13-"Jack"

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Gilbert pov:

<Mio padre é morto...> dissi piombando in un abisso di buio. Le mie braccia si fecero pensanti e lasciai andare il telefono con ancora la chiamata in corso. Caddi sul pavimento e iniziai a piangere senza sosta.
Anne: <Gilbert!> urló precipitandosi da me.
Si accasciò a terra anche lei e mi abbracció. Io piangevo sulla sua spalla...mio padre..era morto. Non lo avrei più rivisto, non avremmo più riso insieme..non...noi non..La sua voce, non l'avrei più sentita...la festa del Papá non ci sarebbe più stata per me...
Io non...non riuscivo a uscire, da quel buco oscuro. Più ci pensavo più capivo quante cose mi sarebbero mancate...non é giusto. La vita é ingiusta, era una brava persona e lo é sempre stata...era mio padre e togliermelo, significava togliermi una parte del mio cuore, della mia felicità. Non avrebbe potuto vedere i miei traguardi e non avrei più potuto abbracciarlo.
L'oscurità mi stava avvolgendo mentre Anne era la mia unica luce. Tutto intorno a noi era sparito, c'era solo quel l'unico abbraccio...l'unica salvezza di quel momento. Probabilmente senza Anne sarei impazzito, non avrei retto il colpo, ma ora capivo cosa provava e capivo che non se ne sarebbe mai andata.
La ragazza mi prese il volto tra le mani e mi guardò negli occhi.

Anne: <Gilbert, ti capisco...so che fa male e che farà per sempre male. So quello che provi e il tuo dolore lo sento. Sfogati quanto vuoi, piangi quanto vuoi ma sappi che io sarò qui...per sempre. Non ti abbandonerò, potrai sempre contare su di me> dopo di che mi riportó dolcemente il viso dove era prima e io la strinsi più forte.
É impossibile descrivere quanto conti sapere che una persona ci sarà per sempre, ma sopratutto é impossibile descrivere quanto é bello sapere che quelle parole sono vere.

Anne pov:
I giorni seguenti furono fra i più devastanti della vita di Gilbert, lo si capiva. Gilbert..il ragazzo che sorride e fa sorridere sempre tutti...Gilbert il simpaticone di turno... non rideva, ne accennava un sorriso da giorni.
Lo sapevo come si sentiva, c'ero passata anche io ma vedere dall'esterno tutto questo era, forse, ancora peggio.
Quel ragazzo né aveva passate di tutti i colori, mi era stato accanto durante la mia malattia, mi aveva quasi prestato il suo cuore, mi aveva rialzato quando Matthew era morto e ora aveva perso il padre. Non se lo meritava.
Io gli stavo accanto, lo aiutavo ma gli davo anche i suoi spazi per poter piangere in tranquillità. Questo tipo di dolore, una tristezza che ti accompagnerà per tutta la vita, non si toglie e non si toglierà mai...avrai sempre quella lacrima che scende appena ripenserai a tuo papà, o appena vedrai qualcosa che te lo farà ricordare.
Le settimane passavano ancora e ancora, ma nel suo volto non c'era nemmeno l'ombra di un sorriso, era a pezzi. Perciò capii che dovevo fare qualcosa, Gilbert stava cadendo in un'oscurità troppo grande. E sarebbe continuato a cadere se non avessi fatto qualcosa.
Così iniziai a pensare e qualcosa, prese vita nel mio cervello.

