo aver attraversato un lungo corridoio con porte da entrambe le parti scesero delle scalinate in marmo e si ritrovò nell'atrio da dove era entrato, uscito all'esterno vide un'enorme spiazzale, e si stupì di quanto fosse perfettamente pulito, considerando il luogo sopratutto, ma nonostante la tenuta perfetta, l'atmosfera di quel posto aveva un non so che di spettrale, alzò lo sguardo e oltre lo spiazzale vide un imponente muro al di sopra del quale vi era del filo spinato, probabilmente elettrificato e delle torrette di guardia.
Il soldato gli spiegò che dall'altra parte si trovava il campo dei prigionieri, costituito da 34 baracche disposte su due file separate da un lungo viale alberato, 15 di esse erano suddivise ciascuna in 4 camerate, ognuna con un vano soggiorno e un dormitorio. Ogni due camerata vi era un lavatoio e una serie di gabinetti. I posti letto per camerata erano per 52 deportati, per un totale di 208 a baracca. Cinque baracche erano adibite a area ospedaliera e due ad infermeria.

"Quindi l'ospedale si trova all'interno?"

"Si, signore" rispose il soldato.

"Allora perché io lavoro in una clinica a parte?"

Frederich vide il ragazzo che si guardava a torno come se non potesse rispondere.

"Soldato, hai il permesso di parlare liberamente"

"Signore ho sentito che il fuhrer è un appassionato d'arte, e che suo padre gli ha fornito parecchie opere, quindi è stato chiesto dal capo supremo stesso che venga trattato con un occhio di riguardo."

Friederich non poteva credere che senza neanche saperlo era un raccomandato e nientemeno da Hitler stesso, l'unica cosa che lo consolava era il fatto che se lui veniva trattato con così tanto riguardo i suoi genitori, che ormai non vedeva da anni, stavano sicuramente bene.
Il soldato gli spiegò che ad ogni detenuto veniva assegnato uno o più marchi di riconoscimento posti nella giacca e nei pantaloni, la suddivisione di questi marchi era costituita essenzialmente da dei triangoli colorati.

Il ROSSO indicava i prigionieri politici.

Il VERDE designata da criminali comuni, vale a dire di origine tedesca, tra i quali venivano scelti kapò (capiblocco) e i sorveglianti delle squadre di lavoro.

Il NERO veniva attribuito agli asociali, gruppo non precisato di interni tra cui prostitute e senza tetto.

Il BLU per gli immigrati, agli apolidi (privi di cittadinanza) e ai rifugiati all'estero.

Il VIOLA era attribuito ai testimoni di Geova  o ai religiosi in generale.

Il ROSA marchiata gli accusati di omosessualità.

Il Marrone era attribuito agli zingari, ai rom e ai sinti.

E la stella GIALLA costituita da due triangoli sovrapposti, anche se avvolte uno dei due poteva essere di un altro colore, per indicare la distinzione per categoria generale.
Allinterno dei triangoli poteva trovarsi una lettera che indicava il paese di origine, inoltre vi erano anche altri simboli secondari, ma il soldato gli spiegò che sicuramente li avrebbe imparati col tempo.
Friederich costatò che le etichette usate per classificare le persone inducevano i detenuti a far corrispondere ad ogni triangolo un determinato stereotipo, riducendo così la possibilità di comunicazione e gli atti di solidarietà, accentuata ancora di più da una sicura sensazione di impotenza collettiva.
Ad un centinaio di metri dal piazzale si ritrovarono davanti ad un altra costruzione, costituita anch'essa da due piani con solo finestre al cui centro vi era un imponente portone in legno.
Entrarono attraverso il portone, l'interno era costituito da un piccolo androne dove di fronte vi erano le scale per il secondo piano, e sulla destra e sulla sinistra si diramavano due lunghi corridoi, il soldato proseguì per il corridoio di destra e il dottore lo seguì, dopo aver attraversato una decina di porte da entrambi i lati, tutte rigorosamente chiuse, il soldato si fermò.

"Signore questa è la clinica e due porte più in là ce il suo alloggio, le sue cose sono già all'interno. " disse estraendo  dalla tasca e consegnandogli delle chiavi.
Poi si mise sugli attenti fece il salutò e si congedò.

Ritrovarsi....un amore lungo due viteHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin