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Erano passate da poco le nove del mattino, non cera stato ancora alcun paziente, nessuno dei due aveva più ripreso l'argomento, quando si ritrovavano da soli, il più delle volte parlavano dei degenti o Frederich si faceva aggiornare della situazione nel campo prigionieri. Aveva saputo che da qualche giorno avevano  iniziato le costruzioni di nuovi forni crematori, quelli esistenti erano diventati insufficienti, ma seppe pure che  quei forni non li adoperavano solo per i cadaveri, ma anzi per lo più ci finivano i detenuti ebrei, che per liberarsene venivano arsi vivi.
Quell'orribbile informazioni era stata in qualche modo processata dal suo cervello, ma la prima volta che gli venne detta, un senso di orrore e nausea si impossessò della sua mente e del suo corpo, vomitò e continuò a farlo per giorni  ogni volta che quel pensiero gli si ripresentava alla mente.

Un soldato entrò senza neanche bussare.

"Signore è desiderato all'esterno, subito!"

Frederich non seppe che pensare, anche senza aver commesso nulla, fu pervaso da un forte senso di paura. Cosa volevano da lui?
Lanciò uno sguardo su Yona e senza dire nulla seguì il soldato.
Erano appena arrivati alla fine del corridoio che portava alle scale, quando un fortissimo rumore di spari lo fece trasalire, si immobilizò, era terrorizzato, ma il soldato noncurante stava già scendendo le scale, provò a scacciare qualsiasi pensiero e gli andò dietro.
Arrivato nello spiazzale vide un gruppo di soldati con i fucili in mano affiancati da un caporale, sollevò ancora lo sguardo e distesi contro il muro c'erano   sei uomini con le divise a strisce ricoperte di sangue, sangue e frammenti di carne, di organi erano anche sul muro.
Frederich osservò quella scena senza respirare, nella sua carriera aveva visto centinaia di morti, giovani,  anziani e purtroppo persino bambini, ma niente lo aveva preparato a quello, qualsiasi colpa avrebbero potuto avere, non si poteva procurare la morte di un'altro essere umano.

"Dottore! Dichiari la morte" ordinò il caporale.

Frederich lo guardò per qualche secondo.

"Si signore!"

Si avvicinò ai cadaveri di quei poveri uomini e ad uno ad uno gli tastò il polso, per poi confermarne la morte.
Il caporale lo guardò con un ghigno compiaciuto che gli ragelò il sangue.
Sentiva la forza venirgli meno nelle gambe, la mente offuscata, doveva andarsene, con quel poco di consapevolezza che ancora gli restava, fece il saluto nazista al caporale e  riprese la strada per tornare in clinica.
Arrivato nel corridoio pogiò la mano contro il muro per sorreggersi, cammino lentamente passo dopo passo fino a raggiungere la porta della clinica vi entrò e si accasciò a terra.
Yona lo raggiunse preoccupato.

"Stai bene? Che succede?"chiese poggiandogli una mano sulla spalla.

Frederich fissava il vuoto aprì la bocca ma senza emettere alcun suono.

"Frederich riprenditi!"ordinò Yona schiaffegiandolo.

Il medico si destò dallo stato di shock, guardò fisso nel blu profondo degli occhi di Yona, si allungò e lo abbracciò fino a quasi fargli male.

"Anche se so quello vi fanno, vederlo con i propri occhi è diverso, non volevo, non potevo crederci, scusa, scusa, scusa, scusa..." continuava a ripetere senza sosta.

Yona gli accarezzò i capelli delicatamente come se potesse rompersi da un momento all'altro.
Come poteva un uomo con un'anima così profondamente buona essere finito in un luogo che ormai ne era completamente sprovvisto?!
Aveva paura, paura che quel posto degli orrori avrebbe finito per cambiarlo irrimediabilmente.
Gli baciò dolcemente la fronte, poi la lacrima che era rimasta bloccata nell'angolo dell'occhio, la punta del naso e infine appoggio le labbra sulle sue in uno sfioro leggero.
Frederich era aggrappato a quel corpo troppo esile con tutte le sue forze, non voleva lasciarlo andare. Guardando quei corpi senza vita, aveva preso realmente consapevolezza del male che ogni giorno si perpretava in quel campo, consapevolezza che Yona era dall'altra parte della barricata, dove nessuno lo vedeva come quel forte e incredibile essere umano che era, ma come un mischling dal nome troppo ebraico.
Poteva perderlo in qualsiasi momento, poteva essere torturato, fucilato o ancora peggio essere messo in quegli stramaledetti forni.
Sciolse l'abraccio si alzò in piedi e si diresse a lunghi passi alla porta, girò la chiave nella toppa e si scaraventò su Yona baciandolo con foga, non era dolce, né romantico, era un bacio carico di paura, un bacio con cui voleva appropriarsi della sua anima, del suo ossigeno, del tempo che avevano perso e di quello incerto che ancora gli restava.

Ritrovarsi....un amore lungo due viteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora