Quattro

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La scusa si presentò presto, sotto forma di un viaggio di lavoro di più giorni, un meeting importante con altri capi di aziende collegate alle imprese Togami. Byakuya decise di portare Makoto con sé con una scusa; era l'occasione perfetta per avvicinarsi.

«Davvero vuoi che venga con te?»

«Sì. Non viaggio mai da solo, ed averti con me potrebbe aiutarmi. Dopotutto sei il mio segretario, ricevi tu le mail e sai che mi piace essere aggiornato in tempo reale se ci sono novità. Puoi prenderlo anche come un momento di stacco, almeno dalla solita routine. Dovrai accompagnarmi anche alle riunioni, così da aiutarmi se dimentico dettagli importanti durante le discussioni.» Era una mezza verità. Era vero che avere Makoto con sé poteva aiutarlo nelle discussioni, fornendogli i dati per giustificare le proprie argomentazioni; ma dall'altro lato Byakuya aveva già fatto altri viaggi di lavoro, senza mai avere qualcuno assieme a lui. Aveva sempre viaggiato solo ed aveva sempre portato onore alla propria azienda. Insomma, la sua era una scusa bella e buona per convincere Makoto a venire con lui.

«Va bene, volentieri, in effetti sembra interessante.» Makoto rispose con un sorriso, come suo solito, iniziando subito a prodigarsi per prenotare volo ed hotel per entrambi.

«Due camere singole, giusto?» Byakuya ci pensò. Sì, condividere la stanza sarebbe stato fuori luogo, non era affatto il caso. Diede l'O.K a Makoto, che in quattro e quattr'otto aveva sistemato tutto per il viaggio.

La partenza fu tre giorni dopo. Dovevano trovarsi in aeroporto alle 8 del mattino, per poi fare il check in assieme ed imbarcarsi in tempo per le 10. Per arrivare in aeroporto Byakuya avrebbe impiegato solo mezz'ora, le sue valigie erano già pronte, si sarebbe dovuto solo lavare e vestire. Avrebbe potuto svegliarsi con calma alle 7.
E invece era in piedi dalle 5 del mattino. Byakuya non riusciva a dormire, non si era mai sentito tanto nervoso in vita sua e non lo capiva. Continuava a pensare a quanto poco mancasse prima di partire per il viaggio di lavoro assieme a Makoto, ma il tempo passava comunque in modo dolorosamente ed infinitamente lento. La realtà era che non vedeva l'ora. Avrebbe viaggiato in aereo, vicino a Makoto; sarebbe andato in albergo, assieme a Makoto; avrebbe partecipato alle riunioni ed alle cene, sempre assieme a Makoto. Spesso quegli eventi si rivelavano noiosi, inutili, una scusa per trovarsi tra uomini importanti a far finta di parlare di lavoro, per poi organizzare squallide cene dove non si parlava di nulla e tutti davano prova della loro vacuità. La verità è che Byakuya detestava la maggior parte di quegli uomini che forse avrebbe potuto definire "colleghi in affari"; li trovava scialbi, ignobili a volte. Persone misere che avevano ottenuto ciò che avevano per pura fortuna o giocando sporco, senza mai veramente lavorare per ottenere quello che avevano in pugno. Byakuya si sentiva diverso, assolutamente non parte integrante di quel gruppo, ma alla fin fine non gli dispiaceva. Forse non era bello, ma si sentiva migliore di loro. Lui, almeno, aveva un certo rispetto di ciò che faceva, aveva una sua onestà.

Al pensiero che Makoto dovesse avere a che fare con quel genere di persone ed interagirci, Byakuya sentiva lo stomaco rivoltarsi. Aveva anche paura che il ragazzo potesse cambiare idea su di lui, che la loro amicizia si incrinasse perché lo avrebbe iniziato a vedere come uno snob vacuo e fasullo. Oppure era quello che già pensava fin dall'inizio e che non dava a vedere per timore delle ripercussioni che ci sarebbero potute essere. Dopotutto, Byakuya era pur sempre il suo capo. Nonostante vedesse Makoto come un suo pari, nella gerarchia aziendale e forse anche sociale, lui era comunque sopra al ragazzo e aveva un certo potere su di lui. Magari Makoto temeva che, per capriccio, Byakuya avrebbe potuto licenziarlo in tronco. La verità era che il rampollo aveva capito che non ci sarebbe riuscito; aveva iniziato a percepire una certa disperazione dentro di sé, impossibile da vedere all'esterno, ma che lui sentiva gravare sul proprio animo: era il terrore di non avere più Makoto nella propria quotidianità. La verità era che se anche Makoto avesse dato segno di odiarlo, Byakuya per disperazione avrebbe cercato di fargli cambiare idea, di farsi piacere dall'altro, che fosse anche solo platonicamente. Lo odiava, la trovava una cosa troppo malata, ma aveva davvero paura che potesse accadere. Forse era anche per questo che era così nervoso al pensiero di partire; stare così tanto tempo assieme da soli avrebbe messo entrambi alla prova. Makoto avrebbe visto lati di Byakuya che normalmente non sarebbero trapelati e vice versa. Byakuya non fece colazione, non sarebbe riuscito a mangiare. Mentre era in auto, più si avvicinava all'aeroporto, più la sua ansia cresceva, divorandolo dall'interno.

Ma, come per magia, quell'ansia scomparì non appena vide Makoto in lontananza che gli sorrideva, riportandolo coi piedi per terra e facendogli pensare che, forse, le cose non sarebbero andate male.

«Sembrerà stupido, ma sono davvero emozionato. Raramente ho viaggiato così lontano, men che meno in aereo.» Makoto si guardava attorno come un bambino in un negozio di caramelle. Esaminava tutto dell'aereo, commentando meravigliato la vista, la comodità della poltrona (ovviamente di categoria business), gli snack e le bevande che gli venivano offerte. Era buffo come si emozionasse per cose così triviali eppure estremamente nuove. Le espressioni furono le stesse una volta arrivati in albergo; nonostante non fosse nulla di esageratamente sfarzoso, per Makoto era comunque più elegante di qualsiasi altro hotel in cui fosse stato in vita sua.

Le loro stanze si trovavano al settimo piano, la numero sedici per Makoto e la diciotto per Byakuya, l'una vicino all'altra.

«Hai tutto il pomeriggio per riposarti. Bussa alla mia stanza verso le sei, andremo assieme all'aperitivo che hanno organizzato gli altri miei...colleghi come benvenuto. Comunque, se hai bisogno, sai dove trovarmi.»

«Va bene. Riposati anche tu, si vede che sei esausto. Mi sembravi un po' preoccupato prima, sai? Non so se ci sia qualcosa che ti affligge, ma se hai bisogno sono pronto ad ascoltarti.» Makoto gli offrì un sorriso sincero, per poi salutarlo e chiudersi nella propria stanza.

Sì, effettivamente c'é qualcosa che mi affligge, ma non posso dirtelo adesso.

Byakuya sospirò, maledicendosi per aver fatto trasparire il proprio malessere fino al punto di far preoccupare o insospettire Makoto. Decise che era meglio dormirci sopra; dopo essersi cambiato puntò la sveglia del proprio telefono, per poi sdraiarsi sul morbido letto ed addormentandosi quasi subito, decisamente provato.

I brought you coffee-fanfic Naegami (ITA)Onde histórias criam vida. Descubra agora