5-"Disperazione"

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Gilbert pov:
L'ambulanza arrivó in fretta e prese Anne con se. Partirono velocemente per arrivare  all'ospedale, verso quella che speravo fosse la salvezza di Anne.
Per quanto disordine c'era nella mia testa sapevo che in realtà era molto semplice:
Lei cadeva? Io mi buttavo.
Lei sopravviveva? Io vivevo per lei.
Lei era il mio tutto. Ci avevo parlato poco, ma quel poco, mi bastó per farmi sentire come se fossi cresciuto con lei. E ora stava lottando tra la vita e la morte. E io non potevo farci niente...
Ma non l'avrei mai e dico mai lasciata da sola, che fosse viva o che stesse per inspirare l'ultimo suo respiro,... io DOVEVO esserci, per prenderle la mano e dirle che andava tutto bene, anche se non era così, dovevo farlo.
Corsi fuori scuola e iniziai ad avviarmi verso l'ospedale, non mi importava se ero nei guai per aver picchiato Billy o se i miei me le avrebbero suonate, mi importava solo di lei.
Arrivai all'ospedale annaspando, anche se era vicino a scuola fu una corsa molto faticosa.
"Non é il momento di ripensarci" mi dissi e cosí entrai.
Mi avvicinai ad un'infermiera, faticando ma con un immensa determinazione negli occhi.
<Mi scusi, é appena stata portata qui una ragazza, ha i capelli rossi e gli occhi grigi, bellissima. Dove si trova?> gli chiesi.
Infermiera: <Lei é il fidanzato?> mi chiese.
Diventai tutto rosso
<io...insomma no...ma, ecco...> balbettai imbarazzato.
Infermiera: <Se non é un familiare o un caro molto vicino non posso dirle niente> annunció decisa.
<Si sono il fidanzato!> forse lo dissi con troppa convinzione, o troppa voglia di dirlo. Ma avrei detto anche che ero un pony travestito da essere umano per vederla.
Infermiera: <Molto bene allora, la signorina Shirley sta svolgendo un operazione d'urgenza nella sala 13>
Non la ringraziai neanche e me ne andai correndo, per i corridoi dell'ospedale.
Non sapevo dove fosse quella stanza, ma la cercai, come non avevo mai cercato niente in tutta la mia vita. Era un labirinto, i corridoi sembravano o forse erano sempre gli stessi. Stavo per svoltare a destra, quando vidi due signori anziani piangere dall'altra parte.
Non so il perché, ma quella mi sembrava la strada giusta.
Mi diressi verso di loro, con la preoccupazione negli occhi.
<Scusate, tutto ok?> chiesi, sperando di non sembrare invadente.
La signora sollevó io volto, era rigato di lacrime. Sono sicuro che un tempo fosse stata una bella ragazza ma gli anni, non erano stati troppi clementi con lei. L'uomo al suo fianco sembrava il fratello, aveva un aria triste e pacata. Forse anche un po' timida, al contrario della donna che aveva la forza richiusa nelle sue iridi. Iridi che in quel momento, erano colme di tristezza e malinconia.
Signora: <Oh..no..non proprio, la nostra bambina é lí dentro in questo momento> disse la donna <Lei é affetta da una malattia al cuore e ha avuto un collasso a scuola..e..> non c'è la fece a finire la frase, che scoppió in lacrime, ebbi la sensazione che se non fosse stata così fragile non avrebbe rivelato niente di tutto ciò...
Girai la testa verso la porta e sopra c'era scritto il numero 13.
Anne! Lí dentro c'era Anne, e quelli erano i genitori!
Oh Anne ti ho trovato, ora per favore lotta per noi, lotta ti prego lotta! So che ce l'ha puoi fare.
<Lí c'è Anne...ho...ho chiamato io l'ambulanza> dissi con la voce rotta e con lo sguardo ancora fisso sul 13.
La Signora  si alzò e mi guardò negli occhi, vidi che era piena di gratitudine verso di me.
Signora:  <Io sono Marilla Cuthbert e lui é mio fratello Matthew, siamo i genitori adottivi di Anne...grazie per aver chiamato l'ambulanza> la signora, mi prese le mani e mi guardò dritto nei miei occhi. Era come se fosse entrata nella mia testa, per farmi capire quando ci tenessero ad Anne e quanto per loro avevo fatto.
Non avevo fatto nulla...ero scappato 2 volte dalle mie responsabilità, avevo visto la ragazza cadermi addosso, mentre mi consolava e avevo solo chiamato l'ambulanza. Non avevo fatto niente.
La porta si aprì all'improvviso e uscirono dei medici, vennero da noi e ci guardarono attentamente.
Medico: <L'intervento é andato bene! Anne ha un nuovo cuore e guarirà presto> disse <Tutta via non potrà tornare a scuola per tutto l'anno>
Una strana sensazione,.. Come un senso di sollievo, mi fece battere il cuore. I miei occhi si riempirono di gioia e un sorriso si fece spazio sul mio volto, rilassando tutti i miei muscoli.
Saltai e gridai <Anne sta bene!> forse vi sembrerà esagerato e poco opportuno ma non mi trattenni.
Guardai Marilla, aveva un aria sollevata e mi sorrideva.
Matthew: <Grazie figliolo, ti dobbiamo la vita della nostra bambina> l'uomo, si era alzato e aveva parlato per la prima volta. La sua voce era tranquilla e timida ma piena di gentilezza.
<Io non ho fatto niente...> dissi guardandoli negli occhi.
Dottore: <Potete vedere Anne adesso>
Annuncio rompendo il delicato momento che si era creato tra noi tre.
Ovviamente lasciai andare prima i genitori, che dopo una mezz'ora mi lasciarono entrare da solo.
La stanza era di un azzurro che mi ricordava troppo i suoi occhi, quei magnifici occhi che ora erano chiusi e addormentati.
Mi sedetti sulla poltrona, era vicino al suo letto e la guardai dormire.
Cavolo! Era stupenda anche quando non faceva niente, ma come fa?
Misi la mia mano sulla sua e pensai che la parte più difficile era passata...
<Anne, mi hai fatto prendere un bello spavento sai?...ho creduto di averti perso...io, pensavo che la mia vita fosse finita, insieme alla tua. Pensavo che sarei stato una persona viva fuori ma morta dentro, una di quelle con la salute fisica perfetta ma quella mentale distrutta.
Anne senza di te, il mio mondo mi é crollato addosso...grazie per aver lottato> gli confessai tutto, lei non poteva sentirmi per fortuna, ma io sentivo lei. Era lì,era viva, aveva vinto, come sempre.
In quel momento notai che aveva un capello in bocca, così mi alzai, mi avvicinai a lei e le lo tolsi.
Eravamo vicinissimi, potevo sentire il suo respiro. Le sue labbra erano a pochi centimetri dalle mie. Sembravano chiamarmi e tentarmi, quanto erano belle...
Mi avvicinai ancora di più e...

Chiamatemi AnnaWhere stories live. Discover now