chapter 6: no more distractions

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L'unico mio pensiero negli ultimi minuti di lezione del professore era ciò che mi avrebbe detto Berlino.

Quell'uomo era imprevedibile in qualsiasi cosa dicesse o facesse.

Ma dal suo rimprovero di pochi minuti prima, non potevo che aspettarmi una ramanzina.

A lezione terminata, tentai di uscire per prima dall'aula per evitare Berlino, ma inevitabilmente sentii la sua voce chiamarmi.

«Atene dove scappi?» l'aula nel mentre si stava svuotando.

Incrociai lo sguardo di Nairobi che mi guardava come dire "stai allerta con lui".

«Che c'è Berlino? Mi sembra che abbiamo già parlato abbastanza o sbaglio?»

Si schiarì la voce.

«Non farmi pentire di quello che ho fatto.»

«Cosa avresti fatto Berlino?» domandai piuttosto confusa.

«Non ho convinto a far rimanere nella rapina una persona che non ascolta le lezioni e si distrae con una stupida penna» alzò il tono di voce

Stava per dire qualcos'altro, ma immediatamente lo interruppi.

«Tu mi hai convinta?» questa volta stavo alzando io il tono di voce.

Ed ero molto più preparata ad una discussione di quanto lo fossi le volte prima.

«Se io sono rimasta qui è perché lo voglio, non perché me l'hai detto tu, è chiaro?» lo guardai con aria di sfida.

Infondo sapevo che era lui ad avermi convinta a rimanere, era lui ad avermi dato coraggio, e lo sapevo con tutta me stessa, ma se lui l'avesse saputo avrebbe capito di potermi comandare a modo suo.

Più di quanto stesse già facendo.

Rimanemmo entrambi in silenzio per qualche secondo.

Sul suo volto poi apparve un sorrisetto spavaldo e sistemandosi la cravatta uscì dalla stanza.

Cosa stava cercando di ottenere?

Uscii dall'aula cercando la mia stanza e trovandoci dentro Nairobi, che stava sfogliando una rivista, probabilmente di moda.

«Sono così felice che tu abbia deciso di restare» staccò lo sguardo dalla rivista alzandosi dal mio letto e dandomi un abbraccio.

«Cos'è che ti ha fatto cambiare idea?» rimasi in silenzio per pochi secondi, cercando di elaborare una risposta di senso compiuto.

Ma lei mi precedette.

«Berlino, vero?» ancora non mi spiego come quella donna facesse a capire tutto così in fretta.

«No, beh-» mi interruppe

«Lo sapevo cazzo, Atene» posò la rivista e si mise davanti a me, guardandomi dritta negli occhi con uno sguardo tagliente.

«Non puoi farti manipolare in questo modo da lui, non camperai molto sennò».

«Adesso tutti pensate che io sia una persona insicura e fragile cazzo, non era questa l'impressione che volevo dare» mi sedetti sul letto con la testa tra le mani.

Nairobi si affiancò a me, appoggiando una mano sulla mia schiena.

Capiva il mio stress.

«No, non lo penso affatto, tu sei forte, sei forte eccome». continuò ad accarezzarmi la schiena tentando di sollevarmi un po' il morale.

«Ma si è capito che Berlino per te è un punto debole e non in senso buono».

*****

All'ora di pranzo non avevo intenzione di scendere per mangiare, così rimasi stesa nel letto.

Pensieri di ogni tipo correvano nella mia testa, dalla rapina, alle parole di Nairobi.

Tutto andava bene finché i miei pensieri non toccarono ciò che era accaduto la sera precedente.

Fino a quel momento non avevo avuto modo di pensarci accuratamente, o meglio, non volevo pensarci, ma in quel momento, quelle brevi scene di me e Berlino così vicini riaffioravano nella testa.

Continuavo a domandarmi perché fosse successo, perché lui fosse così tanto vicino a me quella notte, così tanto da poter sentire il suo respiro.

Qualunque persona avrebbe fatto meglio a parlarne, ma con Berlino sarebbe stata solo una perdita di tempo e probabilmente avrebbe peggiorato i miei dubbi.

Berlino in questa rapina per me era solo una cazzo di distrazione, un problema in più che di certo non serviva.

Da quel momento in poi, avrei fatto di tutto per evitare anche solo una minima parola con lui.

«È permesso?» vidi Rio dalla porta
leggermente aperta.

Aveva in mano un piatto d'uva che appoggiò sul comodino.

«Mangia qualcosa»

Lo ringraziai e iniziò a farmi domande che da lì a poco tutta la banda mi avrebbe fatto e alla quale io non avrei mai risposto con la verità che solo Nairobi aveva capito.

Nel pomeriggio raggiunsi gli altri membri della banda che radunati al tavolo stavano giocando a carte.

Non ero molto in gamba e questo i miei compagni lo notarono battendomi ad ogni partita.

****

Arrivò la notte, che come sempre non mi lasciava nemmeno un'ora di sonno.

Mi chiedevo come facessero a dormire così tranquillamente gli altri sapendo che da lì a poco ci sarebbe stata la rapina più grande della storia.

Sarei voluta andare volentieri sul balcone, con una sigaretta in mano ed un bicchiere di vino, ma l'ansia di incontrare Berlino, e che quello successo la notte prima potesse anche solo lontanamente accadere era molto grande.

Guardai l'ora: 4.45

Tra meno di 4 ore sarei dovuta essere alla lezione del professore.

E questa volta senza distrazioni.

«Atene lo so che sei sveglia» una voce mi fece sobbalzare.

Riconobbi subito la persona nonostante fosse buio.

«Torna a dormire Berlino.» mi misi il cuscino sopra la testa per cercare di non sentirlo.

Ma ovviamente lo sentivo eccome.

Senza permesso entrò nella mia stanza nonostante io gli dicessi ripetutamente di andarsene.

Questo suo giochetto non sarebbe mai cessato.

Sapeva come mi faceva sentire e gli piaceva potermi manipolare a suo piacimento.

Gli piaceva farmi impazzire.

«Ieri sera non mi sembrava che volessi mandarmi via però» lo sentii ridacchiare.

Tolsi la testa da sotto il cuscino.

«O mi sbaglio?» si avvicinò nuovamente a me e io non indietreggiai, o meglio, non volevo indietreggiare.

dopo un periodo di lunga assenza ho capito che questa storia va assolutamente continuata quindi ecco qua! questo capitolo non è il massimo lo so, ma ne arriveranno di più belli a breve.

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⏰ Last updated: Sep 09, 2021 ⏰

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