XI ATTO - Won

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Non c'è stato un momento preciso, un taglio netto che mi faccesse dire con sincerità quando iniziai a perdere interesse con chi e con quante ragazze andasse Taewon. Certo ci vedevamo, ma avevo sperimentato una sorta di tolleranza che mi rendeva apatica riguardo queste cose. 

Taewon mi faceva stare bene alla fine, almeno era questo quello che credevo. Deve essere stata questa la motivazione per il quale mi ritrovai ad odiarlo di colpo. Seppur avessi potuto accettare quelle sue scappatele, non potevo accettare che mi mettesse da parte.

Senza dire nulla a nessuno io e Minju ci incontravamo ogni giorno, da prima un bacio, poi una carezza e infine... ci trovammo sul suo letto. C'era tanto che non sapevo su questo mondo, né come le cose fra due donne potessero funzionare. Fino a prima tutta l'esperienza che avevo fatto con Minju la considerai ai limiti del platonico, non ci feci pensieri tanto particolari.

-Cosa devo fare?

Le chiesi, tremante.

Minju ammorbidì gli occhi, mostrando una sicurezza incrollabile.

-Devi solo rilassarti, non pensarci.

Sfiorò il mio mento con le sue mani, già calde. Mi rassenerai e feci quello che mi disse, non ci pensai. Se da prima imitai i suoi movimenti, rapidamente sviluppai una mia indipendenza e i nostri corpi strisciarono all'unisono e gli arti si mossero con naturalezza sapendo dove toccare. La nostra notte parve una danza con un pubblico invisibile, e noi ci trovammo lì per improvvisare. La sua pelle che talvolta rifletteva la luce lunare, l'unica che ci permetteva di intravedere i nostri volti nella stanza, la rendeva preziosa. Il suo profumo, che preferiva tenere sui vestiti, quella volta lo sentii pregno su ogni parte del suo corpo. Un odore che ormai consideravo suo, innato. E forse era con lei che stavo davvero bene. Mi fidavo di lei e sapevo che seppur ne avesse tutto il diritto, non avrebbe rovinato nulla di quello che avevamo costruito e questo senza che neppure lo avessi chiesto. Almeno era quello che pensavo io.

-Ti va bene che Taewon ti tratti così?

Disse Minju.

La domanda che invece saltava nella mia mente era: "Come mi stava trattando Taewon?".

-Lo sai che se ne sta approfittando, vero?

-Lo so.

Si divertiva a farmi domande di cui sapeva già le risposte, magari voleva che me ne rendessi conto. Alla fine le cose pensate appaiono diverse se vengono dette, rende tutto più reale.

-Lo so che lo sai.

Lei voleva qualcosa da me. Queste domande, all'apparenza innocue e giuste, nelle labbra di Minju avevano tutto un'altro sapore. Lei, che tanto si sforzava di non parlare. Avevo chiaro che stesse usato le mie fragilità per approfittarsi di me, eppure come potevo giudicarla? Non avevo fatto io la stessa cosa mettendola in quella situazione? Questo pensiero però non mi sfiorò neppure. Avevo capito che mi sarei dovuta allontare da lei il prima possibile e trovai un'opportunità una sera, quando ci organizzammo per fare qualcosa insieme per il suo compleanno. Minju conosceva tutti, ma nessuno si era interessato abbastanza da avere qualcosa in più a parte una semplice conoscenza e, tutto ciò la frustrava.

-Mi sento sola.

Disse, nel buio della camera.

Quanta tenerezza in così poche parole.

Il giorno del suo compleanno ero per strada, pronta per andare da lei, quando nel tragitto che mi divideva dal cinema mi arrivò un messaggio da parte di Taewon:

-Ci vediamo fra trenta minuti in discoteca.

Pensavo fosse matto per avermi dato un preavviso così breve. In quel momento dubbi apparvero. Dovevo andare da Minju, ma avrei scelto senza alcun dubbio di correre verso Taewon per vederlo, mi mancava.

-Messaggio cancellato.

Riguardai il telefono e non capii perché avesse cancellato il messaggio all'improvviso. E se non fosse stato per me quel messaggio? Mi dimenticai di Minju e mi precipitai verso l'unica discoteca che sapevo Taewon frequentasse.

Entrata cercai disperatamente Taewon. Il luogo era lontano quindi ci misi molto più di trenta minuti prima di arrivarci. Avevo paura di non trovarlo più, ma lo vidi. Danzava con una ragazza, le prendeva la mano, l'abbracciava e i loro bacini ondulavano sincronicamente. Che schifo. Lì la nebbia scomparve e capii tutto. L'amore rende ciechi, era vero. Però stavolta non gli avrei dato la soddisfazione di manipolarmi e me ne scappai di corsa, forse fin troppo perché Taewon si accorse di me e mi inseguì.

-Fermati!

Disse.

Non volevo fermarmi ed esausta continuai a camminare a passo svelto fino a scomparire dalla sua vista.

Sicuramente mi avrebbe risposto con: "Ma siamo in una relazione aperta". Eppure sarebbero state solo bugie. Come poteva definirsi relazione se mi dava meno del cinquanta percento di attenzione rispetto a quanto ne dava alle altre

 Avevo capito che mi stava solo prendendo in giro e in un angolo di strada mi strofinai le mani in faccia pur di non piangere, ma non c'ero riuscita. Le lacrime scendevano a fiumi e io tentai di grattarmele via dalla frustrazione pur di non vederle, ma finii solo per cospargerle in tutta la faccia.

In quel momento mi ricordai di Minju.

Cosa avevo fatto? Mi ero tanto lamentata di Taewon, ma alla fine io non ero meglio di lui. Mi odiavo con tutta me stessa. In quel preciso istante non mi vergognai più dei sentimenti che provavo per lei, ma come potevo amare una persona se non riuscivo neppure ad amare me stessa?

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