Mai acque troppo calme

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Long Island, spiaggia, mare.

Io amo il mare. Eric lo odia.

Questo ragazzo non lo capirò mai: << come puoi odiare tutto ciò >> gli domando << come fa a te a piacere? La sabbia nel costume, la salsedine addosso, i bambini che gridano e il caldo. >> mi dice nervoso. << Non posso convincerti sui bambini, sulla sabbia e sul sole, ma il mare.... Devi paragonarti al mare, tu sei il mare, tutti noi siamo il mare >> gli dico << tu stai delirando >> ride, << no, non sto delirando, tutti gli  umani ad un certo punto se vivono una vita monotona, hanno il desiderio di cambiarla, a volte lo fanno a volte no: è imprevedibile, siamo imprevedibili, come il mare >> mi guarda, forse mi sta capendo
<< secondo te chi ha una vita sicura, solo perché è noiosa vuole cambiarla? >> lo guardo negli occhi << nessuno di noi vuole restare in acque calme per tutta la vita >> ovviamente Eric, che non riesce a rimanere serio per più di due minuti scoppia a ridere << citazione di Shakespeare? >> adesso rido anche io << no: Jane Austen, stupido >> gli do una spinta sul braccio che non lo smuove minimamente
<< scusi prof >> alza le mani in segno di innocenza << me la devo segnare sta cosa delle acque calme >>

qualche ora dopo in casa Hale ...

<< No, ti dico che non ho invitato quella stronza di Abby Hilbery, e non me ne pento >> ripeto ad Astrid, la mia migliore amica.
<< Eravamo un trio inseparabili da bambine, ma ... >> la interrompo e dico: << ma il ragazzo che le piaceva si è innamorato di me, e lei ha deciso di umiliarmi alla sua festa di compleanno, per pura gelosia >> dico io stendendomi sul letto, << beh è anche vero che ti sei vendicata bene >> si stende anche lei,
<< non volevo mettermi con lui solo perché volevo bene ad Abby, poi mi sono resa conto di essere innamorata, e ad oggi mettermi con Eric è la cosa migliore che abbia mai fatto. >>

Entra mio padre nella mia camera: << oh, ciao Astrid >> saluta la ragazza affianco a me
<< tesoro, posso parlarti un secondo per favore? >> io e la mia migliore amica ci scambiamo uno sguardo complice: ogni anno mio padre mi da il mio regalo qualche giorno prima del mio compleanno, ma non si tratta mai di una cosa qualunque: un viaggio, una macchina nuova, diamanti o edizioni limitate di tanti capi di alta moda. << Tesoro, ieri è arrivato qui  Jason Evans, un mio vecchio collega che da anni si era trasferito a Londra e gestiva gli affari direttamente da li >> mi dice serio << ok papà, non mi importa dei tuoi affari, dov ' è il mio regalo? >> chiedo io emozionata ignorando completamente ciò che lui mi ha detto detto, << quest'anno il regalo lo avrai direttamente il giorno del tuo compleanno >> <<e allora cosa vuoi? >> chiedo spazientita << quel mio collega che si è trasferito da poco, ci tengo a rincontrarlo, ti dispiacerebbe far venire lui e la sua famiglia alla tua festa? >> mi domanda speranzoso << non potete andare semplicemente a fare un aperitivo o una cena? Invitali qui >> odio quando ci sono gli invitati all'ultimo momento, e odio avere sconosciuti ai miei party << no, tesoro ci tengo a presentarlo a tutta la famiglia e sembrerebbe brutto non invitarlo alla tua festa, visto che ami le cose in grande e già ne parlano tutti >> mi guarda sperando che non faccia storie e per sua fortuna non sono dell'umore giusto, << d'accordo >> mio padre sorride compiaciuto << ma, è un bene che sappiano che devono presentarsi con regalo che mi lasci a bocca aperta >> dico puntandogli un dito contro << sono sicuro che non ti deluderanno >> bene, << domani mattina invierò gli inviti, lasciami nomi e indirizzo >>.

Torno in camera mia e mi butto sul letto: << Astrid, quest'anno si cambiano le tradizioni, niente regalo in anticipo! >>

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