So solo una cosa: nulla so

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Il ministro degli Undici ha annunciato che è arrivato il momento di bere il veleno.

La nave ateniese che porta ogni anno l'ambasceria sacra a Delo è tornata. Si può procedere con l'esecuzione della condanna a morte.

Ho settant'anni. 399 a.C.

Sono sereno rispetto a ciò che sta per accadere. Ma i miei discepoli non vogliono perdermi. Critone è venuto di buon mattino, qualche giorno fa. Aveva organizzato tutto per una fuga notturna. Avrei dovuto soltanto prendere la decisione e scegliere una destinazione. La nave sarebbe tornata il giorno successivo. Due giorni di tempo per evitare la morte.

Ho rifiutato. Avrei tradito le leggi di Atene. Se le avessi incontrate, mi avrebbero rimproverato. «Che cosa stai facendo? Non ti rendi conto che stai abbattendo noi e l'intera città? Come può sopravvivere una comunità nella quale le sentenze dei giudici non hanno valore e i cittadini calpestano le regole della convivenza civile?». Eppure avrei potuto accampare la scusa dell'ingiustizia subìta.

Sono stato condannato a morte per empietà e corruzione dei giovani. In pratica, Meleto mi ha accusato di non credere negli dei e di rendere peggiori i miei discepoli.

Niente di più falso.

Come si fa a sostenere contemporaneamente che sono ateo e che credo in altre divinità? E in base a quale criterio le divinità di Meleto sono giuste e quelle di cui io parlo demoniache?

Mi hanno detto che insegno una dottrina pericolosa e che mi faccio pagare per rovinare le persone. Aristofane ci ha scritto anche una commedia. Mi descrive girovago sulle nuvole a vendere fuffa. Innanzitutto, non sono un maestro: discuto con tutti, siano essi ricchi o poveri. Si sbagliano i miei accusatori. La prova è nella mia povertà. Considerati i tanti allievi dovrei fare la bella vita. E invece ...

Sono figlio di uno scultore e di un'ostetrica. Ho combattuto a Delio, Anfipoli e Potidea. Ho sempre rispettato le leggi ateniesi. Alla lettera. Non mi importava essere il bastian contrario o rischiare la vita per difendere questo principio.

La realtà è un'altra. Il mio amico Cherofonte interrogò l'oracolo di Delfi per sapere se vi fosse qualcuno più sapiente di me. Indovinate un po' cosa rispose la Pizia? Non mi sono accontentato e, da buon tafàno, sono andato a discutere con tutti coloro che si definiscono o sono ritenuti sapienti in qualche materia.

Politici, poeti, registi, scrittori, professionisti, artigiani. Tutti pensano di sapere qualcosa senza mettersi in discussione e autoesaminarsi. Nessuno di loro mi ha convinto. Da quel momento per me sono cominciati i guai ...

Eccomi qui. Bevo e brindo agli dei. Mi concedano un buon passaggio oltre questa vita. Critone e Apollodoro non riescono a trattenere le lacrime. Mi dispiace per loro, ma non è più tempo di indugiare.

È ora di andare: io a morire, voi a vivere. Chi, tra noi, starà meglio lo sa solo Dio. 

Vita da filosofiWhere stories live. Discover now