Capitolo ventiduesimo

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La mattina seguente quando i ragazzi si svegliarono io avevo già preparato la colazione, ero piuttosto soddisfatta.

"Buongiorno" Steven entrò seguito a ruota da Slash, Duff e infine Axl che chiudeva la fila sbadigliando rumorosamente.

"Che puzza di bruciato" fulminai Duff, Slash afferrò un toast e lo guardò attentamente rigirandolo tra le mani.

"Hai mai cucinato prima Amy?"

"Vaffanculo" risposi rovesciando il caffè caldo in cinque tazze.

"Ei Steven, a te piacciono le cose croccanti, prendi questo" Slash gli lanciò il toast che aveva in mano.

"Ooh, qualcuno che apprezza il mio duro lavoro" dissi mettendo una mano sulla spalla del biondo.

"Io divoro tutto dolcezza" mi fece l'occhiolino.

"Mi faccio una doccia" annunciai una volta finito il mio caffè.

"Ma non hai dormito stanotte?" mi chiese Duff trattenendo a stento una risata.

"No, scusate se non reggo ancora così tanto la vostra preziosa droga da riuscire a dormire appena dopo averla presa" feci una delle mie solite linguacce, risero tutti. Me ne andai scocciata. Vaffanculo, tossici del cazzo.

Lasciai cadere i vestiti a terra, li spostai con il piede in un angolo del bagno e mi buttai sotto il getto di acqua fredda, pochi minuti dopo sentii la porta aprirsi.

"Ehi chi sei? Va via" urlai stridula coprendomi il corpo con le mani, anche se il vetro della doccia era opaco e non si poteva vedere attraverso se non forme rosee vaghe.

"Svuoto la vescica e me ne vado tranquilla" riconobbi la voce di Slash, sbuffai contrariata.

Sentii il getto d'urina cadere veloce nell'acqua del water e feci una smorfia.

"Bleah" sussurrai continuando a lavarmi i capelli con lo shampoo.

Uscì sbattendo la porta, poco dopo qualcuno fece ancora irruzione.

"Avete rotto il cazzo" non ce la facevo più, volevo solo un po' di privacy.

"Amy c'è Izzy che dice di volerti parlare" riconobbi la voce preoccupata di Duff.

"Ah okey grazie, arrivo" mi asciugai alla svelta, corsi in camera mia e misi i primi vestiti puliti che trovai. Avevo ancora i capelli bagnati ma non me ne fregava niente, infilai le All Star distrutte e scolorite senza allacciarle, aprii la finestra e scappai.

Corsi fino alla prima cabina telefonica che trovai e chiamai Billy che mi venne a prendere venti minuti dopo a bordo della sua macchina scassata.

"Sali" disse allungandosi per aprire la portiera del passeggero.

"Che succede?" mi chiese appena partiti lanciandomi qualche occhiata veloce per non distogliere troppo l'attenzione dalla strada.

"Niente domande" rispettava i miei silenzi, per questo chiamavo lui quando mi sembrava che tutto mi stesse scivolando via dalle mani, la mia testa per l'esattezza.

"Dove andiamo?" chiese mettendomi una mano sulla gamba per rassicurarmi

"Lontano di qui" lo pregai con lo sguardo, sperando mi assecondasse.

"Agli ordini capitano!" sorrisi.

Finimmo per cantare a squarciagola le canzoni che amavamo di più degli Aerosmith, dei Pink Floyd, dei Queen, dei Led Zeppelin e dei Van Halen stando ben attenti ad evitare quelle dei Guns.

Una nuvola di fumo riempiva il piccolo rottame a causa dell'erba e delle sigarette, i nostri occhi mezzi chiusi e rossi scrutavano quel nuovo paesaggio fuori dai finestrini sporchi.

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