Capitolo 40

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Vega si girò nel letto, infastidita dalla luce che penetrava attraverso le tende della camera d'hotel.

Infilò la testa sotto le lenzuola, rannicchiandosi per cercare di riprendere quei pochi minuti di sonno prima che la sveglia la costringesse ad alzarsi. Si scontrò con un corpo caldo, steso accanto a lei. Vega spalancò gli occhi di colpo, mentre nella sua mente non più così addormentata si materializzavano le immagini di ciò che era avvenuto la sera prima.

Alzò lo sguardo timidamente verso Pierre, che dormiva con i capelli spettinati e la bocca lievemente aperta. Appoggiò piano la sua testa sul petto nudo di Pierre, ascoltando il suo battito cardiaco e sincronizzando i loro respiri. Un piccolo sorriso le sfuggì dalle labbra. Non era mai stata così tanto felice e vicina al paradiso.

Il francese si mosse accanto a lei, circondandole le spalle con un braccio e stringendola a sé. Le lasciò un tenero bacio tra i capelli. Vega alzò la testa, incrociando gli occhi blu di Pierre. "Non volevo svegliarti!" protestò dispiaciuta. Lui scosse la testa, sorridendo "Ero già sveglio, ma stavo assaporando questi attimi insieme a te. Oggi volerai in Giappone e chissà quando potremo stare di nuovo insieme così". "Spero presto" sospirò Vega spostando lo sguardo sulla camera.

"Sei preoccupata?" le chiese Pierre accarezzando ritmicamente il braccio di lei. La ragazza strinse le spalle "È la prima volta che affronto una situazione simile e per giunta da sola. Ogni minuto che passa mi rendo conto che questo test potrebbe cambiare totalmente la mia vita. Non so se mi sento ancora pronta e nemmeno se mai mi sentirò in quel modo. Però è giunto il momento di provare, di rischiare. Forse andrà male, probabilmente mi vedrai tornare indietro leccandomi le ferite. Ma almeno non avrò il rimorso di non aver fatto nemmeno un tentativo. Non voglio vivere di rimpianti". "Vedrai che andrà tutto bene" le assicurò Pierre dandole un bacio sulle labbra.

Vega si alzò con un sospiro dal letto, spegnendo la sveglia un minuto prima che suonasse. Si infilò la maglietta di Pierre che trovò accanto ai suoi piedi, abbandonata la sera prima sul pavimento. "Se sono pronta tra mezz'ora riusciamo a fare colazione insieme al circuito prima che io parta?" chiese lei appoggiandosi allo stipite della porta del bagno, sperando chiaramente in una risposta affermativa da parte del francese, che puntualmente arrivò.

Vega quindi si concesse una doccia veloce, imponendosi di non pensare al Giappone e meno ancora alla Super Formula. Decise che era inutile torturarsi con quelle preoccupazioni, lei avrebbe dato il meglio di sé come al solito e poi il resto avrebbe fatto il suo corso. Ma per quanto il suo cervello cercasse di collaborare, c'era sempre quella punta d'ansia che non voleva andarsene, punzecchiandola come il fastidioso ticchettio di una insistente goccia d'acqua che cade ritmicamente.

Si asciugò e si vestì altrettanto rapidamente, sistemandosi capelli e trucco leggero in camera dando la possibilità a Pierre di farsi una doccia. Dopo qualche minuto erano già pronti per andare in autodromo. "Se applichi questa velocità anche nella tua monoposto temo che vincerai il Campionato" scherzò Pierre aprendole la portiera dell'Aston Martin. "Non meriti nemmeno una risposta" sbuffò Vega divertita. "Ho invitato anche Charles alla colazione- disse il francese ingranando la prima marcia per lasciare l'hotel- spero non ti dispiaccia. È da molto che non trascorro del tempo con lui, complici i tanti impegni di entrambi". Vega scosse la testa "Figurati, mi fa piacere salutarlo prima di partire".


Quando entrarono nel circuito, Charles era già nel parcheggio riservato, appoggiato alla sua Ferrari Portofino. Li salutò agitando la mano. "Ho già prenotato una saletta nella vip lounge" esclamò allegro con il suo tipico accento monegasco. Pierre lo ringraziò, infilandosi gli occhiali da sole. Vega seguì in silenzio i due ragazzi lungo le scale, troppo presa dai suoi pensieri per partecipare alla conversazione dei due amici.

1 (prima parte)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora