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"Guarda, guarda chi si rivede"
Mirko era sempre lo stesso.
Un po' alzato, ma comunque non raggiungeva il metro e ottanta di Fernando.
"Nando!"
I due ragazzi si abbracciarono goffamente. Si trovavano in una trattoria, di quelle scadenti che potevano crollarti in testa da un momento all'altro. Peró lì c'era molta gente simpatica e per quei due era sufficiente.
"Lo so già, tranquillo"
"Cosa?" A Fernando andó di traverso un pezzo di hamburger. Tossì picchiandosi sul petto. Mirko al suo fianco non fece una piega, anzi continuó a mangiare serenamente. Appena si riprese Fernando gli chiese "Precisamente cosa sai? Lei che ti ha detto?"
"Lei? Allora ci avevo azzeccato"
Fernando non lo sopportava quando si comportava così. Da sempre gli piaceva fare il misterioso, quello che ne sapeva una più del diavolo.
"Mirko, ma di che stai parlando?"
Lui sorrise.
"Ecco, vedi, tu non mi chiami mai. Ci sentiamo a ogni morte di Papa e le poche volte che mi contatti sei sempre nei guai, o ti serve qualcosa"
" E allora?"
"E allora, il punto è che sono il tuo migliore amico, cazzo. Non mi va di essere trattato come lo psicologo della situazione"
Mirko fissó il piatto unto e Fernando capì che aveva ragione. Glielo stava per dire, chiedendogli scusa ma l'amico ricominció a parlare.
"Comunque questa volta era diverso. La tua voce nel telefono mi ha fatto capire che c'era qualcosa di forte in ballo. Il tuo modo di parlare. Ci doveva entrare di mezzo una donna. Ma non una qualsiasi, La donna"
Fernando si sentì gelare il sangue e inizió a sudare freddo. La mano stretta a pugno sulla gamba cominció a tremargli. Mirko si voltò a guardarlo, un ciuffo di capelli castani gli ricadde su un occhio facendolo apparire stranamente inquietante. Aprì la bocca lentamente.
"Non pronunciare quel nome. Ti prego non farlo" cominció a cantilenare Fernando nella sua mente.
Ma Mirko non riuscì a sentire l'eco dei suoi pensieri e diede il colpo di grazia.
"Gioia"
Disse quel nome con naturalezza trafiggendo il cuore di Nando da parte a parte tagliandolo in due metà perfettamente simmetriche.
Questo sorrise amaramente accorgendosi che all'improvviso non aveva più fame. "Ci ha preso in pieno. Possibile che sono così prevedibile?" non poté non chiedersi mentre anche la mano che reggeva il panino inizió ad avere dei piccoli spasmi.
Mirko non aveva bisogno della sua risposta. Sapeva di aver ragione.
"Allora cos'è successo stavolta?"
Era sempre così: quando si trattava di Lei, Nando non riusciva a riprendersi. Le emozioni di lui erano amplificate al massimo quando le stava vicino. E Mirko non voleva vederlo soffrire di nuovo.
"L'ho rivista, Mirko. Ma non come l'altre volte, per strada. Lì bastava confondermi tra la gente per non farmi riconoscere. Ma stavolta l'ho vista in un bar. Al Narciso. Cioè ti rendi conto? LEI al Narciso! Appena l'ho vista non volevo crederci. E poi c'era quell'uomo che le faceva il filo. E a me quel tizio non andava a genio."
"Così sei intervenuto. Un'altra scazzottata? Finirai per farti arrestare"
"No. L'ho semplicemente minacciato. Il problema era che a quel punto non potevo andarmene come se nulla fosse e così le ho parlato"
Nando prese una pausa per dissetarsi con un po' d'acqua. La gola gli si era seccata diventando un deserto arido e ruvido.
"C'è dell'altro?" chiese Mirko. Gli sembrava troppo poco per vederlo così agitato. Quando ricominció a parlare, Nando sembrava aver paura al solo pensiero di ricordare.
"Siamo usciti fuori. Ognuno per conto suo. Lei era vestita troppo leggera, dovevi vederla, e pioveva. Quindi le ho dato la mia giacca. L'ho fatto senza pensarci. E l'ho accompagnata a casa. La giacca però adesso ce l'ha sempre lei" Il ragazzo si passò due dita sulle tempie. La testa gli faceva un male cane.
"L'hai fatto apposta" si intromise Mirko con un sorriso furbo.
Nando lo guardó in cagnesco sentendosi colpevole. "Volevo rivederla" cercó di giustificarsi. "Peró adesso penso che abbia fatto una grande cazzata. Mi sono dato la mazza sui piedi da solo"
"È si, hai fatto una grande cazzata. Ma che vuoi farci, sei sempre stato un cazzone" . A quelle parole Nando sorrise leggermente.
"Non preoccuparti. Ti basterà mantenere il controllo. Devi trattarla come se non fosse nessuno d'importante. In fin dei conti dovrebbe essere così visto che non vi siete parlati per quattro anni"
Nando lo ascoltó eppure le parole che pronunciava sapeva che non sarebbero servite a niente. Anche Mirko lo sapeva. Sarebbe successo un casino. Lui e Gioia messi insieme erano una bomba ad orologeria pronta ad esplodere al minimo tocco.
Uscirono da quel posto che puzzava di fritto. Prima di salutarsi e andare ognuno per la propria strada Mirko doveva essere sicuro che lui lo sapesse "Nando, lei sta ancora con quello"
"Lo so. Peró quella sera era da sola. Magari si sono lasciati" disse alzando le spalle. Mirko sapeva che Fernando si stava aggrappando a quell'unica ancora di salvezza, senza sapere che sarebbe stata proprio quell'ancora a farlo affogare. In lui la speranza era davvero dura da far morire perché a quella ragazza che non se lo filava non ci avrebbe mai rinunciato del tutto.
Mirko scosse il capo. "Non sperarci troppo hai capito?"
"Ok, come vuoi tu. Faró attenzione"
Si guardarono negli occhi. Mirko lo fissava serio con un velo di compassione. Fernando ci aveva messo molto, troppo tempo per sfumare i contorni di Gioia dai suoi pensieri e ancora oggi non erano del tutto cancellati. Quel ritorno inaspettato non avrebbe portato altro che guai.

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