16• "È grande quanto un mammut"

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“Pensa ai cheeseburger” si disse. “Al bacon, alle patatine fritte, ai pancakes, ai croissant al cioccolato…” Ma pensare a tutti quei cibi non servì a nulla, poiché la sua mente tornava a concentrarsi su Josh, prima o poi. E con “Josh” non intendeva il suo stomaco. Alla fine, Adria chiuse gli occhi e si concentrò sull'immagine del suo fast food preferito, Burger King.

Parte della sua attenzione, però, era focalizzata sullo stringere la mano di Josh. Aveva stretto di più la presa e fatto il modo che le loro dita fossero intrecciate. Josh aveva immediatamente ricambiato la stretta e in quel momento la stava anche guardando, con un sorriso stampato in volto. Lei, però, non poteva saperlo perché teneva gli occhi chiusi. Li aprì solo per osservare l'ombra appartenente alla foglia proiettata ai piedi di entrambi i ragazzi.

A quel punto, i due iniziarono il loro viaggio, immersi nell'oscurità, senza riuscire a distinguere le loro figure celate dal buio. Entrambi stavano riflettendo su due particolari avvenimenti.

Adria poteva giurare di aver sentito l'albero inclinarsi poco prima che partissero, come se qualcuno lo avesse iniziato a sradicarlo. Era assolutamente convinta che non fosse stato lo scoiattolo.
Allo stesso tempo, Josh era certo di aver distinto una voce poco prima che lui e Adria decidessero di tagliare la corda. Gli era sembrata quella di un ragazzo che, completamente nel panico, aveva esclamato: «Il Ragnarok!»

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Esattamente due attimi dopo che Lucas se ne fu andato, Alabaster fu colto dall'istinto di corrergli dietro, scusarsi con lui e pregarlo di non raccontare nulla a nessuno. Nei secondi successivi, si ricordò, invece, della rabbia che aveva provato nei confronti di Lucas quando lui aveva iniziato a mancare di rispetto ad Ecate.

Alabaster non era riuscito a capacitarsene; lui amava sua madre, lo aveva tanto aiutato anche solo mettendolo al mondo. Perché per Lucas non era lo stesso? Tutte le offese che aveva rivolto a Lucas, che lo avevano spinto ad andarsene gli erano venute fuori di istinto; quando qualcuno era così irrispettoso con sua madre, raramente la passava liscia.

In conclusione, Alabaster non si era pentito di ciò che aveva detto. Forse avrebbe dovuto essere un po' meno brusco, ma Lucas non lo era stato con Ecate, quindi perché lui avrebbe dovuto darsi uno scrupolo? L'unico problema che persisteva, ormai, era quello che avrebbe raccontato a Reyna, Frank e tutti gli altri non appena si fossero resi conto della mancanza di Lucas. Neanche a farlo apposta, si accorse che Reyna si trovava lì nei paraggi; era come se avesse sentito Alabaster nominarla nella sua testa.

Il semidio sospirò di sollievo quando vide che, in realtà, stava dettando alcuni ordini ai legionari stanziati accanto ai resti del tempio di Giove, pronti a ricostruirlo tramite l'aiuto dei loro compagni, che si stavano via via avvicinando al luogo di lavoro.
Quando Reyna si decise a raggiungere Alabaster, il sole era ormai alto nel cielo, cocente come lo era solo verso mezzogiorno; i suoi raggi non avevano pietà neanche per le zone più ombreggiate. Il caldo aveva messo sonnolenza al ragazzo, che si era mezzo appisolato contro il suo albero, abbandonando la testa contro il tronco. A svegliarlo fu l'ombra che si stagliò davanti a sé. Quella di Reyna per la precisione.

«Ehi, hai visto Lucas?» gli chiese senza neanche aspettare che aprisse gli occhi.
«No.» mentì lui. «Non è più venuto qui. L'ho aspettato per tutta la mattina, in effetti.» Fece assumere un tono particolare alla sua voce per fare il modo che Reyna capisse che lui se ne fosse reso conto solo in quel modo. Mentire e mostrare indifferenza erano le cose che gli riuscivano meglio e, a giudicare dall'aria di Reyna, aveva fatto centro di nuovo.

«Va bene. Sul tempio hai scoperto qualcos'altro?»
«No. Nulla di nuovo.»
Reyna annuì lentamente. Dato che non aveva nient'altro da aggiungere si avviò nuovamente verso il punto in cui i legionari stavano ricostruendo il tempio di Giove, osservando attentamente il modo in cui semidei si muovevano in quell'ambiente, come se costituissero un'unica forza-lavoro. C'era chi si occupava di recuperare i pezzi di marmo meno danneggiati, chi del progetto, chi di dirigere le operazioni.

Ogni compito si amalgamava con quello di un altro, producendo un incastro perfetto, che risvegliò in Reyna un grande senso di fierezza nei confronti dei propri legionari, degli instancabili lavoratori che neanche i raggi di sole più intensi riuscivano a fermare.

Dato che lì sembravano non aver bisogno di lei, Reyna li lasciò lavorare in pace, e continuò a cercare Lucas. Dopo Josh e Adria, la sua sparizione proprio non ci voleva. Troppa gente si volatilizzava nel nulla in quel periodo; definirla l'ennesima coincidenza sarebbe stato errato.
La ragazza si disse anche che non c'era preoccuparsi; magari era alle terme o ad allenarsi con il resto della Terza Coorte. Oppure negli alloggi.

Giusto per togliersi quello scrupolo, Reyna decise di controllare. Se Lucas fosse stato lì, era sicura che gli avrebbe fatto piacere vederla. Quando arrivò davanti all'entrata, però, trovò la porta chiusa a chiave, il che non era un problema, perché sbirciando dai vetri delle finestre notò che dentro non c'era nessuno.
«Beh, presumo che ci vedremo a pranzo, allora.» si disse la ragazza, incamminandosi verso i Principia, dove una ciotola piena di cioccolatini e un mucchio di scartoffie da compilare la stavano aspettando.

Ho pubblicato proprio all'ultimo eh 😂
Vi annuncio che il prossimo capitolo sarà tutto a tema BROTP, quindi non ci sarà azione o altro 🙅‍♀️
Secondo voi chi saranno i due protagonisti? ✨

Olympus [2] • Who is gonna make it out alive Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora