Sanga Yukiro

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Dolore era ciò che provava mentre si immergeva nella vasca bollente. Le cicatrici e i lividi che si era procurata per la sua goffaggine hanno fatto inevitabilmente effetto contro l’acqua infernale. Sebbene era quasi estate continuava ad oziarci dentro, non curante del caldo. Pigramente ha digitato il numero di suo padre per poi chiamarlo. Tempo prima era molto più razionale e meno disperata.
L'amara verità della mancata risposta è rimbombata di nuovo in lei. Dopo quel fatidico incidente di marzo ogni giorno chiamava suo padre, sperando in una risposta che puntualmente non avveniva; quando era particolarmente speranzosa chiamava anche la madre.
Si era alzata dalla vasca quando l’acqua era ormai fredda, si è vestita con un pantaloncino di jeans e una t-shirt. Una volta scesa nel corridoio, si è messa le scarpe e si è incamminata in quel posto maledetto. Era ormai un rituale.
Mito Sanga, nato il 18 maggio 1960 e morto il 17 marzo 2015 e Agatha Sanga, nata il 2 gennaio 1962 e morta il 17 marzo 2015.
Aveva ormai finito le lacrime e le notti  sapevano di solitudine.
Fissava le rispettive due foto con un’apatia disarmante. Entrambe le figure risultavano sicure di sé, affascinanti e di successo: l’uomo aveva i capelli mori fissati con un tocco di gel, le labbra sottili e gli occhi marroni, che insieme agli zigomi alti, rendevano lo sguardo penetrante e serio mentre l’abbigliamento elegante confermavano quest’ipotesi. Il tipico imprenditore giapponese. La donna invece aveva i capelli biondi ricci che facevano spiccare gli occhi neri pece, le guance erano ben delineate e le labbra carnose e rosa, anche lei catturata con un vestito elegante nero. Yukiro invece, la figlia dei due imprenditori di successo che hanno fatto una carriera coi fiocchi, appariva goffa e più piccola di quanto in realtà non fosse. Nonostante i suoi genitori erano perennemente fuori per lavoro o quant’altro, le mancavano inevitabilmente. Nel tragitto per ritornare a casa ha cercato di ricordarsi di un Natale o un’altra festa dove erano insieme come una vera famiglia, rammaricandosi ancora di più. Aveva più ricordi con Nancy che l’aveva cresciuta realmente nonostante fosse una cameriera. Anche lei è scomparsa, molto tempo prima dei suoi genitori però, due anni prima. Nancy le raccontava spesso quanto la vita è stata gentile con lei, l'aveva goduta a pieno. Ha vissuto quasi un intero secolo, senza mai sposarsi, con venti gatti. Ha viaggiato il più possibile, godendosi la vita. Una volta sperperato il tutto intorno al mondo, ha avuto la fortuna di trovare lavoro presso la famiglia Sanga.
Mito Sanga era nato in Giappone e si è trasferito a Londra per puro amore verso quella città. La sua famiglia era tradizionalista, per la sua visione della vita litigava quotidianamente con la famiglia e finii per essere rinnegato. Sposò Agatha, che ha vissuto una vita in orfanotrofi, famiglie affidatarie. Appena aveva compiuto 21 anni si era trasferita a Londra per iniziare la vita daccapo. Si era iscritta all'università e tra quelle mura era nato il loro amore. Si sono sposati, hanno fatto una carriera coi fiocchi e hanno dato vita a Yukiro. Con la loro morte, la loro figlia è rimasta sola. Ha più volte cercato di rintracciare la famiglia da parte del padre, aveva diritto di farne parte ma non ha mai avuto risultato.
Era sola. Era inevitabile.
Aveva avuto un educazione "impeccabile" come voleva sua madre, un conto in banca..poteva essere una perfetta riccona però era cresciuta coi i valori di Nancy, la nonnina che amava la vita. La sua personalità frizzante e curiosa era quindi stata nutrita, ha vinto la supremazia e i suoi genitori la avevano accettata. L'unico problema è che adesso Yukiro l'ha sepolta.
Non voleva più far parte del mondo. Era maggiorenne, bella e ricca ma senza la voglia di spaccare il mondo.
Non si sarebbe mai suicidata, le sarebbe passato. Avrebbe sopravvissuto anche questo. È questo il cerchio della vita. La parte razionale aveva il predominio adesso su di lei. Per ogni causa c'era un effetto. L'umanità sopravviveva allo scopo di perfezionarsi.
Perché?
Tirava giù un altro paio di sorsi della vodka. Da sola iniziava un analisi antropologica del mondo e sorseggiava alcolici. Non trovava via d'uscita dall'apatia.

I mesi passavano in questo modo.

Legandosi ormai quei lunghi capelli ribelli, si è lasciata cadere sul divano, ancora in pigiama. "Morire non sarebbe poi peggio di questo vuoto che regna nella mia miserabile e triste vita." pensava spesso.
Era una ragazza semplice, che forse non sapeva stare al mondo.
Si alzò dal divano e strappò la pagina del calendario. Adesso guardava il mese di agosto come se fosse il mese della sua risurrezione. Si recò in bagno e fissò il riflesso allo specchio: era sciupata parecchio e aveva un aspetto orribile, nonostante fosse una ragazza molto carina. I suoi occhi neri non erano molto vitrei, ma quasi opachi, contornate da occhiaie e borse nere e rosa, dal gonfiore. Le ciglia lunghe e nere erano accompagnate dalle sopracciglia folte ma curate anch’esse scure, i zigomi leggermente pronunciati e le guance scavate, quasi troppo, fino alle labbra carnose rosee, tutte morsicate con un po’. Scendendo giù noto che le clavicole erano abbastanza evidenti, il seno era lì meno pesante e meno sodo. Le mani mangiucchiate e pancia scavata. Le gambe, ereditate ben sode dalla madre, inaspettatamente erano sciupate parecchio. Erano piene di lividi e tagli che pian piano iniziavano a sparire, fortunatamente. Si toccò la pelle, passò l'indice sui suoi arti.
"Non va bene" - si criticò - "bisogna riprendersi la vita ricominciando da sé stessi." finì la frase che aveva imparato da Nancy e proseguì nel cambiamento. Si preparò un bagno con i sali, poi proseguí con creme, scrub, tonici, manicure, pedicure, tutto quello che poteva farsi esteticamente. Per i chilogrammi persi c'era poco da fare in una giornata, ma iniziò a cucinarsi un pranzo completo. Sistemò gli ambienti e accese la musica. Finalmente, dopo mesi, si concesse un canale di musica pop, ballava in giro per la casa e faceva finta di essere una superstar.
Scese la sera e ordinò la pizza. Aprí il bar del padre, si concesse qualche bottiglia. "Che la festa inizí" pensò. Continuò per un paio d'ore a mangiare, bere, ballare e bere di nuovo. La gola pizzicava sempre ma ne aveva bisogno. Ed era finita. Passò davanti lo specchio e vide la clavicola che sporgeva. La fissò per diversi minuti. La felicità era finita.
"Ma cosa sto facendo..." si parlò allo specchio "non devo ubriacarmi per andare avanti.." iniziò a piangersi addosso.
E fu in quell'istante da ubriaca che decise di cambiare la vita. Ma ancora non lo sapeva.
Accese il computer, cercò le università telematiche.
Le interessavano materie umanistiche e artistiche, i corsi li avrebbe scelti poi.
Si iscrisse.
Tornò allo specchio e si mise a ridere, genuinamente. Prese un ultimo  bicchiere di whiskey e si buttò su letto.
"Ho bisogno solo un po' di normalità, ti prego." - furono le ultime parole che pensò prima di crollare.

Obey me ! Human trouble. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora