19

44 8 0
                                    

Dopo l'ennesima corsa in taxi della serata 426 raggiunse l'indirizzo indicato da Alice, ma quello che vi si presentò davanti sembrava un vecchio asilo abbandonato, scivoli e altalene distrutte, rovi tutt'intorno quasi a ricoprire interamente l'edificio a un piano, finestre e intonaco cadenti.
Riguardò il post-it ma l'indirizzo era corretto, fece il giro di tutto il perimetro delineato da una recinzione fatiscente, non vi era alcun segno che in quell'edificio potesse viverci qualcuno.
Provò a scavalcare il cancello che era chiuso da una grossa catena, ma per quanto ci provasse non riusciva a farlo, era come se una forza lo respingesse indietro. L'unica cosa che gli venne in mente fù di sbarazzarsi delle cose che agli occhi degli altri lo facevano apparire come umano, tolse gli anelli e la collana d'argento e li gettò a terra, e con un balzo ritrovò a scavalcare il cancello, i piedi toccarlo terra, ma lo scenario d'avanti a se era completamente cambiato.
Il sole splendeva, il prato era curato e pieno di aiuole fiorite, bambini tutt'intorno chi sulle altalene, chi sugli scivoli chi giocava a rincorrersi, riuscire a contarli era quasi impossibile, com'era impossibile riuscire a capire di quanti piani fosse costituita quella costruzione che dall'esterno sembrava su un unico livello.
Una bambina biondissima si avvicinò saltellando.

"Ciao fratellone, che fai qui?"

426 si abbassò al suo livello.

"Mi conosci?"

"Certo che ti conosco, sono stata io a..."
La bimba si interruppe diventando seria.

"Frattellone perché sei qui, cosa cerchi?"

"Piccola...cos'è questo posto?"

"Non sono piccola e mi chiamo Lucille" disse facendo il broncio.

"Hai ragione Lucille sei una bimba grande...ma ora mi dici cos'è questo posto?"

Lucille lo guardò perplessa.

"È casa"

"Quindi tu e gli altri bambini vivete qui da soli?"

"Ma no...viviamo con papà"

426 sospirò, era sollevato che ci fosse almeno un adulto con cui parlare.

"E mi puoi dire dov'è papà?"

Una voce profonda interruppe la loro conversazione e Lucille senza dire nulla scomparve tra gli altri bambini.

"Tu! Cosa fai qui?"

426 si rialzò in piedi e guardò quell'uomo, sembrava una sorta di Monaco, indossava solo una tunica fino ai piedi, la pelle era scura, i lineamenti duri e marcati, i capelli anch'essi scuri gli cadevano sulle spalle.

"È lei il padre dei bambini?"chiese sviando la domanda.

"Cattura anime...io sono il padre di tutti voi, sono il primo e anche l'ultimo"

Il ragazzo lo guardò perplesso non riuscì a comprendere quella frase così enigmatica.

"Questo posto è e deve restare segreto, come hai fatto ad arrivare qui? Nessuno di voi conosce l'indirizzo del dipartimento suicidi"

Quindi era quello il famigerato dipartimento segreto.

"Non so perché sono qui...qualcuno mi ha dato questo indirizzo dicendo che qui avrei trovato delle risposte" confessò 426.

"Maledetti sciamani!!"urlò l'uomo mentre si avvicinava al ragazzo.

"Ora che sei qui, cosa vuoi?"

426 restò in silenzio aveva mille domande ma non riusciva a formularne neanche una.

"Cosa vuol dire che è il primo e l'ultimo?"chiese senza neanche sapere il perché.

"Io sono Yehouda, il traditore, il morto suicida, come tutti loro e come te, prendere le anime dei morti è la nostra punizione, sono il primo, per me non ci sarà espiazione o redenzione, io sarò qui fino a quando ci sarà l'ultimo essere umano è questo il prezzo che devo pagare per le mie colpe"

426 cercò di elaborare quelle informazioni, quindi era questo il suo peccato? Si era suicidato?

"P- perché non ricordo? Che mi avete fatto?"

"Ragazzo perché vuoi i tuoi ricordi, riusciresti a vivere con il peso di essi?"

Lo shinigami si morse il labbro con forza.

"Ho incontrato qualcuno che credo faccia parte del mio passato"

"E dunque? Il tuo passato è morto con te"

"Credo ci amassimo...e... ci amiamo anche adesso"

Yehouda sospirò.

"Sei morto e questo non puoi cambiarlo in nessun modo!"

"Non esiste nessun modo? Magari il consiglio potrebbe..."

"Ragazzo! Il consiglio ha ben altro a cui pensare, per quanto i loro modi possano sembrare discutibili, si occupano di mantenere un equilibrio tra la guerra millenaria che infuria tra bene e male e poi anche se ti rendessero umano non saresti più lo stesso, se rompi un vaso puoi rincollarne i cocci e all'apparenza potrebbe sembrare lo stesso ma in realtà non sarà mai più come prima, lo stesso varebbe per te la tua essenza, la tua anima non sarebbe più la stessa"

426 si accasciò a terra, ormai senza più speranze.

"Vuoi davvero sapere chi eri?"

"Si"

"Esiste un unico modo perché ritornino tutti i tuoi ricordi...ma dovrete ricordare entrambi e soprattutto volerlo entrambi"

426 negò con la testa più volte.

"No non voglio...a che servirebbe, non potremmo stare insieme comunque"

Yehouda si sedette vicino a lui e gli accarezzò la il capo come un vero padre farebbe col figlio per consolarlo.

"C'è un modo...ma dovrai farti carico da solo di tutto...se sceglierai questa strada cancellerai il ricordo di te da tutte le sue vite, non vi ritroverete mai più"

"Come?"

"Guarda quella persona intensamente negli occhi e ordinagli di dimenticare...è una capacità di cui in passato molti abusarono, così adesso non sapete neanche di avere...ragazzo...qualsiasi scelta farai non sarà semplice"

426 portò entrambe le mani sul viso, non sapeva cosa avrebbe dovuto fare, allontanarsi da Gavriel rimanendo entrambi all'oscuro sul loro passato o sapere, per poi lasciarlo libero?

Ritrovarsi....un amore lungo due viteWhere stories live. Discover now