ᴍɪᴅɴɪɢʜᴛ ʟᴇᴛᴛᴇʀꜱ ♡ ᴍɪɴ ʏᴏᴏɴɢɪ

𝟘𝟜/𝟘𝟝/𝟚𝟘

Mi hai chiesto, ieri, tra un sorso di thè e un altro, di vederci di nuovo.
Sei stata bene, hai detto. Era da tanto che non ti sentivi così bene, hai poi precisato un po' intimidita.
Io, dal canto mio, ho parlato poco. Ho preferito ascoltare ciò che avevi da raccontare: trovo la vita delle persone normali molto più interessante di quella di un idol che non ha più nulla da raccontare e che sta solo rimandando l'inevitabile.
Forse sono i tuoi occhi dello stesso colore delle caldarroste che tanto mi piacciono, le stesse che mi ha fatto provare Namjoon di ritorno dal suo viaggio in Italia, le tue guance rosa simili alla tonalità di quella dei fiori di ciliegio, il profumo fruttato dei tuo capelli mossi inumiditi dalla pioggia primaverile, il suono della tua voce, il piccolo difetto di pronuncia che la tua esse ha.
Non lo so.
Davvero, non lo so.
Non so spiegare, non sarei in grado di fartelo capire con le parole.
Ho sempre pensato di essere una frana in queste cose.
Ma sei riuscita a donarmi per il breve tempo di una colazione quella pace che mi mancava da tempo.
Mi hai detto di passare a farti un saluto dove lavori e, nonostante avessi già preso un impegno con Bang Sihyuk per discutere di lavoro, ho deciso di rimandare.
Mi tirerà le orecchie, domani. Eccome se lo farà.
Ma per vedere il tuo sorriso, ho pensato, ne sarebbe valsa la pena.
Sono rimasto fuori dal negozio qualche minuto, con l'ansia di entrare.
Mi sono chiesto più e più volte, prima di mettere piede nel locale condizionato, se il tuo fosse realmente un invito sincero o solamente cortesia, ma dal modo in cui hai reagito posso affermare che era senza dubbio la prima opzione: il tuo viso si è illuminato e, dopo avermi fatto cenno di avvicinarmi al bancone, hai preso due buste di carta tra le mani coperte da guanti di lattice bianchi.
Hai disegnato con un pennarello tre gattini in stile fumetto, aggiungendo con la tua bella grafia un 'grazie' affiancato ad un paio di cuoricini su entrambi i sacchetti e, dentro ad una, hai inserito decine di songpyeon [*1] dai mille colori pastello e, nell'altra, un paio di tokkebi [*2] appena fritti.
Alla confusione che devi avermi letto in viso, hai detto che volevi sdebitarti per la colazione che ti avevo offerto di tasca mia il giorno prima.
Diavolo, che occhio attento che hai.
Un po' t'invidio.
Ti ho chiesto da quanto tempo lavorassi lì mentre accettavo i sacchetti che mi porgevi da dietro il bancone e mi hai risposto che è da quando avevi diciotto anni che aiutavi i tuoi genitori nell'attività di famiglia.
Ora ne hai ventisette. Come me.
Com'è possibile, mi sono domandato tra me e me, che io non ti abbia mai notata prima di allora?
Per anni ho percorso la stessa strada per dirigermi al lavoro, per anni non ho mai sollevato lo sguardo dal mio PC durante il tragitto in taxi, per anni mi sono perso tra gli impegni e la paura di non riuscire più a stare al passo col mondo.
Quanto può rivelarsi strano e imprevisto il destino: se ci pensi, mi è bastato guardare fuori dal finestrino per trovarti.

*1 [torta di riso coreana tradizionale dal ripieno dolce di semi di sesamo, miele e zucchero, simile al mochi giapponese ma più glutinosa e gommosa]

*2 [hot dog ricoperti di pastella fritta]