BOLLE

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Sabato, oggi non c'è scuola.
Per lunedì devo fare un disegno sulla storia di una bimba che dava falsi allarmi e alla fine è morta, mangiata dal lupo, come il nonno, ma lui non è stato mangiato dal lupo, lui stava sdraiato in un letto in ospedale.
Ci andavo a volte con la mamma a portargli il pranzo, una volta siamo andati in un negozio con camice e pantaloni lucidi e coloratissimi e abbiamo comprato un set per il nonno da indossare al funerale, non glie lo visto a dosso, ma sono sicura che lui era l'unico ad essere colorato, noi eravamo tutti bianchi.

Anche il mio disegno sarà coloratissimo, ma la matita blu non collabora, sono sedici minuti che sono accovacciata sul bidone a temperare e la punta continua a staccarsi. È difettoso il temperino o è la tecnica che mi manca?
Bam! Sento la porta della camera sbattere e vedo mia sorella buttarsi nel letto e rimane sdraiata a pancia sotto. Si chiama Ai [爱], che vuol dire "amore". I miei hanno sbagliato completamente nome, dovevano chiamarla Nù[怒], "rabbia".

Continuo a temperare, ma sento la pelle del mio indice sfilarsi un po', come quando un vecchio calzino perde elasticità e inizia a scivolarti alla pianta dei piedi quando cammini.
Allora smetto e mi guardo la mano, dove prima stringevo la matita di è gonfiato un pallino pallido, dà un po' fastidio, sia come sensazione che alla vista. Chiedo a mia sorella cosa sia, ma non mi parla così corro da mamma, lei dice che non è niente e va lasciato stare. Ma tornata alla scrivania la tocco comunque. È strano, pizzica un po', ma dopo un po' sembra quasi piacevole. È divertente. Lo premo leggermente, la strizzo ai lati, la accarezzo, poi mamma grida da di sopra che si mangia. Mi alzo e arrivo alla porta, Ai è ancora lì scrollando la chat sullo smartphone. « Mamma ci ha chiamato.» Non mi risponde. «È pranzo» Questa volta fa un «Uhm.» e continua a ignorarmi. Così mi avvicino e la tiro per il piede, subito dopo si innervosisce e mi spinge via. Io cado a terra, lei è rossa di rabbia, tutta corrucciata. Sbuffa e torna a sdraiarsi e io corro di sopra. Non si fa così. Arrivo in cucina, ci sono costolette di maiale e okra saltato in padella, e riso ovviamente.
«Ancora non arriva?».
«No, non vuole.».
Mamma si alza e va di sotto.

E sono sola, di nuovo. Tenere il cucchiaio con una bolla sull'indice non è facile. In realtà non ho neanche fame, quindi continuo a stuzzicare il pallino per un po', da vicino posso vedere le mie impronte digitali allargare dal gonfiore. Sento improvvisamente gridare, mi è venuto un colpo e ho premuto troppo forte, la bolla è scoppiata e un'acquetta strana è uscita. La pelle brucia, fa più male. Quando mamma ha visto ha tagliato via la pelle staccata e mi ha messo un cerotto.
Alla fine, mi sono tenuta un cerotto per tutto il fine settimana e i giorni successivi. È stato molto difficile colorare, non osavo stringere troppo le matite e ho impiegato più tempo del dovuto per completare il disegno.

Morale della storia, le bolle vanno lasciate stare, lascia che si sgonfino da sole, se esplodono creano solo problemi.

Fine.

Racconti in pilloleWhere stories live. Discover now