Rainy day

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La musica risuonava impetuosa tra le quattro mura spoglie di quella stanza da ballo, andando a mischiarsi unicamente con il rumore della pioggia che scendeva incontrollata nell'ambiente esterno. La stessa accompagnava i due ballerini di danza classica i quali, stanchi e concentrati, stavano provando per l'ennesima volta la coreografia a loro assegnata ormai mesi prima dall'istruttrice del corso.

Jimin era il nome del ragazzo dai capelli biondi, minuto e contraddistinto da una tale leggerezza che sembrava volteggiare tra le braccia dell'altro, un ragazzo dai capelli corvini di nome Jungkook, che senza paura lo portava in alto in prese varie e complesse con le sue braccia muscolose e forti, non sbagliando mai tempo o livello di potenza.

I due erano una coppia perfetta, motivazione per la quale l'insegnante aveva deciso di affidare proprio a loro il numero di apertura per il saggio finale dell'anno. Avevano sincronia e connessione, in più si completavano in modo impeccabile: Jimin aveva l'eleganza e la leggiadria, tanto che sembrava stesse volando più che ballando, mentre il corvino possedeva la prontezza e la potenza, componenti fondamentali nella danza se utilizzati a loro dovere, accompagnati dall'eleganza.

Insieme, i due erano come un unico essere. Un solo individuo che si muoveva perfettamente, incantando gli occhi e lasciando bocche aperte, stupendo persino chi nel mondo della danza era un veterano esperto.
I loro movimenti erano fluidi, puliti, perfettamente sincronizzati. Nulla andava mai storto e mai lo aveva fatto nei precedenti tre anni dove i due avevano lavorato insieme.

La loro prima performance risaliva a molto tempo prima: Jungkook aveva compiuto da poco diciannove anni, mentre Jimin ne aveva venti. Frequentavano una delle più famose accademie di danza in tutta Seoul e prima di allora non si conoscevano nonostante avessero il corso di danza classica in comune. L'uno dell'altro sapeva solo il nome ed all'inizio il disagio era palese, ma con il passare del tempo e delle ore di allenamento avevano preso confidenza reciproca, arrivando a stringere pochi mesi dopo una vera e propria amicizia.

Amicizia che divenne sempre, sempre più profonda ed importante fino a risultare quella che li legava lì, in quel giorno di pioggia e di prove, dove i due ormai migliori amici si muovevano delicatamente su quella base di pianoforte che dava loro lo stomaco per quante volte l'avessero provata, provata e riprovata, fino a sentire i muscoli affaticati e le ossa dolere, il sudore sul corpo e gli occhi chiudersi da soli pretendendo riposo.

Anche per quella volta la musica era terminata ed i due corpi erano in centro alla sala, posizionati come la fine della loro coreografia pretendeva: uno davanti all'altro con le mani congiunte palmo contro palmo, come se fossero stati divisi da un muro trasparente e non potessero in realtà ne toccarsi nè vedersi.

Jungkook aveva ripetuto mille volte ed anche più il suo amore per quella posa, affermando che grazie alla stessa riusciva a vedere lo scintillio negli occhi di Jimin, possibile da notare solamente mentre stava ballando. Probabilmente quella piccola luce non era altro che una sfumatura di pura felicità ed il più giovane avrebbe passato ore ed ore ad osservarla, completamente rapito dalla profondità che lo sguardo del biondo gli comunicava, provocandogli brividi lungo la schiena e farfalle senza controllo nello stomaco.

Anche quella volta il corvino si era trovato completamente perso in quegli occhi marroni come il più scuro chicco di caffè ed ancora una volta era stato colto nelle mani nel sacco dall'altro, che per svegliarlo dovette schioccare più e più volte le dita davanti al suo sguardo.

"Kookie! Hey? Tutto okay?" si ritrovò a domandare Jimin, vedendo come fosse rimasto intrappolato nei suoi stessi pensieri con protagonista una persona a lui ignota ma che avrebbe pagato per far sparire dal mondo conosciuto, o quanto meno dalla testa del ragazzo di fronte a lui.

• Rainy day • [Kookmin]Where stories live. Discover now