Gilbert pov:
Erano passate 4 settimane da quando avevo perso mio padre...ormai era il 24 agosto e tra un po' sarei dovuto ritornare a scuola. Inutile dire che non avevo nessuna voglia di tornarci, anche se c'era la mia carotina.
Anne era semplicemente fantastica..mi stava vicino e nonostante io non sorridessi lei era sempre con me, eppure riusciva anche a darmi un po' di spazio per stare da solo, facendomi stare così a mio agio.
L' avevo ringraziata milioni di volte e lei tutte le volte mi rispondeva con "accetterò i tuoi ringraziamenti, solo quando ti vedrò ridere veramente". E cavolo...ne era passato di tempo, da quando non ridevo più con gioia, eppure non si era mai persa d'animo...
Quel giorno mi aveva detto che sarebbe passata a casa mia come al solito, ma che aveva una sorpresa.
Mi stavo vestendo quando sentii il campanello suonare, finii di indossare la maglietta e mi diressi alla porta.
Quando la aprii vidi una Anne con in mano un dolce cucciolo di pastore tedesco.

<Anne..cos..perché hai un cane?>chiesi sbalordito. Allargando le braccia per farle capirete quanto ero confuso.
Anne: <Non é mio> disse scavalcandomi per entrare.
<Allora di chi é?> esclamai chiudendomi la porta alle spalle. Eravamo entrambi nel mio soggiorno, un posto piccolo ma accogliente, con ampie finestre e un classico tappeto rotondo.
La ragazza lasció libero il cane e mi guardò, nel suo sguardo illuminato dal sole potevo vedere la dolcezza che provava per quel cane.
Anne: <É tuo, so che ne hai sempre desiderato uno, quindi eccolo!> disse avvicinandosi a me. Ero sbalordito, davvero...ne avevo sempre desiderato uno ma sapevo che era impossibile poiché mia mamma odia i cani.
Un sorriso si stampó sul mio viso pieno di luce solare.
Stretti Anne a me e la guardai negli occhi con le risate che riempivano il mio cuore.

Anne: <Ora posso accettare i tuoi ringraziamenti> esortí con la faccia piena di dolcezza.
Io la baciai e finalmente dopo tante settimane, ore e miserie sentii altre sensazioni oltre che al dolore della perdita. Sentii la gioia della vita portata da Anne riempirmi il corpo, sentii le risate che non avevo consumato risalirmi fino al cervello. E sentii che mio padre da la sú era felice che fossi guarito.
Ci staccammo e io la guardai, non la guardavo veramente da tanto e mi era mancato quel visetto pieno di amore.

<Mi sei mancata, anche se sei sempre stata qui, non ti ho segnato dei giusti sguardi o delle giuste parole in questi mesi...mi dispiace> mi scusai accarezzandole i capelli.
Anne: <Gilbert non ti devi scusare di niente, stavi passando un brutto momento. Poi tu mi sei stato accanto più di chiunque altro, e io ho fatto e farò lo stesso con te...per sempre>.
Io la guardai e per l'ennesima volta capii di aver trovato la persona che avrei amato per tutta la vita, la persona giusta.
Poi mi girai verso il cane e rivolgendomi ad Anne dissi
<Chissà cosa ne penserà mia mamma>
Anne: <Non ti devi preoccupare di lei, é tutto a posto> esclamò.
Io mi voltai verso di lei e la guardai.
<Mai sottovalutarti, vero carotina?> risi
Anne: <Mai> confermó lei e tutti é due scoppiammo a ridere.
<Allora...>dissi staccandomi dalla ragazza e andando ad accarezzare il nuovo arrivato <Come si chiama?>
Anne <Questo lo devi decidere tu!>
<....... Jack...si chiamerà Jack> esclamai. Quel nome gli si addiceva.
Un dolce pastore tedesco con gli occhi grandi e marroni. Potevo vedere la sua felicità da lontano e la tenerezza nei suoi occhi, era penetrante.
Il suo pelo marrone-nero era soffice e le sue zampette erano paffute.
Anne si era seduta accanto a me, per ammirare quella meraviglia, così mi girai verso di lei.

<Ce l'hai fatta Anne, mi hai salvato. Mi hai ridato la gioia che avevo perso, e ora non vedo l'ora di iniziare la scuola con te>
Le presi la mano e restammo lì a goderci la nostra seconda e piccola famiglia, io, lei...e Jack

Chiamatemi AnnaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora