A spasso con Sofia. Elea edition

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La macchina del tempo ci aspetta dal lato opposto della collina.

Franco precede tutti.

«Sempre il primo della classe».

Marisa e Ida lo freddano con una risatina e occhiate maliziose.

«Ragazze, ragazzi, stiamo aspettando alcuni amici. La comitiva si allarga».

«Chi viene con noi?».

Concetta si avvicina e mi graffia con i suoi occhi, squadrandomi dal basso verso l'alto.

«Oggi offro io. Ho invitato alcune persone».

«Ma ... sono pericolose?».

Donato fa due passi indietro.

«Niente mascherine, qui. Tranquilli. Viaggiamo con la fantasia. Si va ad Elea».

Sofia ci raggiunge.

Accompagna i miei familiari.

Ci sono anche amici e compagni incontrati sulle strade dell'esistenza.

Trasformerò il mio viaggio filosofico in un momento da trascorrere con quelle persone che la quarantena mi impedisce di vedere da vicino.

Una piccola rivincita, insomma. Niente certificazioni, fasi uno o due.

«E Luciano?».

Marisa guarda a destra e a sinistra, disorientata.

«Ci attende alla prossima destinazione. Gioca in casa. Vi consiglio di ascoltare la descrizione dei luoghi».

«Se non li conosce lui ...».

Franco accenna un occhiolino.

«Possiamo fare domande?».

«Certo, Franco. Senza foga, però. Non far scappare la nostra guida. Con calma, vi spiegherà tutto».

Sorrido.

Sofia raduna il gruppo e ci fa strada verso la macchina del tempo.

Le poltrone sono confortevoli e il viaggio è istantaneo.

Luciano è fermo al porto.

«Ragazzi. Benvenuti a Elea! Questo luogo fu fondato dai focesi, popolazione che più di ogni altra disseminò colonie in tutto il mondo allora conosciuto».

«E come hanno fatto ad arrivare fino qui?».

Franco si lancia su Luciano.

«Amico mio. I focesi non ebbero vita facile. Ma erano abili nello scegliere il luogo giusto per creare colonie. Trovano un tratto di mare tra Punta Licosa e Capo Palinuro. Immaginate. Attraversano il Mediterraneo con le loro barche a remi. Un viaggio difficile che li porta in un posto con un fiume, due isole a guardia della foce e un promontorio circondato per tre lati dal mare, pronto per costruirci un acropoli. Che volete di più?».

«I focesi hanno colonizzato anche la Spagna».

«Bravo! Il signore ha vinto una settimana virtuale ad Elea. Come ti chiami?».

«Franco».

Gonfia il petto.

Marisa dà una gomitata a Ida, che risponde con una smorfia e l'accenno di una imitazione del compagno.

«Vi accompagnerò nella città bassa. Visiteremo il quartiere meridionale e da lì una stradina ci condurrà all'agorà. Dalla parte opposta si trovano Porta arcaica e Porta rossa. Erodoto racconta che, nel 545 a.C. un generale persiano cinse d'assedio Focea. Gli abitanti di Ecbatana non volevano finire in schiavitù. Erano ottimi marinai e si difesero con ben sette file concentriche di mura. Il generale non riusciva a espugnare la città. Chiese di fare un accordo: demolire un solo elemento di difesa dei Focesi per ottenere un riconoscimento dall'imperatore Ciro il grande. Lo faceva per fare carriera, capite ... I focesi, a loro volta, chiesero un giorno di riflessione e dissero ai persiani di allontanarsi di un chilometro durante questo periodo. E ne approfittarono per fuggire: portarono sulle imbarcazioni tutte le loro ricchezze e anche le statue degli dei».

«... e arrivarono a Elea».

«Magari, Franco, magari ... Non fu facile organizzare un viaggio in quattro e quattr'otto. Non potevano andare molto lontano con pochi rifornimenti. Così decisero di puntare verso Chio e cercarono di comprarsi le isole Enusse. Ma gli abitanti di Chio non volevano concorrenti. E risposero picche».

«Poverini, che storia triste. E poi cosa successe?».

Ida pende dalle labbra di Luciano.

«Il gruppo si divise: alcuni tornarono a casa, altri cercarono di proseguire verso l'isola di Cirno. L'arrivo di questa comitiva, però, non fece piacere a cartaginesi ed etruschi. Ci fu un gigantesco scontro navale. Una battaglia cadmea ...».

«Cad ... eh? Che vuol dire?».

Donato arriccia il naso.

«C-a-d-m-e-a. Sai cosa vuol dire l'espressione ʺvittoria di Pirroʺ?».

«No».

«Fu un nulla di fatto. Sostanzialmente un pareggio. I focesi persero quaranta navi, molti morirono, altri raggiunsero a nuoto la riva. E lì ... furono lapidati dai corsi. Gente di poche parole, ma andavano dritti al punto, come potete capire ...».

Alza il labbro e le sopracciglia, accennando un ghigno.

«Proprio sfortunati ...».

Ida accompagna la frase con un sospiro.

«Pensate, il massacro fu talmente grave da far dire a Erodoto che i visitatori del luogo dell'eccidio ʺdiventavano improvvisamente rattrappiti, storpi e impotentiʺ. E non solo gli uomini. Persino gli animali rimasero terrorizzati da quello spettacolo».

«Terribile!».

Un coro nel piccolo anfiteatro improvvisato da noi.

«I superstiti si divisero in altri due gruppi: alcuni fondarono Marsiglia, altri scesero verso Reggio Calabria. Fondarono una colonia che prese il nome da una fonte che si trovava sul posto. In seguito, i romani l'avrebbero chiamata Velia».

Proseguiamo la visita in silenzio. Respiriamo i luoghi.

Finito il tour, ci sediamo sull'erba.

Per goderci meglio lo spazio-tempo, mangiamo panini con salsicce e friarielli ... virtuali!

Vita da filosofiWhere stories live. Discover now