La scoperta del potere.

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Come vi ho già detto, non sono nata con la capacità di leggere nel pensiero.

L'anno scorso, io e Trix eravamo in fissa con una band metal, un gruppo di quattro rockettari vestiti completamente di nero e pieni di piercing e tatuaggi. Inutile dire che mia madre e il padre di Trix ci hanno severamente proibito di andare al concerto: tatuaggi e piercing nel linguaggio dei genitori significa pericolo, evidentemente. Ovviamente, da brave adolescenti, abbiamo deciso di andarci di nascosto. Mia madre sapeva che quella sera avrei dormito da Trix, e viceversa.

Il concerto si è tenuto in un parco gigante vicino alle fabbriche, il posto più losco in cui abbia mai trovato il coraggio di andare. Al nostro arrivo, ci siamo immediatamente sentite fuori luogo: tutti, compresi i buttafuori, erano vestiti di nero dalla testa ai piedi, e puzzavano di alcol misto tabacco da sentirli a chilometri di distanza. Ci siamo immediatamente avvicinate al palco e, neanche alla seconda canzone, mi sono accorta di aver perso Trix.

PANICO.

Ho iniziato a farmi largo tra la folla urlando il suo nome, ma non ho visto altro che giovani depravati in cerca di esperienze con una ragazzina. È folle come una ragazza debba temere il peggio in ogni circostanza, oggi giorno. E, ironia della sorte, perdere la mia migliore amica ad un concerto a cui ci è stato proibito fermamente di andare, è la parte meno paurosa della storia.

Andando avanti tra la folla, ho iniziato a sentire il fiato corto: avevo bisogno di aria. Non appena sono riuscita a trovare un angolo vicino alla staccionata per prendere aria, mi sono sentita tirare verso l'uscita da una mano forte, impossibile fosse di Trix. Era palesemente una mano maschile, almeno sulla cinquantina, che mi ha trascinata per tutto il parco, fino ad una salita completamente isolata: avrebbe potuto uccidermi, e nessuno si sarebbe accorto di nulla. In preda ad un attacco di panico improvviso, mi sono accasciata a terra. L'uomo, vedendomi spaventata, mi ha passato un sacchetto di carta, uno di quelli che usano al bar per consegnare Donuts da asporto, e mi ha intimata di respirare lì dentro. Sembrava più un'offerta d'aiuto che una minaccia in realtà, ma la mia diffidenza verso quell'uomo mi ha fatto dubitare in ogni caso. Dopo circa dieci minuti, l'uomo ha iniziato a scrivere su un foglio di carta, probabilmente per non farsi riconoscere dalla voce, visto che indossava anche un passamontagna.

"Spero di non averti spaventato troppo", "sai, ai concerti, dal dietro le quinte, ho sempre adorato analizzare la folla. Puoi scoprire un sacco di cose solo guardando le reazioni della gente, quando pensano di non essere osservate", "tu mi sei sembrata la più illeggibile, per questo ti ho scelta".

Mentre leggevo, continuavo a non capire, come se stessi leggendo un paragrafo di biologia quando alla tv stanno trasmettendo la mia serie preferita: totalmente assente.

Un altro foglio: "Sei stata scelta, perché ho un regalo da farti.  Non si accettano regali dagli sconosciuti, hai ragione, ma non temere, questo ti piacerà un sacco".

Ecco, a questo punto credevo iniziasse la parte di aggressione in cui sarei stata ritrovata esanime a mesi di distanza da qualche cacciatore amatoriale in una pozza di sangue. Al contrario, l'uomo mi allungò la mano, coperta da un guanto di pelle; uscì dal buio, e mi mostrò solo i suoi occhi: la sua pupilla era totalmente nera, non c'era distinzione tra la parte centrale ed il resto, che non saprei definire vista la mia repulsione per scienze. Nella sua mano c'era una biglia, fosforescente. Penso di non averne mai visto una così bella. Guardandomi fisso negli occhi, mi passò la biglia, facendo attenzione a non perdere il mio sguardo. Iniziai a sentire delle voci che pensavo facessero parte dei cori del concerto, ma voltandomi indietro, mi accorsi che il parco si era totalmente svuotato. Quanto tempo ero stata lassù con quel tizio? Come se mi stesse leggendo nel pensiero, senza aprir bocca lo sentii dire: "Non temere torneranno presto". Come diamine potevo averlo sentito, senza che lui parlasse? A quel punto, ero davvero terrorizzata.

I fogli erano finiti, ma lo sconosciuto era comunque in grado di comunicare con me per non so quale strana ragione. I suoi pensieri, non chiedetemi come abbia fatto a capire fossero i suoi pensieri, erano molto chiari: mi stava regalando il dono di leggere nella mente. Un fiume di domande iniziò a scorrere nella mia testa: perché io? Devo compiere una missione? Sono stata scelta in base a quale criterio? Impazzirò a causa di questo potere? Sono già morta o caduta in coma e questa è la missione che devo compiere per tornare in vita? Ogni opzione mi sembrava priva di senso.

"Non è nulla di ciò che pensi. Tra la folla, ho pensato fossi la più sincera, quella dall'aura più pura. Lo scopo di questo dono, lo capirai con il tempo. L'importante è che tu riesca ad usarlo in modo consapevole, e per fare del bene".

Chiaro, semplice. Un tizio mi sta dando la possibilità di leggere nella mente delle persone, così che possa fare del bene. Un normale giovedì sera, insomma.

Alla fine di quella frase, lo sconosciuto, a questo punto abbastanza pauroso, si è dissolto in una nube nera, lasciandomi lì, magicamente tornata tra la folla senza aver fatto un passo. Trix mi saltò addosso:

"Dove sei finita? Ti sei persa quasi tutto il concerto, che figata!"

Dopo circa una ventina di minuti, i saluti finali. Grandioso, non potevo chiedere di meglio. Erano le 7 del mattino, orario perfetto considerando che non potevamo né tornare a casa mia, né a casa di Trix. Siamo andate direttamente al punto di ritrovo solito, una tettoia abbandonata al fondo del campo, dove avevamo lasciato le nostre cose, per poterci cambiare e andare a scuola. Una volta cambiate, dopo una notte insonne, ci siamo dirette a scuola. Nel tragitto, Trix non ha smesso un attimo di parlare, possibile non fosse abbastanza stanca? Mi sono accorta solo una volta arrivate che non stesse realmente parlando, bensì pensando. Avrei dovuto capirlo in effetti: il suono della sua voce era più ovattato, più da adulta, probabilmente è il suono che percepisce lei. Per quanto potessi essere assordata dal volume alto della musica, era impossibile quella fosse la voce reale di Trix.

All'entrata la mia testa sembrava sul punto di esplodere: sentivo migliaia di voci accavallate, di qualsiasi tipo. I pensieri di chiunque guardassi negli occhi mi trafiggevano come uno spillo in testa, un solo sguardo mi bastava per entrare nel mondo di questa persona. Inizialmente ho cercato di usare il mio potere solo per scopi futili: capire la domanda che stava per fare la prof. di storia all'interrogazione, sentire le risposte che stava trascrivendo sul foglio il secchione della classe per prendere il massimo in matematica, robe così insomma. Dopo qualche settimana, però ho iniziato a comprendere i lati negativi del potere.

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⏰ Last updated: Sep 17, 2020 ⏰

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Lettrice di mentiWhere stories live. Discover now