Capitolo 11 - Non ci posso credere che sto veramente accettando

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Il corpo di mia madre si irrigidì mentre si girò lentamente per fronteggiarmi di nuovo. "C-cosa?" strabuzzò gli occhi e spalancò la bocca.

Sentii un sorriso formarsi sulle mie labbra mentre realizzavo che avevo trovato la cosa perfetta da dire. "Già, mi ha detto che eri una delle sue studentesse e che la madre di Louis ti picchiava." Alzai le spalle con noncuranza, come se non fosse niente di speciale.

Aprì la bocca solo per chiuderla nuovamente, apparendo assolutamente esterrefatta. "Lui... te l'ha detto? M-ma perché? Perché avrebbe...?" si affievolì, agitando leggermente la testa per lo shock.

"Voleva sapere perché io e Louis ci disprezzassimo a vicenda. Gli ho detto che sia tu che Johannah ci avete detto di stare lontani, perché in pratica è tutto quello che so. Allora lui mi ha detto di voi due..." dissi esitante.

Non disse niente, semplicemente annuì bruscamente, tornando a cucinare. "Lui... lui non ti ha detto nient'altro, vero?" chiese dopo una lunga pausa.

"No, ma sono sicuro che sarebbe disponibile se solo glielo chiedessi." Mentii. Mi ricordavo che mi avesse detto di non sapere altro, e che anche se avesse saputo, non era nella posizione di raccontarmelo. La ragione per cui le avevo appena mentito, però, era che volevo fosse lei che a dirmi la verità, e non mi sentivo neanche in colpa per averla praticamente ricattata.

"Oh." Mormorò, ovviamente credendo a ciò che avevo detto. "Allora credo che ti possa spiegare un paio di cose..." disse esitante spegnendo i fornelli e camminando verso il tavolo per sedersi di fronte a me. Si guardò le mani che erano aperte sulla superficie del tavolo e si morse il labbro inferiore.

"Io e Johannah eravamo entrambe diciottenni. Non eravamo mai andate d'accordo, neanche alle elementari, quando frequentavamo gli stessi amici. Tra di noi non funzionò mai perché lei um... mi offendeva per la mia dislessia." Mia madre fece una breve pausa, fissando le sue dita intrecciate sopra il tavolo. "Era una delle ragazze popolari a scuola e pensò che sarebbe stato fantastico rendere la vita già difficile di una persona un inferno. A quei tempi non ero brava a rispondere, quindi mi limitavo a incassare i colpi e gli insulti che mi lanciava..." spiegò fissando un punto alle mie spalle.

Mi schiarii cautamente la gola. "Beh, questa spiega perché tu odi lei, ma cosa ha fatto si che lei odiasse te così tanto?"

Si leccò le labbra e alzò una mano per far scorrere le dita sulla cicatrice che era ancora in piena vista sulla fronte. Corrugai le sopracciglia, ma decisi di non darci peso. "E' successa una cosa." Fu tutto quello che disse prima di alzarsi di scatto dalla sedia.

"Cos--"

"No." mi interruppe. "Non ti dirò nient'altro, o almeno non adesso. In oltre non mi interessa se vai dal sig. Stewart. Io semplicemente... non ce la faccio." Mia mamma scosse la testa mentre camminava verso i fornelli per riaccenderli nuovamente, continuando a cucinare.

Mi lasciai sfuggire un sospiro abbattuto e anch'io mi alzai. "Beh, grazie comunque. Chiamami quando è pronta la cena, okay?"

Annuì con la schiena rivolta verso di me. Decisi di lasciarla sola dal momento che probabilmente in quel momento non era felice con me, uscii dalla stanza e salii le scale. Mentre superavo la camera di Gemma, sentii delle risatine provenire da essa. Corrugando le sopracciglia, sentii la curiosità invadere il mio corpo e non riuscii a fare a meno di abbassare la maniglia e spingere leggermente il mio corpo contro la superficie di legno, non volendo essere beccato.

Infilando la testa nella piccola apertura, vidi una visione che mi fece venire da vomitare tutto il contenuto del mio stomaco. Lì, Gemma era sdraiata sul letto con Adam che la sovrastava e grazie a Dio entrambi avevano i vestiti addosso. Lui le stava facendo il solletico sui fianchi, cosa che realizzai essere la causa delle risate.

When Hate Turns Into Love (Larry Stylinson // Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora