8. capitolo

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La mia capoclasse non che la professoressa di inglese stava riempendo la lavagna con i titoli dei libri che avremmo dovuto leggere. Scarabocchiai qualche titolo nel quaderno ma fui presto priva di motivazione. Incurvai le spalle desolata. Odiavo leggere i libri e discutere degli argomenti esposti in essi. A cosa servivano? A ricordarti in che merda di mondo vivi? Non mi occorreva leggere un dannato libro per esserne alla conoscenza.
Per farti credere nell'amore eterno? Ah sì certo esiste sicuramente; non fatemi ridere queste sono solo cazzate per farci sperare in qualcosa che non avremo mai. Però forse è bello credere che lì fuori c'è qualcuno destinato a te, qualcuno che trae il lato migliore di te, qualcuno con cui ti senti al sicuro perché sai di potergli dire qualsiasi cosa. Qualcuno che ti guarda negli occhi e sembra leggerti nell'anima. Qualcuno a cui forse potresti credere che...
Scossi la testa contrariata. Che cosa mi era preso? Qualcuno a cui forse potresti credere che ti ama davvero e che non ti lascerà mai sola? Ma vi prego rimaniamo con i piedi per terra. Non esiste. Punto.
Ecco perché odio i libri. Ti creano pensieri e domande inutili, illusioni e ideali che non saranno mai raggiunti.

Sapevo che la mia irritazione non era colpa dei libri ma del ragazzo moro. Lo avevo visto prima di entrare nella scuola questa mattina. Stava con la schiena appoggiato al muro con una sigaretta tra le labbra e almeno quattro ragazze che sbavavano attorno a lui.
Mi rimproverai per l'ennesima volta di non avergli rinfacciato la faccenda del calcio dato a Pino.

Che mongoloide.

Scocciai una occhiata alla lavagna per distrarmi prima che il sangue mi ribollisse nuovamente nelle vene. La professoressa Smith sembrava non avere pietà ne di me ne degli altri elencando senza sosta la letteratura. Almeno ora l'attenzione dei compagni non era dedicata a me come lo era quando sono giunta in classe. Mi sentivo a disagio sotto gli sguardi curiosi dei compagni. Cercavo di sembrare sicura di se anche se in verità avevo voglia di scavare un buco nel suolo e nascondermici dentro. Meno male la prof non fece domande personali e mi mandò a sedere nell'ultima fila che era completamente libera. Ringraziavo Dio e tutti i santi perché me ne potevo stare da sola in santa pace. Faticavo a ricordare il tempo quando non ero così scostante con gli altri. Ero una ragazza comunicativa, persino simpatica. Allacciavo rapporti senza problemi, trovavo il lato positivo in ogni cosa, ridevo spesso. Ero vivace, piena di vita. Ma le cose erano cambiate dopo quella dannata notte. I pezzi frantumati della mia anima spensero lo splendore e la risata contagiante. Da quel giorno non avevo rivisto la scintilla nei propri occhi. Era rimasto solo il vuoto.

Il suono della campanella mi riportò alla realtà. La testa rischiava di scoppiare dopo tre ore di inglese. Gettai i libri negligentemente nello zaino per raggiungere il più presto l'uscita. Avevo disperatamente bisogno di una sigaretta. Già immaginavo il fumo che mi usciva dalle labbra che tre ragazze vestite di ultima moda si piazzarono di fronte a me.
>>Leony giusto?<< chiese una di loro stringendo a se una borsa di pelle che costava sicuramente una fortuna.
>>Veramente è Leonor<< la corressi stizzita montandomi la borsa in spalla.
La ragazza smise di prestare la propria attenzione alle unghie artifficcali per percorrere precisamente la mia figura.
>>Leonor dovresti sederti con noi a tavola per pranzo.<< la ragazza per la quale presumevo fosse la leader del gruppo mi rivolse un sorriso più falso delle proprie unghie.
>>Veramente ero diretta in biblioteca.<< non avevo alcuna intenzione di passare del tempo con loro. Avevo paura che la loro compagnia mi avrebbe ridotto il cervello in pappa per quanto erano ignoranti. Non era necessario essere Einstein per scoprirlo insomma una di loro aveva chiesto alla prof dove si trova Moskva. Avevo fatto appello a tutto il mio autocontrollo per non sbattere la mano contro la fronte davanti a tutta la classe.

>>Beh se cambi idea sei la benvenuta.<< disse la ragazza alla sinistra mentre controllava il trucco nello specchietto portabile.
>>Grazie lo terrò in mente<< stritolai tra i denti prima che si erano vaporizzate.

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