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Era scappato nella notte e correva. Fuggiva da qualcosa o da qualcuno, Nando, da una verità scomoda dalla quale si preferirebbe che dietro si nascondesse una menzogna.
Correva così velocemente che il cervello non aveva il tempo di ragionare sul tragitto da intraprendere, sulle strade da percorrere. Lui andava, guidato dalle gambe.
Faceva freddo, aveva i brividi, e il vento gli faceva piangere gli occhi così che le lacrime di dolore si potessero mischiare con quelle della rabbia.
Dove era diretto non lo sapeva, quello che voleva era andare il più lontano possibile da quel posto che dopo un attimo di felicità gli regalava altruisticamente una montagna di cattiveria.
Ogni tanto una macchina che gli sfrecciava accanto ne illuminava la sagoma, scura e scomposta, e a quegli uomini in macchina appariva come un cerbiatto impaurito dalla luce da cui rifugge. Beh, impaurito lo era, Nando e ancora una volta rischiava di ricadere nelle fauci di un mondo troppo stronzo e bastardo per essere definito bello da togliere il fiato e degno da essere vissuto.

Mirko si guardó attorno.
Nando non aveva preso la macchina, era rimasta parcheggiata davanti al vialetto della casa di Gioia. Probabilmente era scappato a gambe levate.
Chiunque probabilmente adesso si sarebbe messo le mani nei capelli chiedendosi dove potesse essere finito quel ragazzo, ma Mirko non era chiunque. Lui lo conosceva troppo bene Nando per non sapere dove fosse andato: doveva schiarirsi le idee quindi si sarebbe dovuto isolare.

In quel posto si sentiva protetto.
Da sempre Nando quando aveva paura o doveva fare pace con se stesso andava in riva al mare. C'era uno spiazzo, lungo la piaggia, un piccolo cerchio in cui gli alberi si erano fatti avanti a circondarne i lati. Normalmente ci andavano le coppie innamorate a provare piacere, lui invece ci andava per stare insieme con il proprio io, per farci una due chiacchiere.
Era esattamente lì quando sentì alle sue spalle una macchina solitaria parcheggiate nelle vicinanze.
E poco dopo, eccoti sbucare Mirko, cauto e attento a non fare mosse false. Gli si sedette accanto, alla sua destra e, esattamente come lui, si mise a fissare il blu-nero del mare notturno.
Quanti ricordi in quel posto: lui e Sandra, Alessandro completamente ustionato. Oh, se solo Sandra fosse stata lì in quel momento. Lei avrebbe saputo cosa fare, come comportarsi. Forse, doveva andarsene anche lui, questo pensava Nando senza farsi sentire, e magari era proprio quello che avrebbe dovuto fare.
Ma Nando adesso non era sicuro di niente: era esattamente come Amleto, tuttavia la sua scelta era più un "Mollare tutto o continuare a combattere?" piuttosto che un "Essere o non essere".
Per molto non parlarono quei due amici di una vita. Ascoltavano il silenzio e il fruscio delle onde condividendone la bellezza.
"Cosa devo fare, Mirko?" Nando parló quasi senza accorgersene, e Mirko gli rispose altrettanto inaspettatamente: erano concentrati nei loro pensieri, occupati in una conversazione interiore.
"Hai scelto la persona meno indicata a cui fare la domanda, sai?"
Nando sospiró: se non altro avere Mirko al suo fianco lo faceva sentire più calmo.
"Ho rovinato tutto un'altra volta eh?"
"Magari non sei stato tu a combinare questo casino, forse è stato ...."
"Non dirlo"
Mirko si fermò all'istante e guardó Nando prendere un mucchio di sabbia e gettarla in direzione del mare, il vento però ne cambió la traiettoria, lasciando che scomparisse tra le piante che si muovevano lateralmente.
Nando lanciò di nuovo un pugno di sabbia e lasció che stavolta un pochino gli finisse negli occhi.
"Credo che me ne andró"
Mirko si girò di scatto "Cosa? Che vuoi dire"
"Esattamente questo, Mirko, che me ne vado. Questo posto non ha fatto altro che portarmi guai ... forse è l'ora che me ne cerchi uno meglio, di posto in cui stare"
Mirko rise piano "Così è questo che vuoi fare. Scappare dalle tue responsabilità"
Nando si voltó verso di lui fissandolo con aria truce e disordinata. Era quello l'effetto che Mirko voleva scatenare: di sentirsi paragonato a un vigliacco, Nando non lo sopportava proprio. Mirko si alzó avviandosi verso la parte di spiaggia più fredda e bagnata: quando si voltó, fu lui stavolta a guardare male Nando.
"Codardo" gli disse.
Nando scattó come una molta: alzarsi da terra, prendere la rincorsa e scontrarsi con l'amico fu un tutt'uno.
I corpi dei due si intrecciarono, caddero a terra, rotolando sulla sabbia per poi finire nell'acqua bassa del mare.
"Tu non sai niente, niente! Non sai quante ne ho passate e non sai nemmeno quanto io la ami!" Continuava ad urlare Nando.
"Credi davvero di essere l'unico ad aver sofferto? Qui non sei solo tu la vittima, Nando. Non hai idea di come ci siamo sentiti dei cani quando te ne sei andato. Quindi non venire a fare il poveraccio di turno da me perché non ci sto!"
"Fanculo, Mirko, tu l'amore che fa soffrire non l'hai mai provato"
"Hai ragione, forse non posso capirti, ma adesso stammi a sentire - Mirko lo aveva sopraffatto, Nando ormai era troppo debole per continuare a reagire e adesso si trovava a pelo d'acqua con Mirko seduto sul suo stomaco che gli teneva ferme le braccia. Il sale dell'acqua di mare gli bagnava le labbra - riprenditi Nando. E smettila di fare il bambino: il dolore c'è in questa vita, non puoi farci niente, ma non per questo devi lasciar perdere.
E poi anche lei ti vuole"
"No, non mi vuole"
"Si invece! Di Tommaso non se ne fa un cazzo ... e questa situazione, la storia con bambino ... non è una complicazione ma solo una nuova sfida da superare"
"Non so proprio cosa fare Mirko, io a fare il padre non mi ci vedo, non sono capace" Nando chiuse gli occhi lasciando che un onda gli bagnasse il viso.
"Ce la farai invece. Tu ami Gioia vero?"
"Si"
"E saresti davvero disposto a lasciarla sola con un bambino piccolo da crescere? E poi Nando, c'è una buona probabilità che sia tuo figlio. Te ne rendi conto? Il sangue del tuo sangue"
Nando ci pensó su. "Mio figlio" ripetè mentalmente, e più quelle parole si facevano vivide più diventavano un'immagine concreta di lui che giocava con un piccolo maschietto a Guerre stellari, o al principe e alla principessa con una bambina dagli occhi azzurri come quelli della madre.
"Mio figlio" ripetè a voce altra.
"Già, tuo figlio" ribadè Mirko sorridendo alle labbra di Nando che si aprivano a farne intravedere i denti.
I due si alzarono, Mirko diede la mano a Nando aiutandolo ad alzarsi. Erano zuppi, e il giubbotto di pelle di Nando  lo aiutava a sentirsi vivo.
"Io ci sarò, Nando.
Io e Flavia saremo lì ad aiutarvi. Qualunque cosa accada, vada come vada"
Nando gli sorrise di nuovo. "Non avevo dubbi" gli rispose.
Mirko e Nando si guardarono e gridando un "Si" canoro si batterono il cinque con l'incoraggiamento delle stelle e del mare.

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