chapter 2: nightmare

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«Credo che per oggi sia tutto.» concluse il professore.

«Potete andare nelle vostre camere, tra qualche ora ci ritroveremo tutti per la cena». uscì poi dall'aula accompagnato da tutti gli altri.

Avevo un assoluto bisogno di riposo.
Nel garage dove mi nascondevo avrò dormito massimo un'ora in due giorni e a momenti svenivo per la stanchezza.

Così, mentre gli altri si dirigevano nel giardino per parlare o bere un po', io aprii la prima camera che mi trovai davanti e mi buttai nel letto davanti a me.

Devo ammettere che non era del tutto comodo, ma in quel momento sarei anche riuscita a dormire sull'acqua.

«Scusa?» una voce mi fece sobbalzare, non si quietava un secondo.

«Che c'è? Devo riposare» risposi non curante nemmeno del fatto di chi ci fosse sulla soglia della stanza.

«Si da il caso Atene, che questa sia la mia stanza»

Così finalmente mi alzai dal letto trovandomi davanti il signor Berlino.

«C'è scritto il tuo nome nella porta? Non mi sembra» domandai abbastanza irritata mettendomi a sedere.

«Quindi ora se non ti dispiace torno a dormire» mi ributtai poi nel letto.

«Atene, Atene, Atene» si sedette nella sedia davanti al letto.

«Vedi, io sono a capo di questa rapina»

Mi rialzai dal letto sedendomi a gambe incrociate per poi guardarlo negli occhi.

«Quindi?» domandai con aria di sfida.

«Vedi di fare come ti dico ed esci da questa stanza» disse sempre lui con la sua aria da superiorità.

«Altrimenti?» stavo giocando il suo stesso gioco.

Lui si sistemò i polsini della camicia per poi ridere in modo parecchio fastidioso.

«Altrimenti tu all'interno della Zecca non durerai cinque minuti, dovrai sempre stare ai miei ordini, quindi è meglio se cominci da adesso».

Gli risi in faccia, pensava davvero di farmi paura?

«Non mi fai paura Berlino» mi avvicinai più a lui per poi scansarlo e uscire dalla stanza.

Sarei anche rimasta più tempo a discutere e se mi ci fossi messa magari l'avrei anche avuta vinta, ma la stanchezza prevaleva su di me, così trovai un'altra stanza e questa volta accertandomi che nessuno sarebbe arrivato a disturbarmi, mi addormentai.

****

«Atene, svegliati forza» la voce di Nairobi che tentava ormai da minuti di svegliarmi rimbombava nelle mie orecchie.

«È ora di cenare, stavamo aspettando solo te».

Mi alzai stropicciandomi un po' gli occhi e sistemandomi i corti capelli castani.

Arrivai in giardino dove il lungo tavolo carico di cibo era posizionato.

La prima cosa che notai appena arrivata fu lo sguardo penetrante di Berlino, se pensa di mettersi contro di me fa un grande errore.

Mi sedetti di fronte a lui ignorandolo.

«Prossima volta si gradirebbe puntualità da parte di tutti, che ne dite» disse poi quest'ultimo.

Nairobi, seduta vicino a lui, gli diede una gomitata ma io di certo, non mi sarei abbassata ai suoi livelli.

«Avete ragione, scusate è che ero molto stanca» mangiai poi un boccone di pollo.

Probabilmente nemmeno lui si immaginava che potessi essere così calma e controllata, così gli lanciai un ultimo sguardo soddisfatto per poi finire tranquillamente il mio pasto.

La serata passò restando a tavola a parlare e a ridere un po', i miei compagni cominciavano a starmi davvero simpatici, soprattutto Nairobi, era un peccato che non avrei potuto sapere un po' più su di loro ma purtroppo la prima regola era proprio quella.

Tornammo poi, in ordine del professore, nelle nostre stanze, ci ordinò di dormire il prima possibile essendo che il giorno dopo ci saremmo dovuti svegliare di prima mattina per la lezione.

Tornai così in stanza, mi sdraiai sul letto e nonostante avessi dormito sostanzialmente tutta la giornata, in pochi minuti mi addormentai.

***
«Atene porca puttana svegliati».

Mi alzai lanciando un urlo che probabilmente risuonò in tutta la stanza.
Davanti a me erano posizionati Tokyo e Berlino.

«Cazzo scusate, ho avuto un incubo».

Tokyo chiuse la porta della stanza asciugandomi con un fazzoletto di stoffa il sudore.

«Ti si sentiva urlare» disse Berlino sedendosi accanto a Tokyo.

Tokyo mi guardò per un attimo con aria abbastanza preoccupata.

«Vuoi parlarne?»

«Sono le tre di mattina Tokyo, non credo sia il caso» Berlino come sempre esprimeva molto la sua sensibilità.

«Non ha importanza, tornate pure a dormire, mi succede spesso» mento.

Era la prima volta che mi accadeva una cosa del genere.

Tokyo mi rivolse un ultimo sguardo per poi uscire dalla stanza.

«Tu non vai?» chiesi a Berlino vedendo che si era fermato sulla soglia della porta.

«Tu hai paura non è vero?» domandò tutto ad un tratto.

«Cosa?» risposi confusa.

«Non lo hai detto ma posso immaginare cosa hai sognato, la rapina».

Non so come aveva fatto, ma era vero, era la rapina che avevo sognato e aveva ragione, avevo una fottuta paura di non uscire viva da lì.

«In questa rapina non abbiamo bisogno di gente che abbia paura o sarà la prima a farsi uccidere»

Così di certo non mi stava aiutando.

«Tutti abbiamo paura qui dentro Berlino». mi rimisi sotto le coperte.

«Buonanotte Atene» uscì poi dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.

È brutto da ammettere, ma aveva ragione, sarei probabilmente stata la prima a farmi uccidere.

UEI! In onore del compleanno di pedro pubblico un nuovo capitolo quindi ecco :)
spero come sempre vi piaccia e AUGURI PEDRO TI AMIAMO ❤️

Niente da perdere ~BerlinoWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu