Capitolo 5 - Incubo

652 45 3
                                    

Sono passate due settimane dal mio primo incontro con Drako. Sono due settimane che non parlo con la Dea Luna e sono due settimane che ogni notte ho lo stesso incubo, giorno dopo giorno si aggiunge una scena, sempre peggiore.

*******************************

Sono distesa, è buio. Sento delle mani sfiorarmi il corpo, come se mi volessero afferrare ma qualcosa le fermasse, alcune mi graffiano la pelle, sento delle unghie perforarmi la caviglia destra. Spalaco la bocca pronta ad emanare un forte urlo, ma non esce niente, solo aria. Sento un'altra mano afferrarmi per la gola e stringere, sempre più forte. I polmoni iniziano a bruciare, reclamano ossiggeno e io non posso darglielo.

Improvvisamente un forte bagliore mi acceca, focendomi chiudere le palpebre e strizzare gli occhi, proviene dal mio ciondolo. Le mani, come bruciate, si ritraggono con degl'urli ultraterreni, non sono umani. La luce si affievolisce, non svanisce, tenendo lontano i "mostri".

Apro un occhio, poi l'altro. Ho paura. Guardo sfugitamente i miei assalitori, li conosco: mia madre, mio padre, Carlos, Clara e Zia Petunia. Mi guardano con odio e disprezzo.

<Mamma, papà?> delle grosse lacrime mi bagnano le guance, accompagnate da una miriade di singhiozzi e non mi lasciano respirare, sto annegando nelle mie stesse lacrime. Loro mi riservano uno sguardo diverso, più brutto: odio.

Nel loro viso c'è solo odio.

Indietreggio, la luce si affievolisce sempre di più, devo andare via di qui. Inizio a correre a perdifiato, la caviglia mi fa' terribilmente male, ma sopporto. Dal nulla compare una porta, è bianca, mi affretto a raggiungerla, ma piu' mi avvicino più essa si allontana. E' straziante. Nel mentre, mi accorgo che tutto intorno a me è ricoperto di alberi dai rami terrificanti, sembrano delle grosse mani che attendono solo un tuo passo falso per poterti afferrare e stritolare, senza la minima pietà.

<Non puoi fuggire per sempre, cara Zoe...> a parlare fu Carlos. Rabbrividì solo a sentire la sua voce, la stessa che diceva di amarmi, la stesa che ora mi chiede di arrendermi.

<Fermati, ci divertiremo insieme...> con una voce talmente tanto raccapricciante da far venire i brividi, Clara mi afferò per un polso strattonandomi verso lei. Strappai il braccio dalle sue grinfie ricominciando a correre, ma Zia Petunia mi sbarrò la stada.

<Dove credi di andare mocciosetta?> mi fermo momentaneamente e sbarrando gl'occhi cerco una via d'uscita.

Mi guardo attorno. Mi hanno circondata, non ho via di scampo.

Spalanco la bocca per l'incredulità e il terrore non appena poggiano una mano sulla faccia e, come se fosse una maschera, la tolgono simultaneamente.

La "cosa" che mi si presenta davanti non ha volto.

Mi inginocchio a terra, stremata e rassegnata, e chiudo gli occhi, mentre un'ultima lacrima mi bagna la guancia, prima che i mostri mi si scaglino contro con i loro corpi repellenti.

*******************************

Mi sveglio di soprassalto. Ho la fronte imperlata di sudore e il fiato corto. Ho il battito accellerato, i polmoni si rifiutano di funzionare facendomi annaspare in cerca di una boccata d'aria. Passano svariati minuti prima di riprendermi. Mi tiro su di colpo e, per colpa di un capogiro improvviso, mi appoggio alla parete, sperando che passi presto.

Ho un bisogno urgente di uscire di qui, di andare fuori e inspirare una grande quantità di ossigeno. Scendo velocemente le scale, pregando di non inciampare. Riesco ad uscire sul retro, sono ancora scalza e con solo un leggero pigiama a maniche lunghe a coprirmi. Un venticello mi fa' svolazzare i capelli sulla spalla sinistra mentre dei brividi mi percorrono l'intero corpo. Sento, sotto i miei piedi, l'erba soffice e bagnata dalla rugiada mattutina. Gl'occhi, ancora leggermente assonnati, sono sbarratti e la pupilla ristretta talmente tanto da poter scomparire, il tutto contornato dalla sclera arrossata. Le mani mi tremano come in preda a delle convulsioni e non ne vogliono sapere di smettere.

Muovo un passo, poi un altro ancora.

Cammino verso il bosco attirata come una magnete ad una calamita, quasi ipnotizzata non mi rendo conto che delle gocce mi bagnano i capelli e il viso. Accellero il passo.

Mi ferisco i piedi ma non m'importa, non sento dolore.
I rami più bassi mi graffiano le braccia, riducendo in brandelli quello che ne rimane del mio pigiama.
La sensazione di essere inseguita mi perseguita.
Proprio come nel mio sogno mi sento delle mani addosso, mi sfiorano e cercano d'acchiapparti, ma questa volta non mi inginocchierò.
Inizio così una corsa sfrenata verso la porta inesistente. Inciampo molteplici volte ferendomi i palmi delle mani e le ginocchia. E senza volerlo mi inoltro in un posto a me ancora sconosciuto.

Mi ritrovo in una piccola radura, sembra quella del mio primo incontro con la Dea Luna.
Mi fermo immediatamente, il cielo non vuole smettere di piangere.
Tutto intorno a me è ricoperte di diverse sfumature di verde.
Le sequoie, così alte e imponenti, lasciano intravedere degli sprazzi di cielo non più azzurro, ma grigio.
A qualche metro da me, un tronco è disteso a terra, privo di vita e ricoperto di muschio e licheni.
Stanca, mi appoggio con la schiena contro un albero, porto le mani sugl'avambracci nel tentativo di riscaldarmi quel poco che basta per non andare in ipotermia. Le palpebre mi si fanno sempre più pesanti, credo che mi si sia alzata la temperatura corporea. Porto una mano tremante alla fronte e constato che le mie ipotesi erano esatte: ho la febbre.

Sento freddo, la mia pelle è cosparsa di piccoli brividi e inizio a sudare freddo, non ho più forze.

Dopo svariati minuti, sento dei passi.

Apro gl'occhi quel tanto per vedere due iridi grigie guardarmi in modo preoccupato e spaventato, Drako.
Un flebile sorriso si fa' vedere sul mio viso, poi tutto nero.

DRAKO POV'S

Stavo facendo un giro di ricognizione, per controllare il mio territorio, quando un dolce profumo di vaniglia e frutti di bosco mischiato all'odore acre del sangue pervadere le mie narici.

Zoe.

Inizio a correre seguendo la scia del suo odore, sono terrorizzato all'idea che qualcuno le potesse fare del male.
La trovo in una piccola radura, con la schiena poggiata ad un grosso albero. Mi avvicino cautamente e socchiude gli occhi, lucidi e spenti, ma li richiude subito dopo cadendo in un sonno profondo.

Mi ritrasformo immediatamente e la prendo in braccio a mo' di sposa, le sfioro la fronte e sento che brucia, non ci voleva. Avverto immediatamnte il mio Beta, telepaticamente, di chiamare il dottore del branco.

<Non lasciarti andare via, ho bisogno di te...> ho paura.

<Drako...> arriva alle mie orecchie come un flebile sussurro, ma che sento chiaramente e che mi riempie il cuore.

||||||||||||||||||||||||||||

Ecco qui un nuovo capitolo! Come sempre spero vi piccia, commentate e lasciate qualche stellina❤️

Black Wolf - La Maledizione Del TempoWhere stories live. Discover now