8. In your eyes

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Era da una settimana che non vedevo JJ in giro. Il giorno in cui siamo scappati da suo padre e mi aveva fatta perdere nella riserva è stato un giorno speciale. Astratto dalla realtà. Quasi non appartenesse alla mia vita. Al tramonto aveva deciso di tornare indietro, "meglio che torni a casa, Madison, non ti voglio fare entrare in questo casino", ma non sapevo che già c'ero dentro fino al collo. Percorremmo la stessa strada. Sentii una fitta al cuore quando lo vidi entrare in quella casa. Meritava un padre migliore, meritava qualcuno che lo amasse. Rimasi un po' lì ad ascoltare se litigassero ancora perché ero pronta ad intervenire. Dopo me ne andai.
In quei giorni ero molto silenziosa, mi chiedevo dove fosse finito Maybank ma non potevo tornare a casa sua. Avrei fatto la figura di quella ossessionata e pazza. Ma ero preoccupata. Avrei voluto parlare a qualcuno di quella giornata, Tonya mi avrebbe uccisa. Mio padre ne sarebbe stato deluso.
Odiavo il fatto che qui tutti pensassero che JJ fosse un cattivo ragazzo qualunque, di quelli che si fanno canne e picchiano ragazzi. Non potevo avercela con mio padre per rientrare in questa categoria di persone perché era questa l'immagine che JJ dava di sé. Ma sfido chiunque a vivere in quell'inferno. E non diventare il diavolo.
Al locale lavoravo in maniera monotona e annoiata, era estate? Sì ma non volevo divertirmi. Cazzo, non ci credevo che ero lì in pensiero per JJ Maybank.
«Mad, ma che hai? Sembri una morta» mi chiese Tonya mentre pulivamo i bicchieri.
«No, niente, che dovrei avere? Sono stanca» risposi controvoglia.
«Ma ce l'hai ancora con me per la storia di JJ?», mi si gelò il sangue, «qualcuno doveva pur dargli una lezione, è una testa di cazzo quel ragazzo» lanciai il piatto nel lavandino e la guardai furiosa.
«Sai, Tonya, sarai pure la mia migliore amica ma quando chiami un padre così che picchi a sangue suo figlio, indovina un po'? Sei tu la testa di cazzo!» urlai, mi guardò scioccata e incazzata nera lasciai il locale dirigendomi verso casa mia.
Non le avevo mai risposto così, eravamo come sorelle e probabilmente non si meritava questo trattamento così stronzo ma mi dava veramente sui nervi quando dall'alto della sua posizione sociale trattava come cani altri esseri umani.
Aprii la porta di casa stanca e nervosa, volevo soltanto buttarmi a letto e dormire per sempre. La mia vita era così equilibrata e serena prima che JJ sconvolgesse tutti i miei piani. Mi ricordo che di tanto in tanto lo vedevo sulla spiaggia e mi incuriosiva, l'ho sempre trovato "diverso". Ma adesso era tutto così strano. Non lo vedevo da una settimana e forse era meglio così. La mia testa era fin  troppo incasinata, pensai.
Salii nella mia camera. C'era una figura di spalle seduta sul letto. Era controluce e non capivo bene chi fosse. Presi la mazza di baseball che c'era all'angolo della mia stanza pronta a colpire l'intruso.
L'intruso si girò, lasciai cadere la mazza.
«Ma che cazzo ci fai q...» JJ mi mise subito la mano in faccia per non farmi urlare e chiuse forte la porta.
«Scusami, scusami, scusami. Sono entrato dalla finestra» ah sì, era da mesi che dovevo farla aggiustare. Ma c'era troppo caldo e il fatto che rimanesse sempre aperta non era poi così fastidioso. Certo non pensavo che qualcuno potesse intrufolarsi in maniera indisturbata.
«Potresti gentilmente dirmi perché sei in casa mia?» chiesi abbastanza nervosa.
«Mi sei rimasta solo tu» a quella risposta rimasi zitta.
«Ti ha ancora picchiato?»
«No, mi ha portato in ospedale. Per fortuna non ho niente di rotto. Sono rimasto a riposo per una settimana. Io... volevo vederti. Non potevo passare al locale, sono bandito, ricordi?» gli sorrisi.
«Beh, sei fortunato. Mio padre oggi non è in casa ma non puoi entrare così ogni volta che vuoi» mi misi seduta sul davanzale della finestra.
«No, hai ragione» rispose come un cane bastonato.
«Non hai qualche ragazza con cui sbaciucchiarti?» gli chiesi sarcastica.
«Proprio vero, non dovevo venire» rispose incazzato e si alzò per andare verso la porta.
«Te ne vai?»
«Vado a scoparmi qualche ragazza, sono molto impegnato» mi ero dimenticata quanto fosse permaloso, quasi insopportabile.
«Non vorrei mai esserti d'intralcio» era davvero bravo a farmi incazzare. E forse non sapeva che sono la persona più orgogliosa al mondo.
«Sai perché sono venuto qua?», tornò indietro e si avvicinò a me, «perché tu quel giorno mi hai sorpreso e io lo avevo visto nei tuoi occhi. Forse mi sto sbagliando ma avevo visto nei tuoi occhi qualcosa. Probabilmente è stato un mio errore» era così vicino a me, avrei voluto dirgli che forse nei miei occhi c'era qualcosa, che lui mi dava questa sensazione di calore, mi faceva bruciare ma era un bruciore piacevole. Non riuscii a dire una parola.
«Come non detto, Madison. Scusa il disturbo» girò le spalle e andò via. Lo lasciai uscire. Non ero in grado di gestire tutto questo. Ed ero sicura che stava davvero andando da un'altra ragazza. Presto si sarebbe dimenticato di me.

Ciao! Da questo capitolo le cose cambieranno un po' quindi vorrei sapere cosa ne pensate, vi ringrazio in anticipo nel caso lasciate un piccolo commento🥺💜

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