Capitolo diciassettesimo

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DAL PUNTO DI VISTA DI AMY

Stavo mangiando il gelato alla crema direttamente dal barattolo quando Will entrò nella stanza. Ero seduta sulla cucina con le gambe a penzoloni. I capelli contunavano a sgocciolare bagnando il pavimento.

"Preferivo Gina sai" subito dopo aver parlato, Erin sbucò da dietro la porta, ero convinta se ne fosse andata. Mi fece un sorriso incredibilmente falso che ricambiai.

"Oggi è il giorno delle figure di merda vedo" disse Will che a quanto pare sapeva molto divertito.

"Buono questo gelato" affermai noncurante del fatto che mi avesse sentita, non mi sembrava poi tanto grave.

"Volete?" chiesi allungandolo il braccio verso di loro consapevole che avrebbero rifiutato l'offerta, infatti scossero la testa.

"Allora Amy, è così che ti chiami vero?" annuii distratta, era inutile che faceva finta di non ricordarselo.

"Cosa fai nella vita?" ma questo improvviso interesse per i cazzi miei? Alzai lo sguardo e la fissai per qualche secondo indecisa se rispondere o uscire dalla stanza dopo averle tirato un calcio sugli stinchi.

"La prostituta" sentii William che sputacchiava mentre tratteneva una risata, Erin spalancò gli occhi stupita battendo le palpebre velocemente come un cerbiatto indispettito.

"Sto scherzando, respira" risi e lei mi fulminò, probabilmente non le piacevano le battute.

"Te invece?" avevo colpito nel segno, si era offesa perché pensava che non sapessi che fosse una modella. Se mi concentravo potevo vedere il fumo uscirle dalle orecchie per la rabbia.

"Sono una modella" rispose altezzosa, come fosse la cosa più ovvia del mondo.

"Oh, non l'avrei mai detto" a questo punto Will, nascosto dietro di lei, mi fece segno di smetterla, alzai gli occhi al cielo.

"Sei l'unica a pensarlo a quanto pare" ripose orgogliosa.

"Erin ti sarei grata se non dicessi agli altri che sono qui, non voglio vederli per ora"

"Ah quindi li conosci?"

"In realtà li ho visti solo una volta" mentii, avrebbe sicuramente fatto altre domande private a cui non volevo rispondere.

"Ma si può sapere perché non li vuoi vedere?" mi chiese Will che probabilmente prima di quel momento non si era mai soffermato a pensarci.

"Non voglio e basta" tagliai corto.

"Bhe...se vi interessa saperlo stanno arrivando qui" smisi di mangiare, ogni mio muscolo si bloccò per qualche secondo

"Ma piove tantissimo" risposi guardando fuori dalla finestra indicandola con il cucchiaio e il braccio teso.

"E quindi?" chiese Will

"E quindi quando piove bisogna starsene a casa e basta" risposi scocciata sbuffando. Appoggiai il barattolo sul ripiano della cucina accanto a me e saltai giù.

"Sono chiusa a chiave in camera mia" avvisai superandoli e sbattendo la porta della mia stanza, prevedevo una giornata lunga e noiosa.

Qualche minuto dopo sentii i ragazzi arrivare, per un secondo pensai di uscire dal mio nascondiglio e saltare addosso a tutti loro, perché in fondo, ma in fondo in fondo, mi erano mancati moltissimo. Poi ci ripensai, mi buttai sul letto sbuffando e involontariamente iniziai a pensare al passato.


"Dev'essere questo il condominio, cerca il nome sul campanello" mi alzai sulle punte per leggere ld lettere in alto un po' rovinate.

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