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E così andò avanti quella che Jack considerava la storia più bella della sua vita, fin quando Mon non compì 18 anni.

Voleva laurearsi, fare l'avvocato. Era strano come la figlia di un boss mafioso volesse diventare avvocato, ma lei con quel mondo non c'entrava niente.

Per questo Mon un pomeriggio di luglio entrò nell'ufficio del padre.

-Papà?- disse.

-Oh piccola ciao, posso fare qualcosa per te?- disse Adam.

-A dire il vero si papà. C'è una cosa che vorrei fare.-

-Dimmi piccola mia.-

Mon prese un respiro profondo e, chiudendo gli occhi per evitare la sua reazione, disse.

-Voglio andare a New York. Più che altro voglio che tu mi permetta di andarci. Sono stata presa a una delle migliori università di legge ed è lì che voglio andare. E sai perfettamente che non sarai tu a fermarmi.-

Adam guardò la sua piccola Mon. La considerava ancora piccola. Quella richiesta era inaccettabile, nessun padre con buon senso avrebbe lasciato che sua figlia da Boston si trasferisse a New York. Scosse la testa, come se quella richiesta non fosse mai stata fatta.

-No. La risposta è no.- disse .

Mon fece un sorriso sghembo.

-Beh, non m'importa. Lo sai che ci andrò. È il mio sogno. È lo stesso lavoro che faceva la mamma. Non puoi impedirmelo.- disse la sua voce si smozzava al ricordo di sua madre.

Adam guardò sua figlia. Era cresciuta. Era strano come la sua piccola peste fosse diventata un'adulta. Sapeva perfettamente della sua storia con Jack, anche se faceva finta di niente, si fidava di lui.

-Hai litigato con Jack? È per questo che vuoi andare via?- chiese Adam. Mon fece il giro della scrivania e abbraccio il padre.

-No, non è per questo. Lo sai che io e Jack andiamo d'accordo. È il mio sogno papà e io voglio farlo. Te ne prego.- disse Mon affondando nel suo collo. Il padre non riuscì a resisterle.

-Si.- disse in un sussurro. Mon l'abbracciò forte.

-Grazie grazie grazie.- disse continuando fino all'infinito.

- A una condizione.- disse Adam.

-Sentiamo.-

-Voglio che la sicurezza sia con te.-

Mon si alzò di scatto ridendo di giusto.

-Stai scherzando vero?-

Il padre scosse la testa.

-Sono crescita in una famiglia composta da mafiosi. So sparare meglio di qualunque altra persona e tu mi vuoi mettere la sicurezza?- Mon rise di nuovo.

-No. Papà. So badare a me stessa. Ti ringrazio ma no. Ora vado a cercare un appartamento.- Mon diede un bacio sulla guancia e si avviò verso la porta.

-Andrai alla stessa università dove è andata Emily? - chiese Adam mentre Mon apriva la porta.

Lei si girò verso suo padre e sorrise annuendo. Il padre ricambiò il suo sorriso e lei uscì dallo studio.

Adam si sedette. Doveva organizzare qualcosa. La sua piccola Mon non poteva stare da sola.

Si, era bravissima a difendersi ma doveva essere protetta. Pensò a tutti i suoi 'dipendenti', se così poteva definirli, e poi gli venne in mente uno. Prese il telefono e chiamò Jack.

-Mrs Scott, mi dica. - chiese Jack.

-Vieni nel mio ufficio.- chiuse la telefonata e poco dopo Jack entrò nel suo ufficio.

Jack poteva immaginarlo perché Adam l'avesse chiamato. Fece un respiro profondo e aprì la porta.

-Jack. Voglio che tu vada a New York.-disse Adam. Il respiro di Jack si bloccò, gli stava chiedendo di andare con Mon? Sorrise spudoratamente.

-Tuo fratello va ancora all'università?- chiese Adam

Jack annuì. L'unica cosa a cui pensava era che sarebbe stato con Mon.

-Bene. Devi dire a tuo fratello di tenere d'occhio Mon. Sarà il suo body guard in incognito. - disse Adam

'È uno scherzo?' Pensò Jack.

-Non è una richiesta. È un ordine. Deve tenere d'occhio Mon. In fondo lui lavora ancora per me quindi farà anche questo.- disse Adam pensando che fosse l'unico modo affinché Mon potesse essere al sicuro.

-Devi andare domani, quando Mon ci comunicherà in che appartamento allogerá e fa si che Rush viva di fronte.- disse Adam.

Jack annuì e uscì dallo studio. Starebbero stati insieme. Ci aveva messo tutti questi anni affinché lei si innamorasse di lui e ora sarebbe tornato tutto come quando erano bambini.

Andò nella sua stanza e si buttò sul letto. Chiuse gli occhi e portò il braccio su di essi. Faceva già male lasciarla andare, ma ora l'avrebbe persa completamente.

La porta si aprì di colpo e Mon entrò. Si buttò tra le braccia di Jack, del suo Jack. Lui l'abbracciò forte.

-Papà mi lascia andare e ho trovato un stanza in un appartamento non molto distante dall'università. Le due ragazze sembrano brave ma..-

Lui la zittì con un bacio e le posò una mano tra i capelli.

-Mi mancherai. - le disse sulle labbra. Mon guardò i suoi occhi verdi spenti. Lo tirò per il colletto.

-Anche tu.-

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Jack il giorno dopo era davanti alla porta dell'unica persona a cui non avrebbe mai affidato la sua piccola Mon.

Bussò.

Una ragazza bionda, con intorno al corpo un asciugamano striminzito gli aprì la porta. Lei squadrò più volte Jack, mentre quest'ultimo sbuffò.

-C'è Rush? - chiese.

La bionda annuì e aprì la porta della stanza del college. Jack entrò e si guardò intorno.

Quando a un certo punto la porta del bagno si aprì e uscì Rush. 'Non è cambiato molto', pensò Jack. Stessi capelli marroni, qualche tatuaggio sul torace e muscoli ben definiti.

Rush si bloccò sulla soglia della porta pensando che fosse un sogno.

-Jack a cosa devo questa visita? - chiese il bruno

-Adam vuole che svolgi un lavoro.- disse con freddezza Jack. Non si vedevano da quando Jack era andato a vivere con Adam e Mon a Boston.

-Uhm, di cosa si stratta? -chiese il bruno

-Mon. - disse seccamente Jack come se la risposta fosse ovvia.

Rush spalancò gli occhi. Il suo cuore si fermò. Non la vedeva da quando aveva 15anni. Aveva gli incubi quasi ogni notte da quando era partita.

-Piccola esci devo parlare con il ragazzo qui presente.- disse Rush rivolgendosi alla bionda di cui non ricordava il nome.

-Ma?..- disse lei che era ancora con l'asciugamano

-Esci cazzo- urlò Rush.

Lei prese la sua roba e uscì corredo. Rush prese una sigaretta e l'accese, sedendosi sul letto.

-Sentiamo. Cosa devo fare?-

Jack gli spiego la situazione. Doveva solo proteggere Mon,  gli spiegò che  avrebbe abitato nell'appartamento difronte al suo, dandogli le chiavi e l'anticipo dei soldi che Adam gli avrebbe spedito.

-Vuoi una sua foto?- chiese Jack, prendendo il portafoglio.

Rush rise.

-Non potrei mai dimenticarla.-

NOTA AUTRICE
Salve ragazze.
Spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto.
Per questo lasciatemi un commento e votate.
Un abbraccio, Mon.

My next mistake-The Mafia TrilogyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora