36° CAPITOLO

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Pov's Emily
Mi rigiro nel letto senza prendere sonno. Troppi pensieri in testa, troppe domande senza una risposta valida ed io ne avevo bisogno. Risposte corrette a tutte le mie domande. Volevo la verità e la verità avrei scoperto, a qualsiasi costo. Partendo dalle domande sui miei genitori fino a quelle sull'Ordine.

Mi misi a sedere sul letto e aprii il cassetto del comodino prendendo la foto che mi aveva dato Rose oggi. Dopo di ché mi alzo in rigoroso silenzio e mi infilo le pantofole e, con molta cautela, esco dalla mia stanza chiudendo la porta alle mie spalle, facendo il meno rumore possibile. Mi incammino verso l'ufficio privato di Piton e solo ora mi accorgo di aver dimenticato la bacchetta in camera e di essere al buio.

Maledizione.

Cerco di orientarmi tastando ogni parte di muro in cerca della maniglia della porta per entrare e riuscire ad uscire dalle stanze di Piton per andare in Biblioteca e trovare delle risposte alle mie domande.

Di colpo sento che la mia mamo tasta qualcosa di...morbido e non più la fredda parete in pietra dei sotterranei.

"Williams..."una voce bassa e fredda tuona per tutto il corridoio.

Io, presa dallo spavento per la sua presenza improvvisa, inizio ad urlare.

"Che diavolo fa?! Vuole svegliare l'intero castello?! " dice e con un colpo di bacchetta accende le lanterne del corridoio guardandomi male.

Io, cercando di regolarizzare il mio respiro e il battito cardiaco che era salito alle stelle, lo guardo.

"Di grazia...vuole spiegarmi cosa ci fa a zonzo per il corridoio di notte?"

"Acqua...volevo dell'acqua.." mento. Anche se so che non servirà a molto con lui.

"Stava cercando di rubarla?"

"Perché avrei dovuto rubarla?"

"Di solito una persona che cerca di non far rumore per dirigersi in un'altra stanza, al buio per di più, è qualcuno che vuole rubare qualcosa..."

Ecco. Lo avevo detto io che non sarebbe servito a molto.

"No...io cercavo di non far rumore per non svegliarla..."

"E io le sembro così idiota?"

"No, è ovvio che no."

"Bene. Allora mi illumini: cosa stava facendo o cosa aveva intenzione di fare alle due di notte, sapendo che domani si ha lezione?"

Io lo guardo e non so che rispondergli.

"Io..." lo guardo e poi guardo la porta dietro di lui. Adesso o mai più.

"Lei?" mi guarda e si avvicina a me con un sopracciglio alzato.

"Io ho bisogno di un bicchiere d'acqua!" dico con uno scatto passo sotto il suo braccio e apro la porta dell'ufficio privato, entrando. Essendo tutto al buio, sbatto il fianco nello spigolo dell sua scrivania.

"Ma perché tutte a me?!" impreco.

D'improvviso la stanza si illumina e l'altra porta, quella che conduce fuori dalle sue stanze private, si blocca.

"Williams! Che diavolo le passa per quella mente?!" tuona Piton dietro di me. Dal tono sembrava furioso e tanto anche.

In quel momento pensavo solo al dolore al fianco e a come uscire da quelle stanze. Volevo uscire. Volevo la verità.

Tralasciando il dolore, tralasciando l'ira di Piton, mi diressi verso la porta e provai ad aprirla, ma l'aveva bloccata.

"Apra la porta."

"Io non apro un bel niente! Cosa pensa di fare? Dove pensa di andare?"

"Ho detto mi apra la porta. La prego." mi giro a guardarlo.

"Non glielo ripeterò un'altra volta: dove.pensa.di.andare?"dice scandendo pericolosamente le ultime parole.

Cosa pensi di fare? Non dirgli niente? Se usasse la leggilimansia, saprebbe tutto nel giro di pochi secondi...

La leggilimansia! È violazione della privacy.

Sai quanto se ne starà fregando lui al momento di violazione della privacy...

"Dia ragione alla sua coscienza. Ora mi spieghi, Williams" dice guardandomi.

"Questa è violazione della privacy!"

"Crede che mi interessi qualcosa di violare la sua privacy quando la ritrovo a girovagare per le mie stanze alle due di notte come se fosse una ladra?"

Il discorso non fa un piega.

"D'accordo..." sospiro e mi allontano dalla porta andandomi a sedere in una delle sedie di fronte alla cattedra di Piton, mentre lui era rimasto ancora davanti alla porta delle sue stanze private.

Io lo guardo e poi abbasso lo sguardo.

Lo sento avvicinarsi e sedersi davanti a me, dietro la cattedra.

"Allora?"

Rialzo lo sguardo verso di lui e noto che aveva incrociato le mani e poggiato su di esse la testa, mentre teneva poggiati i gomiti sul tavolo.

"Ragazzi miei, cosa fate svegli a quest'ora della notte?" dice Silente da duo quadro da dietro le spalle del professor Piton.

Guardai il professor Silente e subito dopo il professor Piton, che mi stva fissando, ma aveva lo sguardo perso e gli occhi...quegli occhi in quel momento sembravano irriconoscibili.

Era come se gli si potesse leggere dentro, se solo in quel momento lui ti avesse dato la possibilità di guardare al suo interno abbassando la sua maschera.

"Professore..?" domandai incerta mentre allungavo una mano verso di lui e non staccavo il contatto visivo.

Quegli occhi mi avevano incantato, stregato o qualunque cosa fosse non mi interessava, riuscivo solo a capire che la presenza del professor Silente lo aveva destabilizzato un po'.
Lui parve riprendersi, infatti il suo sguardo divenne il solito di sempre così come la sua espressione.

"Potrei chiedere lo stesso di te Albus. Anche da quadro, non ti è permesso intrufolarti in conversazioni altrui, benché meno nelle loro stanze a questa tarda ora." dice Piton, dando le spalle al quadro.

Perché continuava ad evitarlo così? Che non si fossero chiariti nemmeno loro? Che non si desse pace da quella lontana notte di giugno del 1997?

Perché?

Era questa la domanda che mi risuonava più volte nella mente. Perché?

L'ordine non si rivolge parola, anzi non è in un buon rapporto da quando sono tornati in vita molti dei suoi vecchi membri. Perché?

I miei genitori mi avevano tenuto nascosto tutto questo. Perché? Era davvero solo per il mio bene?

E poi c'era lui. Lui al quale non davano pace ne pensieri ne la gente. Lui che ha passato la sua vita, dall'infanzia all'età adulta, a nascondersi. A nascondere se stesso e le sue emozioni, a causa dei giudizi altrui. Lui al quale il destino ha riservato la più difficile delle sorti, lui che crede che la felicità non gli sia dovuta. Perché?

Perché? Perché tutti questi misteri? Perché più sono vicina alla verità più mi sento lontana? Cos'è che mi manca? Quale tassello della mia vita è stato strappato via alla mia memoria?

⁣Light On Truth: ʟ'ɪɴɪᴢɪᴏ ᴅɪ ᴛᴜᴛᴛᴏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora