1. Julia Roberts, vampiri e... sputi?

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25 Giugno

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25 Giugno.
La data scritta sul fascicolo fra le mie mani mi fa sorridere. Mi sembra quasi impossibile che dopo tanti anni quella data sia finalmente stampata e ufficiale. E' una bella sensazione quella che si rova quando si è alla fine di qualcosa: si provano tante emozioni contrastanti e forse sono proprio questi sentimenti che decreteranno il nostro giudizio dell'esperienza che si sta concludendo. Quando si è alla fine di un percorso importante in cui sono state impiegate tante energie è difficile non sentire qualcosa. Da una parte concludere gli studi mi inorgogliva: ero fiera di me, fiera di essere riuscita a portare a termine quella sfida, quel viaggio che era stato frutto di gioie, lacrime e tanta, tanta fatica; era stata una fatica appagante però, qualcosa che avevo deciso io di intraprendere e in cui dedicarmi con tutta me stessa per rendere orgogliosi non solo i miei genitori, ma me stessa in primis. D'altra parte, l'idea che quella realtà si stava concludendo, mi spaventava: avevo vissuto per cinque anni in quel campus, cinque anni di condivisione di esperienze con tante nuove persone, cinque anni di insegnamenti, cinque anni di feste e di risate, cinque anni di così tante cose che facevo fatica ad elencarle: durante questi anni avevo collezionato un'infinità di ricordi e abitudini che, ero certa, avrei fatto fatica a lasciare. Non mi spaventava il pensiero di ricominciare, di iniziare qualcos'altro di bello da qualche altra parte, perchè sono conscia del fatto che l'università non sarà sicuramente l'unico luogo della mia vita a regalarmi emozioni: mi terrorizzava pensare che tante cose non sarebbero state più le stesse e che probabilmente non sarebbero più state come prima.

"Eccola qua la nostra laureanda in psicologia cognitiva! Fate un applauso a Zoe Tomlinson!" una voce che sapevo non avrebbe mai smesso di accompagnarmi qualsiasi cosa avessi fatto, è proprio quella di Harry. Harry è sempre stata la mia costante, un po' come un fratello: non che avessi bisogno di un ulteriore fratello, Louis bastava ed avanzava. Con Harry tuttavia era diverso: conosceva me e Louis da sempre, credo almeno da quando le nostre mamme si erano ritrovate a darsi consigli sulla gravidanza da una finestra all'altra quando si erano trovate a condividere la gioia di essere entrambe incinta a distanza di pochi mesi l'una dall'altra. Eravamo nati prima io e Louis, cosa che tenevamo a ricordare ogni qualvolta i modi da superiore di Harry facevano voltare me e mio fratello con uno sguardo di sufficienza che non tardava a tramutarsi in una battuta sarcastica che, ogni volta, faceva alzare gli occhi al cielo ad Harry. Eravamo cresciuti assieme noi tre, condividendo praticamente ogni cosa: le uniche cose da cui ero rimasta tagliata fuori erano le cosiddette questioni da uomini che avevano cominciato a farsi popolari nei discorsi di Louis e Harry e circa dodici anni; nonostante quella breve fase, dove, potevo giurarlo, parlavano solo di chi avesse più peli sotto le ascelle, il nostro trio era sempre stato unito e presente in ogni situazione rilevante della vita dell'altro. Quando Harry aveva dovuto affrontare la separazione dei suoi genitori era venuto a dormire a casa nostra per due giorni, facendo infuriare la povera Anne che aveva sospirato un d'accordo permettendoci di tenere il nostro riccio amico a metà fra il mio letto e quello di Louis; quando invece Louis si era preso una cotta per la stessa ragazza di Harry ero stata io quella che aveva dovuto trovare una soluzione per farli smettere di litigare, o meglio, farli smettere di giocarsi la ragazza a Mario Kart; quando poi toccava a me, quando io avevo bisogno, sapevo che loro ci sarebbero stati: ma c'erano questioni che era difficile affrontare con un fratello quindi Harry, più di chiunque altro, sapeva tutto di me: sapeva che ero terrorizzata di dare il mio primo bacio con la lingua a Zack Martin e che quindi lo avevo pregato di mostrarmi come si facesse guardando mille film dove i baci non mancavano: si era lamentato almeno la metà del tempo che Jack e Rose avevano passato a baciarsi in auto anche se non ammetterebbe mai di essersi commosso quando invece Julia Roberts aveva mormorato tutta emozionata a Hugh Grant sono solo una ragazza normale, che sta davanti ad un ragazzo e gli sta solo chiedendo di amarla, diventando così uno dei nostri film; sapeva che una volta, a sedici anni, lo avevo convinto a fumarsi uno spinello perchè, andiamo, chiunque lo aveva provato a quell'età; era quello che mi aveva consolato quando il mio primo ragazzo importante mi aveva lasciato ed era quello a cui, arrabbiata, gli avevo confidato che mi aveva lasciato perchè non ero voluta andare a letto con lui. Harry era questo e tanto, tanto altro.

Come PetaliWhere stories live. Discover now