Capitolo 3 - Inquietanti presenze (parte 1-2)

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Washington DC. 21 febbraio 2024

«Spero davvero che tu abbia ragione.» disse Federica. «Abbiamo girato per quel parco per più di una settimana e nessuna delle persone con cui abbiamo parlato sapeva qualcosa. Secondo me una di loro ce l'ha tenuto nascosto.»

«Perché avrebbe dovuto farlo?» chiese Liam. «Quando hai scoperto di avere fatto il mio stesso sogno, come ti sei sentita?»

«Beh, mi sono sentita meglio. Non ero più sola.»

«Esatto. Nessuno vorrebbe sentirsi solo in una situazione come questa.»

«D'accordo, ma non tutti reagiscono allo stesso modo. Non possiamo avere la certezza che siano stati tutti sinceri.»

«È vero, ma preferisco essere ottimista. Almeno finché non esaurisco le idee.»

«E tu pensi davvero che al funerale di Karen troveremo qualcuno di interessante?»

«È probabile, sì. Ci sarà Mckinley, e di sicuro vorrà fare un discorso in memoria di Karen. Il nostro soggetto vorrà sentire di persona cos'ha da dire il Secret Killer.»

«Il Secret Killer?»

«È il soprannome che ho inventato per Mckinley.»

«Mi piace.» convenne Federica. «È evocativo.»

Camminarono per circa dieci minuti fino al cimitero di Arlington, senza dirsi più una parola. In quei momenti di silenzio Federica si sentiva a disagio a stare in compagnia di Liam. Riuscivano a parlare con tranquillità solo di Karen e della sua storia. Nel resto del tempo che passavano insieme lui era teso e imbarazzato. Parlava poco e non la guardava mai negli occhi, e sembrava sempre sul punto di dire qualcosa senza riuscirci. Era sempre più convinta che lui fosse attratto da lei ma troppo timido per farsi avanti, e non sapeva come comportarsi. Mantenersi distaccata non avrebbe funzionato ancora a lungo. Doveva dirgli la verità subito, o avrebbe finito per rovinare l'ennesima opportunità di farsi una nuova amicizia.

«Ecco, siamo arrivati.» disse Liam scorgendo la folla.

Si avvicinarono il più possibile alla bara, senza però quasi riuscire a vederla.

«Eccolo laggiù.» disse Federica indicando Mckinley. «Ora che facciamo?»

«Osserviamo le persone. Qualsiasi comportamento sospetto potrebbe portarci a capire chi ha fatto il nostro stesso sogno.»

«Pensi che possa fare qualche pazzia?»

«Non lo so. Immagino che abbia vissuto dei momenti di inferno come i nostri. Se non ha trovato nessuno con cui parlarne, è possibile che sia arrivata al limite della sopportazione. Se è qui oggi, potrebbe avere uno scatto d'ira verso Mckinley o qualcosa del genere, non credi?»

«E se succede, noi che possiamo fare? Con tutti gli agenti di sicurezza che ci sono in giro, si ritroverebbe in manette nel giro di tre secondi.»

«Non se riusciamo a vederlo subito e andiamo a parlargli.»

«Ma non riusciremo mai a...» cominciò Federica.

«Puoi tornare a casa, se vuoi.» la interruppe Liam. «Io voglio restare qui, ci devo almeno provare. Se per caso fa qualcosa di stupido e la sicurezza lo arresta, siamo finiti.»

«E va bene, resto.» disse Federica. «È solo che non sono pronta a queste cose. Sono solo un'insegnante d'inglese. Tu come fai ad essere così tranquillo? Chi sei veramente?»

«Che vuoi dire?»

«Non so niente di te. Non mi hai ancora raccontato niente della tua vita, del tuo passato. Sei stato nella polizia?»

«No.»

«Nell'esercito?»

«Nemmeno.»

Federica sospirò.

«Prima o poi dovrai dirmi qualcosa di te.»

I discorsi commemorativi dei familiari di Karen si succedettero rapidi, ma quasi nessuno vi prestò veramente attenzione. Erano tutti ansiosi di sentire parole di conforto da Adam, l'uomo che tutti adoravano.

Quando comparve dietro al microfono, anche i più timidi bisbiglii si zittirono.

«Amici carissimi.» esordì Mckinley.

«Mai i nostri cuori avrebbero potuto immaginare un tale dolore e una così tragica giornata. Per molti anni io vi ho spinti ad essere felici, vi ho incoraggiati ad amare, vi ho aiutati a costruire un futuro florido. E oggi, come posso continuare a seguire questa mia vocazione? Come posso continuare a vivere, quando ho perso io stesso la mia guida? Sembra che non ci sia nulla che io possa fare, a parte fingere un coraggio e una forza che in realtà non ho più. Ebbene, non è questo che lei avrebbe voluto da me. E da nessuno di noi. Noi possiamo trovare la forza che in questo momento ci sentiamo mancare. Possiamo trovarla nel continuare le opere di bene da lei iniziate, possiamo trovarla nella consapevolezza che ogni ricordo a lei associato è un ricordo felice, talmente felice da bastare per tutta la nostra vita. Possiamo scegliere ogni giorno...»

"Possiamo scegliere ogni giorno di essere dei perfetti pazzi omicidi" pensò Liam.

Scoprì che guardare Mckinley negli occhi e sentire la sua voce lo disgustava. Osservò la situazione alla sua sinistra. C'erano persone in piedi vicino a degli abeti. Tutte all'apparenza normali.

E poi lo vide di nuovo.

Un ragazzino vestito con una felpa bianca e pantaloni bianchi, appoggiato all'albero più lontano. Guardava fisso in direzione di Mckinley.

«Ehi, Federica, guarda laggiù. Vicino a quell'albero. È lui. Il tipo del parco.»

Federica si voltò di scatto.

«Dove? Non vedo nessuno.»

Era sparito di nuovo.

«Era lì un attimo fa.»

«Sei sicuro che fosse lui?»

Liam fissò quel punto tra gli alberi con un'espressione tesa, perfino impaurita.

The Salvation ConspiracyWhere stories live. Discover now