1 (prima parte)

Capitolo 39

Vega e Chris arrivarono puntualissimi nella pista di lancio a Milton Keynes.

Il team manager fermò la figlia poco prima di imbarcarsi sull'aereo. Si aggiustò la camicia già immacolata come per trovare le giuste parole. "Scusami per ieri. Un padre non dovrebbe mai dimostrarsi debole davanti ai propri figli, dovrei essere la tua roccia" sussurrò guardando verso i primi raggi del sole che iniziava a sorgere.

"Ho bisogno di sincerità, più che di forza" ribatté Vega, sorridendogli rassicurante. Chris annuì, in evidente disagio "Allora siamo a posto". Vega annuì a sua volta, avviandosi verso la scaletta. Chris la bloccò ancora, fermandola con un braccio. La guardò intensamente "Anche per quanto riguarda le corse...sono stato chiaro, vero?". Vega deglutì a fatica, ma si sforzò di indossare il suo sorriso migliore "Certo, papà". Il volto di Chris si rasserenò e lasciò salire la ragazza sull'aereo.

Vega trasse un lungo respiro entrando nella fusoliera. Era difficile mentire a suo padre, ma era l'unica cosa che potesse fare in quel momento. Del resto non aveva la certezza totale che i test svolti al Red Bull Ring fossero andati bene. Non aveva senso iniziare una discussione basata sul nulla.

"Finalmente! Pensavo che non arrivassi più!" esclamò Pierre, seduto qualche posto più in là. "Lo sai che le principesse arrivano sempre per ultime" disse Max, sporgendosi dal suo sedile. Vega ritrovò il sorriso grazie al caloroso benvenuto ricevuto dal suo fidanzato e dal suo migliore amico. "Forse però 'principessa' non è il termine migliore per descrivermi" ribatté a Max. L'olandese allargò il sorriso "Ma infatti mi riferivo a Chris".

Il team manager fece la sua comparsa in quel momento. "Attento, Verstappen -gli intimò puntandogli un dito contro- che decido io a chi dare il motore migliore" "Al pilota migliore, come sempre" ribatté Max infilandosi gli occhiali da sole. Chris lo ignorò, mentre Vega rideva forte e Pierre un po' meno dal momento che sarebbero stati indirizzati a lui i motori meno prestazionali di cui parlava il suo team manager.

La ragazza si accomodò accanto al francese, ma sentì un picchiettio sulla spalla. Si voltò verso Max, che le strinse una mano "Ho sentito la notizia di tuo nonno. Mi dispiace di aver avuto ragione sul fatto che lui fosse un mostro. Però sono felice di aver contribuito alla sua cattura chiudendo tutta questa storia dopo anni". Vega annuì, di colpo seria "Ti ringrazio. Sei stato fondamentale". Poi la ragazza si voltò verso Pierre "Ma ora voglio togliermi dalla mente tutto questo". Il pilota francese le sorrise accarezzandole il volto "Vedrai che riusciremo a dimenticarcene".

Dopo circa undici ore di viaggio, finalmente atterrarono a São Paulo. Vega indossò i suoi occhiali da sole, mentre Pierre già iniziava a soffocare per il caldo così diverso dalla sua ben più continentale Rouen.

"Renditi rintracciabile al termine della conferenza stampa- le sussurrò proprio il francese sfilandole accanto- ho intenzione di esplorare qualche spiaggia del Brasile!" "Non credo che ti permetteranno di distrarti così tanto" replicò Vega con un sorriso, ma felice dell'idea di poter trascorrere un po' di tempo solo loro due. Senza assassini di mezzo.

"Non credo abbiano voce in capitolo anche su questo -ribatté il francese ammiccando- anche perché abbiamo veramente bisogno di azzerare tutti i pensieri negativi che abbiamo accumulato in questi giorni. Soprattutto in vista della mia gara. Non posso permettermi di avere la mente occupata da qualcosa che non sia il tracciato". 

Così, terminata la conferenza stampa rituale del giovedì, Vega aspettava il suo pilota francese appoggiata alle scale dello stabile della FIA. Le domande dei giornalisti avevano ovviamente anche riguardato la sfera privata di Chris, ma il team manager era stato abile a dissimulare. Si faceva scorrere addosso tutte le frasi pronunciate, come se non gli facessero del male. Vega avrebbe voluto ereditare anche solo un pizzico della sua forza d'animo.