chapter 5: smoke

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Quella notte non riuscii a dormire nulla.

La mia testa era avvolta dai pensieri e la mia indecisione sul da farsi continuava ad aumentare.

Così verso le quattro e mezza di mattina tornai nel balcone e se mai avessi di nuovo incontrato Berlino sicuramente non avrei dovuto rivolgergli la minima parola o sarebbe stato peggio.

Mi sedetti di nuovo sulla sedia di legno, senza però aver nulla da fumare.

Avevo proprio bisogno di un'altra sigaretta e da chi prenderle se non da Berlino.

Sgattaiolai di nuovo nella grande casa provando a dirigermi nella stanza affianco alla mia, ovvero quella di Berlino.

Non mi sarei fatta scoprire, sapevo che teneva le sigarette nel mobile d'entrata della camera, l'avevo visto quando quella volta per sbaglio c'ero entrata.

Aprii lentamente la porta accertandomi che Berlino non fosse sveglio.

Non sentivo nessun rumore, sembrava dormire.

Così riuscii a sfilare una sigaretta dal pacchetto, mi girai per tornare nel balcone ma ecco che davanti mi trovai Berlino.

Come non detto.

«Che ci fai nella mia stanza?» mi squadrò con uno sguardo a dir poco glaciale.

Rimasi in silenzio e deglutii mentre i suoi occhi profondi continuavano a fissarmi in attesa di una risposta.

«Nulla è che è buio e io sono andata al bagno e poi ho sbagliato stanza ed eccomi qua, me ne vado» borbottai velocemente.

«Non sarebbe la prima volta che sbagli stanza, ma mi dispiace dirti che in bagno c'ero io» avanzò verso di me finché non mi trovai con le spalle al muro e lui posto davanti a me.

Avvicinò di nuovo il suo viso al mio ma stavolta i nostri nasi si stavano sfiorando e i nostri sguardi erano nuovamente molto vicini.

«Capisci che intendo quando dico che hai coraggio ragazzina? Sei entrata nella mia stanza rubando... ed è esattamente questo che devi fare nella Zecca, solo più in grande» riuscivo a sentire nuovamente il suo respiro sul collo che mi fece rabbrividire e lui sembrò notare la cosa.

«È questo l'effetto che ti faccio eh?» rise rumorosamente per poi spostarmi una ciocca di capelli dietro all'orecchio e successivamente le sue labbra fredde di spostarono sul mio collo.

«Berlino...» ansimai provando ad allontanarlo ma i nostri corpi erano praticamente attaccati e la situazione sembrava non dispiacere.

«Rimani Atene» mi sussurrò poi all'orecchio moridicchiandomi lobo e allontanandosi senza pronunciare alcuna parola.

Cosa era appena successo?

****
Dopo quello che era successo con Berlino, quella notte non chiusi occhio, ma le mie idee ora erano chiare, sarei rimasta.

Se uno come lui aveva detto che avevo coraggio, era vero, probabilmente lo avevo anche se non mi sentivo affatto coraggiosa, anzi tutt'altro.

Così di prima mattina, quando ancora tutti dormivano raggiunsi il professore, sapevo che lui si svegliava sempre un po' prima degli altri per preparare la lezione, così mi diressi verso l'aula da cui però sentivo provenire più di una voce.

Cercai di origliare alla porta e rimasi sorpresa sentendo che stava parlando con Berlino.

«Atene ha deciso di rimanere» lo sentii a malapena dire.

Spettava a me dirlo... come mai ci teneva così tanto che rimanessi lì? Infondo non mi poteva quasi vedere.

«Bene, bene ne sono felice, una come lei serve davvero qui dentro» sentii dire il professore dall'altra parte della porta e quelle parole mi riempirono il cuore di gioia.

«Sono davvero così tanto utile?» spalancai la porta con un sorriso a 32 denti.

«Sono felice che tu abbia deciso di rimanere» si tirò su gli occhiali sfoderando poi uno dei suoi soliti sorrisi e venendo in contro per abbracciarmi.

Vidi con la coda dell'occhio Berlino con un mezzo sorriso sulle labbra, non l'avevo mai visto sorridere se non ridere spavaldamente.

«Non me ne vado, non adesso» mi staccai dall'abbraccio del professore per poi rivolgere un ultimo sguardo a Berlino.

Infondo era stato lui a convincermi di rimanere.

Osservandolo mi ritornò in mente ciò che era successo tra noi la sera precedente.

Le sue labbra sul mio collo e i suoi morsi non uscivano dalla mia testa.

Rabbrividii di nuovo al pensiero, ma per fortuna a distrarmi da esso entrò Nairobi spalancando come al suo solito, la porta dell'aula.

«Buongiorno bellissime creature» si sedette poi nel suo banco.

«Qualcuno si è svegliato di buon umore qua» risi vedendola così allegra.

«Ho sentito che rimani qui» sorrise

«Ebbene sì Nairobi»

«Ora ti riconosco» sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi, infondo anche lei aveva cercato in tutti i modi di farmi rimanere e gliene ero grata.

Pian piano la classe si riempì con gente sbadigliante il cui unico pensiero era tornare nel letto a dormire, in particolare Tokyo sembrava essere molto stanca.

In questa lezione il professore ci spiegò come avremmo fatto ad uscire dalla zecca una volta completato il nostro lavoro.

Seguire ogni lezione stava diventando sempre più complicato ed impegnativo, ci voleva davvero tanta concentrazione e fin dai tempi della scuola io mi distraevo spesso.

«Ragazzina» sentii la voce di Berlino chiamarmi nel banco dietro.

«Smettila di giocare con quella penna e stai attenta, non vorrai farci ammazzare tutti...»

Ecco che era ritornato il solito stronzo odioso, ma infondo riuscivo a sopportarlo.

Così posai la penna con la quale stavo giocando seguendo più attentamente le parole del professore.

«Dopo ti devo parlare» sentii sussurrare Berlino.

E ora, che avrà da dirmi?

hey! scusate il lungo periodo d'assenza ma riecco un nuovo capitolo, spero vi piaccia.

Niente da perdere ~BerlinoWhere stories live. Discover now