Epilogo

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Andò proprio come mi scrisse Lucilla in quel suo biglietto.

Non ci perdemmo più.

Avevamo tutte e due delle vite ricche di impegni e negli anni a seguire continuammo a sentirci solo di tanto in tanto. Quando lei aveva bisogno di compagnia mi chiamava... e mi chiamava anche quando io avevo bisogno di aiuto. Incredibilmente lo riusciva a percepire a distanza.

In più prendemmo l'abitudine di vederci due volte all'anno per una settimana. In particolare divenne una tradizione una piccola vacanza estiva assieme. Divennero "i nostri viaggi" che poi si rivelarono sovente delle vere e proprie avventure.

Alcune divertenti, alcune piccanti e altre piccanti e divertenti.

Ci furono baci, tanti baci tra noi... non proprio innocenti.

Ci fu anche sesso. Più di rado e talvolta piuttosto spinto.

Se in quelle occasioni ci fosse tradimento nei confronti dei rispettivi consorti non fu mai oggetto di discussione.

In seguito Lucy si separò... io no. Anzi io con Vincenzo misi su famiglia. Ebbi un figlio e la mia amica gli fece da madrina.

Insomma la vita andava avanti... e sembrava una bellissima favola. Bizzarra, ma bellissima.

Poi un giorno io mi pentii di essere diventata una cardiologa e di non aver preso invece una specializzazione in oncologia.

Se lo avessi fatto avrei rischiato di impazzire per la disperazione temendo di non riuscire a curare la persona a cui più volevo bene.

Il mio ruolo fu diverso e probabilmente più adeguato a noi.

Ospitai Lucilla. Non dovetti insistere io. Me lo chiese lei. Io ero la sua famiglia dopo tutto.

Anche se in tanti arrivarono a farle visita quando vennero a sapere del suo male... così tanti che sarebbe stato lecito chiedersi come si potesse sentire sola.

Io conoscevo davvero poche di quelle persone... e questo mi fece arrabbiare.

Ma venne anche Topo... lui lo conoscevo. Pianse tanto, ma mai davanti a Lucy. Lei non voleva vedere pianti. Era la regola per incontrarla. Una regola sacra.

Che diventò difficile da rispettare quando peggiorò.

Nel momento più brutto decise di volere vedere solo me.

Era estate. Mandai Vincenzo e mio figlio in vacanza da soli.

Io e Lucilla rimanemmo per conto nostro.

Nessuna avventura. Spesso stava sdraiata a letto e parlavamo.

Come quel giorno... uno come gli altri di quel periodo cupo.

- Elena...

- Dimmi tutto Lucy.

- Vuoi toccarmi le tette?

Le sorrisi.

- Va bene... lo sai che mi piace toccarle.

Timidamente le infilai una mano sotto la leggera tunica di lino che indossava.

- Queste tette. Non ti scenderanno mai. Che rabbia!

- Vuoi dire che invidia? O forse è il tuo modo per esprimere quanto sei felice di avere il privilegio di toccarle.

Feci spallucce.

- Non lo so cosa volevo dire. Tu mi conosci bene e sono certa che lo sai meglio di me.

- Sicuramente è così.

Feci per ritirare la mano, ma Lucilla con uno scatto insolito mi afferrò il polso per impedirmelo.

LucillaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora