chapter 3: i leave

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«Tutto bene ieri sera? Sentivo delle urla» chiese Rio seduto accanto a me durante la colazione.

«Solo uno stupido incubo tranquillo» gli sorrisi, sembrava piuttosto agitato.

«Io non ho dormito cazzo» mangiò un biscotto al cioccolato.

«Non sei l'unico»

«Io non ho mai fatto una cosa del genere capisci, ero solo un hacker di computer, non ne sono in grado». abbassò la voce per non farsi sentire dagli altri

«Io fino a qualche settimana fa ero ancora con la mia famiglia, quindi immagina» sbuffai

«Che è successo poi?» chiese

«Niente domande personali, ricordi?» sorrisi

«Già scusa» ricambiò il sorriso

«Ma magari un giorno te lo dirò» mi alzai poi dalla tavola andandomi a sedere nel prato vicina a Nairobi e Denver.

«Ehi, tutto bene Atene?»

«Sarai la centesima persona che mi fa questa domanda, sto bene davvero» dissi a Nairobi e anche a Denver.

Già, me l'avevano chiesto tutti, dal primo all'ultimo si erano preoccupati per me.

Tranne Berlino.

Non so se gli stavo antipatica o mi vedeva come una sottospecie di minaccia, ma tutto quello che riguardava me non gli interessava minimamente.

Vidi quest'ultimo sedersi nel prato affianco a me.

«Quindi?» chiesi

Lui mi guardò con sguardo interrogativo.

«Con quello che hai detto ieri vuoi insinuare che mi farò ammazzare?» non avevo smesso un attimo di pensare alle sue parole del giorno precedente.

Lui fissò per un attimo il vuoto per poi guardarmi negli occhi.

«Ne sono sicuro» si alzò poi dal prato ma volevo andare affondo in questa discussione, così mi alzai seguendolo.

«Vorresti dirmi che tu non hai paura?» gridai mentre lui si fermò girandosi verso di me.

«Io non ho nulla da perdere» rispose

«Nemmeno io Berlino, nemmeno io»

«Non dire cazzate, tu sei giovane, con una vita davanti»

Mi avvicinai a lui con sguardo di sfida e puntandogli il dito.

«Tu non sai un cazzo di me Berlino, proprio un cazzo»

Me ne andai poi rientrando nella casa e correndo in camera aspettando che iniziasse la lezione.

«Posso?» sentii bussare alla porta

«Entra» Nairobi si sedette nel letto accanto a me accarezzandomi la schiena.

«Non fare caso a lui, il suo unico obbiettivo è terrorizzarti, vuole farsi temere, ho già capito il tipo di persona che è» disse Nairobi

«Io ho paura Nairobi, ha ragione lui ho tanta paura» dissi scoppiando a piangere nelle sue braccia.

Ero troppo fragile per una cosa del genere, troppo sensibile, non avrei mai dovuto accettare quell'accordo.

Niente da perdere ~BerlinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora