Pena./Nevra

62 1 0
                                    

Il cristallo era più limpido che mai, la stanza era avvolta dal riflesso e dalla luce del suo colore acceso e vivo. Vivo come non lo era mai stato prima, vivo per la prima volta dopo tantissimo tempo. Quando Nevra lì di passaggio si fermava ad osservarlo, il suo sguardo era così assuefatto che molti pensavano che fosse legato a qualche sorta di sortilegio impossibile da spezzare. In realtà quando il suo sguardo si perdeva nel suo riflesso desiderava con tutto se stesso che al suo posto ci fosse il suo, ma era fin troppo consapevole che ciò che desiderava non sarebbe mai successo. Ogni volta il senso di colpa gli pervadevano l'animo, quello che era accaduto quel giorno sentiva che fosse anche in minima parte colpa sua. Dopotutto lui lo sapeva. Lentamente avvicinò la mano contro il cristallo, spingendo così forse il palmo quasi a volerlo attraversare inutilmente. La superficie fredda gli metteva i brividi, ma ogni volta che lo faceva sentiva dentro di esso scorre un'energia spaventosa che gli penetrava fin dentro le ossa. Quello forse era l'unico momento in cui il suo cuore riusciva a trovare un briciolo di pace, la vitalità che gli trasmetteva ogni volta che lo toccava era la conferma che forse un giorno qualcosa sarebbe accaduto. Ogni giorno dal momento della sua morte non aveva mai smesso di pensarla, anche in tarda notte la sua mente viaggiava nei suoi ricordi, tra le lenzuola calde e impregnate dal suo profumo, alle dolci risate che gli provocavano una gioia indescrivibile ogni volta che le ascoltava. A Nevra sarebbe bastato anche solo una manifestazione di un secondo, gli sarebbe andato bene lo stesso, anche se fosse poi stata l'unica in tutta la sua vita. Attendeva da due anni ormai quel giorno in cui una volta chiuso gli occhi avrebbe sentito chiamare il suo nome con la sua voce dolce e gentile, come faceva ogni mattina per svegliarlo dai suoi sogni irrequieti. Ma pensava anche che forse loro due fossero fatti per stare lontani, che quella fosse la giusta punizione che si meritava. Quando Nevra fece scivolare via la mano, dall'altra parte del cristallo una figura lo osservava con gli occhi ricolmi di lacrime. Lui in tutti questi anni non era riuscito a scorgerla nemmeno una volta, ma lei era lì ad osservarlo. Lei era sempre stata lì, divisi da una parete tanto sottile quanto estremamente resistente. Il suo spirito era l'unico ad essere rimasto intrappolato fra quelle mura, l'unica che non aveva ancora trovato la pace. Ogni volta che Nevra appoggiava la mano sul cristallo in cerca di un suo contatto, con tutta se stessa imprimeva la sua energia per ricordargli che fosse viva, anche se non li affianco a lui. Forse aveva ragione, loro due non erano destinati a vivere insieme, forse quella era davvero la pena che dovevano scontare. Ma nonostante lei sapesse più di chiunque altro in quella stanza gli errori che aveva commesso, preferiva la morte piuttosto ad una vita privata dal suo calore. Piuttosto desiderava anche la sua di morte.

Eldarya - OneshotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora