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QUATTRO ANNI FA

Per fortuna che non tutto il male viene per nuocere. Dopo quella scazzotta al bar, Nando e quel ragazzo erano diventati buoni amici. E lui in quel momento aveva bisogno di qualcuno che condividesse le sue idee, Mirko non bastava più: lui aveva le due ragazze e non poteva essere del tutto dalla sua parte. Aveva perso la testa per Flavia e questo significava che Nando era passato in secondo piano. Non gliene faceva una colpa comunque, gli avrebbe voluto bene anche se le cose avevano imboccato una strada diversa.
Con Alessandro, il ragazzo del bar, si trovava bene. Quando era con lui almeno un modo per tenergli i pensieri a bada lo trovavano. Anche con gli altri del gruppo era riuscito a far nascere buoni rapporti.
La maggior parte del tempo lo passavano al Narciso, il proprietario per loro aveva chiuso un occhio.
"Siete dei coglioni, ma mi piacete" gli aveva detto. E così le sere si trovavano lì a giocare a biliardo e a rimorchiare ragazze. Beh, la seconda opzione piaceva più ai suoi amici che a Nando. Lui aveva ancora il cuore occupato dal sorriso di Gioia. Quel nome, quando lo sentiva, non aveva ancora smesso di fargli male. E non se la voleva prendere la prima che capitava per rimpiazzarla, anche perché non sarebbe stato facile sostituire la sua ex amica.
"Che gay del cazzo" gli aveva detto Alessandro.
"Pensa quello che vuoi. Non mi importa. Io ancora non ce la faccio" gli aveva risposto Nando.
Alessandro lo aveva mandato a fanculo, però lo poteva capire. In fin dei conti tutti i ragazzi hanno il cuore spezzato dal fascino di una donna. Sarà per questo che sono burberi e impacciati, funzionano male, come pupazzi con qualche difetto di fabbrica, troppo consumati da una lei.
Almeno questo li va riconosciuto: gli uomini sanno amare molto più delle donne. Per tutta la vita sono in grado di portarsi dentro un singolo nome che se lo ripetono a denti stretti per centinaia di volte. Ma non lo ammetteranno mai.
Anche Alessandro aveva sofferto per una ragazza. "La troia" la chiamava, ma tutti quanti sapevano che se l'avesse rivista le avrebbe baciato i piedi pur di riaverla con se. "Se la rivedo giuro che l'ammazzo quella. Le donne sono tutte stronze" gli altri facevano finta di credergli, ma in realtà non ci cascava nessuno. Aveva gli occhi perennemente lucidi quando tiravano in ballo quell'argomento. Poi si scolava una birra e tornava l'Alessandro di sempre, quello spaccone a cui tutti volevano bene.

Solita routine: cena a base di pizza e poi fuori al Narciso a bere alcolici. Avevano appena iniziato a giocare a biliardo e Nando era già in vantaggio. Era molto migliorato in quel gioco, almeno in quello poteva dire di aver avuto fortuna. E come al solito vinceva prendendosi i soldi che gli altri avevano scommesso, anche se alla fine li usava per offrire un giro di birre a tutti i presenti nel locale.
Quella sera però successe qualcosa di nuovo. Una ragazza apparve nel bar portandosi dietro una folata di aria gelida. Piombò con una tale energia da spiazzare Nando distogliendolo dal gioco e facendolo sbagliare.
"Peccato" gli disse lei comparendo al suo fianco. Nando ne fu subito accecato: eh si, era luminosa come una stella, di una bellezza rara, che per piacerti la devi osservare attentamente almeno due volte. I capelli corti le ricaddero sulle spalle quando si appoggiò al tavolo con nonchalance. Erano neri, intensi e lucidi e le incorniciavano il viso addolcendole i lineamenti scolpiti. Il trucco viola sugli occhi le dava un'aria da dura, e il piercing sul labbro inferiore faceva venir voglia di staccarglielo a morsi. Anche il sorriso era strano: un misto tra arroganza e sarcasmo, che se glielo avesse rivolto un uomo, Nando lo avrebbe preso felicemente a botte. Su di lei invece faceva un effetto del tutto diverso che lui non fu in grado di capire.
"Sandra!" La salutó energicamente Alessandro. "Ehi!" lei spalancò le braccia e lo cinse in un abbraccio di quelli che si fanno due persone che si vogliono bene da molto tempo.
Proprio come lui e Gioia.
Nando rifiutó di dar spazio a quel pensiero.
Era un tipetto particolare, quella Sandra. Lo si capiva subito dal modo in cui si vestiva: una minigonna nera con sotto un paio di calze a rete, la maglietta corta che bastava a coprirle i seni, gli anfibi neri che le facevano i piedi troppo grandi. Il tutto arricchito da braccialetti con borchie e orecchini argentati. Era magra, più di Gioia, ma chissà perché a lui il suo fisico piacque molto. Anche la sua risata rumorosa e il suo modo di fare schietto e sicuro.
Ben diversa da quell'altra, angelica nel modo di fare. Forse, pensó Nando, tra loro due sarebbe potuto nascere qualcosa che avrebbe reso felici entrambi.

Diventare amico di Sandra fu più facile che diventarlo con Alessandro. Con lei non c'era voluta una scazzottata, per diventare l'uno parte dell'altra. Del resto, lei era entrata nel suo nuovo gruppo, insieme alla sua migliore amica Michela. Erano belle entrambe quelle due e di certo la presenza femminile in un gruppo di soli maschi non faceva mai male.
Con Sandra si poteva parlare di tutto senza paura di essere rozzi e senza tatto. Lei riusciva a capirti e non faceva pesare il fatto che a quei ragazzi il tatto femminile mancasse di parecchio. Era un po' come un fratello: fumava, si sbronzava fino a vomitare, commentava le partite di calcio e sapeva giocare a biliardo. Nonostante le bestemmie e le parolacce però non smetteva mai di affascinare con i suoi modi di fare: magnetica e imprevedibile come poche, incantatrice come un serpente a sonagli.
Con lei, Nando, piano piano riscoprì il sapore buono della felicità. Il saporaccio della tristezza se ne stava andando, e per la prima volta si rese conto all'improvviso, che per sorridere non aveva necessariamente bisogno della presenza di Gioia.

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