Niente nell'architettura del maneggio era cambiato da quando me n'ero andata, ormai cinque anni prima. La struttura, moderna ed imponente, sembrava appositamente tirata a lucido per l'evento. Il ghiaino sul quale stavamo camminando, le palizzate bianche dei recinti e i vasi di gerani alle finestre dei locali e dei box: tutto pareva risplendere sotto i raggi del sole.

Superato l'enorme campo coperto, la giostra e il Club House, i box si aprivano su entrambi i lati in due file che parevano non aver fine ed io imboccai con sicurezza quella di sinistra.

Le ragazze dietro di me trattennero il fiato. Potevo capirle. Pavimentazione in gomma nuova di zecca ed infissi di legno, illuminazione artificiale, ventilatori da soffitto: quei box erano piccoli appartamenti di lusso.

«Com'è che conosci il maneggio?» mi chiese Sofia, affiancandomi con Oxford.

«Venivo qui, prima di conoscere Michele» dissi, accorciando la longhina di Tramontana, che si era già appiccicata al sauro.

La ragazza aprì la bocca, sconcertata. 

«Tu venivi qui?» ripeté, guardandosi intorno. «E com'era?!»

«Snob» le risposi di getto, facendola scoppiare a ridere.

«Posso immaginare» mormorò lei, dopo un attimo. «Io non cambierei il maneggio di Michele per niente al mondo.»

Annuii. Per me era esattamente lo stesso.

«Quando sarai in campo prova te ne renderai conto» aggiunse, scuotendo la testa con aria vagamente divertita. «Siamo mosche bianche, le uniche senza speroni e senza chiudibocca. Gli altri ci guardano strano, a volte ci prendono in giro.» La ragazza sogghignò. «Ma si zittiscono quando rubiamo loro il primo posto.»

Se non fossi stata così in subbuglio, probabilmente avrei riso di fronte al suo commento, ma tutto quello che mi uscì di bocca fu un verso strozzato, come un singhiozzo.

Ormai intravedevo l'uscita in fondo al corridoio ed iniziai a contare tra me e me, facendo fermare Tramontana quando fummo di fronte agli ultimi sei box.

«Questi sono i nostri» annunciai, mettendomi da parte con Tramontana per far passare le altre ed i loro enormi destrieri.

Sofia e le ragazze avrebbero partecipato ad una gara che si sarebbe svolta nell'arco di due giorni, per cui il maneggio aveva messo a loro disposizione dei box per la notte. Inoltre avrebbero gareggiato nel primo pomeriggio, per cui potevano far riposare gli animali per tutto quel lasso di tempo.

Quanto a me, mi aspettavo di dover iniziare a preparare Tramontana a breve, per cui ero in attesa di Michele e delle sue istruzioni. Infatti avrei gareggiato quella mattina ed il mio concorso si sarebbe concluso in giornata ma, in via eccezionale, potevo usufruire di un box anche io, in caso avessi voluto far riposare Tramontana, più tardi. Tanto di box in quel maneggio ne avevano in abbondanza, pensai, guardandomi intorno in quelle file sconfinate. C'erano spaziose stalle su ogni lato, dalle cui finestrelle si affacciavano i cavalli più curiosi, attirati dal rumore che stavamo facendo. Sbirciando dai box che invece mi parevano vuoti, vidi che i loro ospiti stavano semplicemente sonnecchiando all'interno.

Osservando bene i nostri vicini e le loro targhette, poi, mi accorsi che nessun cavallo era di proprietà del maneggio: provenivano da quelli vicini e di conseguenza si trovavano lì in quanto ospiti e rivali, esattamente come noi.

«Sarah, puoi mettere dentro Tramontana anche tu» disse Sofia, che stava uscendo dal box di Oxford, la capezza sulla spalla. 

A giudicare dal sorriso comprensivo che mi rivolse, si doveva essere accorta che non avevo idea di come comportarmi in assenza di Michele.

My dream come trueWhere stories live. Discover now