30. Ary: senza il supporto di qualcuno

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Sembrava che le fiamme smettessero di bruciare, bloccate da una barriera, nonostante fosse chiaro ci fosse ancora molto che le permettesse di avanzare.

C'era differenza tra il verde e marrone della natura davanti ai miei occhi e il rosso, il giallo, il bianco e il nero alle mie spalle. Sembravano appartenere a due mondi differenti.

Sono fuori dal perimetro. Pensai sorridendo.

Mi inginocchiai a terra, con la parete alle mie spalle e il volto rivolto verso l'inferno dalla quale ero appena uscita.

Appoggiai le mani a terra e mi preparai ad evocare le mie fiamme per creare un coperchio di fiamme.

Avrei compresso quel fuoco abusivo nel mio e avrei spento il fuoco con il fuoco.

Poi ad un tratto vidi un movimento estraneo e anomalo delle fiamme e ad un tratto si aprì alla mia sinistra un patto nella foresta a metri di distanza.

Un turbine di fuoco eruttò orizzontalmente e andò a colpire la parete. Quando quella colonna di fuoco svanì vidi accasciarsi una figura umana.

Il tempo di raggiungerlo e il patto che si era creato svanì, inglobato nuovamente tra le fiamme.

Il ragazzo a terra tossì e borbottò qualcosa in quello che mi sembrò italiano.

Quando alzò lo sguardo su di me rimasi a bocca aperta.

«Che ci fai tu qui?!» esclamai sconvolta ritrovandomi davanti Angelo.

«Sei qui?!» esclamò lui a sua volta.

«Tu-tu- tu sei un Imperium?! E Michela? Oddio! Anche Michela?» la mia voce era salita di diverse ottave per la sorpresa, mentre la mia mente cercava di ricavare una spiegazione nel ritrovarmi quella faccia conosciuta davanti a me.

Angelo si rimise in piedi e mi afferrò per le spalle ed esclamò:«Non è il momento! Il tuo amico, il fratello di Eli, è bloccato dentro la nostra prigione! Deve uscire di lì o morirà!»

«Chi? Cosa? Nick?! Perché è rimasto dentro?» mi agitai confusa.

«Mi ha buttato fuori, ma è rimasto dentro per cercarti e...» ma non lo lasciai finire di parlare che mi ero già fiondata di nuovo tra le fiamme.

***

Mi dispiace. Mi dispiace, Arianne.

Le sue parole mi rimbombavano in testa come echi infiniti. Lo stavo ancora tenendo stretto, incapace di lasciarlo andare anche dopo quello che mi aveva detto.

Lui non mi scacciò. Lasciò che finissi le mie lacrime, ma non sapevo se le avrei mai finite.

Mi dispiace.

Quel suo tono di voce... Come se gli facesse male dire quelle parole. E il fatto che le avesse dette senza nemmeno un minimo di esitazione dopo la mia confessione... Faceva più male che mai.

Non ci aveva pensato due volte a dirle.

Il mio petto, che fino a poco a prima bruciava così tanto da stringermi il cuore, tutto ad un tratto divenne vuoto. Un vuoto così statico e immobile, freddo e buio, da farmi provare un dolore mai provato. Un dolore che non si sentiva, ma opprimente e soffocante.

Elements: RimastaTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang