𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 9

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Uscimmo dal cortile della scuola allontanandoci dagli sguardi minacciosi delle ragazze con lui che teneva il braccio intorno al mio collo, e ci avvviammo verso casa, camminando sull'erba verde bagnata da delle goccioline d'acqua che riflettevano la luce del sole sulla punta delle mie All-Star nere. Ci eravamo incamminati verso il marciapiede lungo la strada. Il cielo era soleggiato, ricoperto solo da poche nuvole, ed illumunava la sua pelle olivastra, che risaltava i suoi bei occhi verdi. Erano innocenti e ingenui, erano pieni di bontà e dolcezza, e mi esprimevano un senso di spensieratezza. Mi incantavo a vederli. Fuori era primavera, gli alberi avevano le foglie di un verde vivido che era impossibile non notare. Il vento scuoteva leggermente le foglie e mi soffiava i capelli castani, che avevo sciolto da poco dalla coda, dietro le spalle. Il venticello trasportava il polline nell'aria, facendolo danzare intorno a noi lentamente. Era così soffice e candido, come la neve d'inverno.

Elijah iniziò a ridere vedendo che stavo lottando con esso: mi era finito nei capelli e nonostante io cercassi di toglierlo se ne attacava altro. Avevo i capelli pieni di polline.
Si offrì di aiutarmi ridacchiando, perciò ci eravamo fermati nel prato e inizò a togliermelo delicatamente. Ad un tratto sentii Elijah starnutire.
<<Sei allergico al polline?>> gli chiesi incuriosita girando la testa dietro.
<<Non che io sapp- >> non finì la frase che iniziò a starnutire di nuovo.
<<Sarà meglio che ti faccia accompagnare a casa>> risposi.
<<Tranquilla sto ben- >> e starnutì un'altra volta.
<<Hai gli occhi rossi, mi sa che sei proprio allergico- replicai preoccupata- sarà meglio andare in un posto chiuso, magari al bar qua vicino>> gli proposi.
<<Forse è meglio, fino a che il vento cessa un po'>>.

Ad un tratto si sentii il motore di una moto dietro di noi: non era un motorino, era troppo rimbombante il rumore. Doveva essere qualcosa di più grande. Ho ereditato la passione per le moto da mio padre, perciò ho un po' di esperienza nel distinguerle, nonostante non ne avessi una... Ho sempre voluto fare motocross, ma mia madre ne è assolutamente contraria. Lavorando in ospedale si ritrova tanti ragazzi sotto il naso che hanno incidenti stradali con le moto, perciò rifiuta il mio desiderio ogni giorno sempre di più. La scorsa estate ho fatto dei giri in un campo da motocross alla sua insaputa grazie a mio padre, che ha un amico che possiede questo campo: se lo scoprirebbe ci ucciderebbe entrambi. Effettivamente era una moto da cross nera che ci sorpassò a tutto gas e si fermò davanti a noi.

Era mozzafiato, veramente straordinaria. Ne rimasi incantata. La carrozzeria nera era impeccabile, rifletteva la luce dei sole. Me ne innamorai in un istante. Il ragazzo che la guidava si tolse il casco con le fiamme e si sistemò il ciuffo nero.
<<Sei allergico al polline bro?>> chiese ridacchiando ad Elijah. Guardandolo meglio, mi si illuminò la lampadina. Era il ragazzo accanto a me stamattina in pullman.
<<A quanto pare sì>> rispose lui con un sorriso imbarazzato.
<<Sali, ti porto a casa>> gli disse facendogli un cenno con il capo di salire sulla sella nera di pelle.
<<Oh devo portare Elisa a casa, mi farò accompagnare dopo da mio padre>> gli replicò.
<<Tranquillo, le posso offrire un passaggio>> gli rispose senza nemmeno guardarmi. Non mi rivolse nemmeno uno sguardo o una parola.
<<Perfetto allora>>.

Elijah salì sulla sella dietro al ragazzo e non appena mi avvicinai per salirci pure io, accese il motore e partii a tutto gas.
<<Scusa bellezza, ma non c'è posto per tre>> esclamò mentre si allontanava sempre di più.

Bastardo, sussurrai infastidita mentre mi uscì una piccola risata involontariamente.
<<Scusami, mi farò perdonare!>> urlò Elijah verso di me. Era veramente dolce rispetto a quel bastardo del suo amico.

Presi le cuffie dalla tasca dei jeans e tutta tranquilla continuai il tragitto fino a casa.

𝐿𝑎 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑎 𝑓𝑖𝑛𝑒.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora