1.capitolo

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Il fumo si spaccava volentamente a contatto con il legno abbattuto dalla vechiaia. La finestra era aperta ma sembrava che le piccole onde grigie non volessero uscire dalla piccola stanza spoglia. Come non volevano uscire mai...come non volevano uscire i pensieri dalla mia testa. Feci ancora un tiro alla sigaretta ormai quesi finita, soffiando il fumo fuori dalla finestra appanata. Il castello lubianese scomparve a casua del fumo denso che si dimenò con un soffio di vento freddo. I brividi percorevvano la mia spinna dossale ma anche se sentivo le dita intorpidite dal freddo rimasi ancora con la sigaretta in mano a guardare il paesaggio.
Il tramonto tingeva le pareti delle case di oro giliastro, mischiato al'arancione. Il castello, illuminato dai ultimi raggi del sole, stava ancora lì, nello stesso posto, aspettando che io ritorni. Il trambusto della città accompagnava la bandiera slovena che sventolava in cima del castello sul quale c'erano dei turisti che si godevano la vista di Ljubljana. Pensai al momento quando c'ero anche io lì, in cima, ascoltando il vento che ullula, accompagnato dalle sue parole: >>Questo è la sensazione di esssere infiniti.<<

>>Quante volte ti hi detto di non fumare nell'appartamento?<<Non serviva girarmi, sapevo di vedere una Nina imbronciata appoggiata allo stipide della porta. Mi comparve un lieve sorriso quando mi voltai e trovai l'immagine esatta. Almeno qualcosa non era cambiato da quando lui se ne era andato.

>>Non preoccuparti, è l'ultima volta che lo faccio<< gettai la sigaretta nel vuoto chiudendo la finestra. Guardai i lineamenti di Nina addolcirsi.
>>Almeno non mi servirà sentire questo terribile odore di nicotina mischiato con 213 sostanze che provocano cancro.<<Mi ripeteva sempre, senza sosota, che le sigarette facevano male. Non si stancava mai.

La stavo guardando. Teneva gli occhi fissati sul suolo, i suoi capelli biondi le nascondevano il volto ma non abbastanza per non farmi vedere il suo sorriso triste. Feci un lungo sospiro prima di prendere l'unica borsa che era rimasta in quella camera vuota dove non c'erano più nemmeno i poster che attaccavo durate gli anni. Volevo renderla anonima, come se nessuno ci avesse vissuto. Credevo che in questo modo li avrei aiutati a non pensarmi troppo spesso.

>>Ti stanno aspettando.<<Disse Nina con la voce rotta. Sapevo che stava trattenendo le lacrime. Mi morsi il labbro inferiore fino a farlo sanguinare.
>>Lo so.<<Risposi con voce rocca. Nina annuì debolmente, facendo aumentare la mia angoscia. In quel preciso istante capì quanto mi sarebbe mancata. Da quando quel maledetto martello del giudice ha spaccato il silenzio nell'aula dedicando la tutela a mia zia, il mio mondo sembrò crollate ancora di più di quello che era già crollato. Non mi sono rimasti i pezzi ma soltanto la polvere. Sapevo di uccidere i ragazzi con questa notizia ed ero così debole che non riuscivo neanche a dirglielo. Mi hanno cresciuta, insegnato tutto quello che so e come potevo dirgli che ero costretta a trasferirmi in Inghilterra? Non potevo, ero una codarda.

>>I ragazzi sono ancora a Amsterdam?<<Abbiamo scogitato il piano di fargli partire durante il mio trasferimento. Soltanto Nina sapeva quanto odiavo l'addio. E soltanto lei poteva capirlo, e soltanto lei poteva essere abbastanza forte di vedermi andare.

>>Sì si stanno fumando l'erba in quantità sovrumane.<<Replicò ghignando. Be una cosa era scura...quei tre deficienti non potevano funzionare senza fumarsi qualche canna. Dopo un po' ci fai l'abitudine.

>>Di a tutti quanti che li voglio bene. E che mi dispiace.<<Sussurai.
>>Lo sanno.<<Gli occhi di Nina si posarono su di me. Il colore blù come il cielo risplendeva ancora di più quando erano velati di lacrime.

>>Ora devo andare.<<Mi incamminai con passo pesante alla porta dove mi spettava una limusina bianca, lucidata alla perfezione. La portiera venne aperta da un signore di mezza età vestito tutto in nero. L'autista Giorge. Sentì la mano di Nina sfiorarmi il polso, girandomi verso di lei.

>>Lo so che non dimenticherai quello che hai promesso a lui. Ma voglio che tu sappia ancora una cosa...non lasciare mai alla tristezza di nascondere la luce che porti in se. Me lo prometti?<<Sentì i miei occhi innumidirsi. Dopo averglielo promesso mi strinse in un abbraccio che disse più di mille parole. Dolore, tristezza, paura, amicizia, ma sopratutto amore.

La macchina sfrecciò lungo le strade di Ljubljana ora semi addormentata. Sul cielo comparve solo una stella. >>Addio.<<Sussurrai asciugandomi una lacrima che cade dai miei occhi come la stella cadente che vidi nel cielo. Avevo chiuso gli occhi desiderando l'unica persona che non potrò mai più avere. Lui.

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SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti!
Questo è la prima storia che pubblico e sono (sinceramente) nervosissima di ricevere il vostro feed back. La scrittura è la mia grande passione perciò vi invito a postare commenti o qualche stellina per farmi sapere se la storia vi piace o magari qualche suggerimento per migliorarmi.
Devo dirvi anche che sono bilingue. Sono mezza Italiana e mezza Slovena (🇸🇮 ❤️🇮🇹) ma vivo da sempre in Slovenia quindi vi prego di essere tolleranti per i sbagli compiuti. Ce la sto mettendo tutta!

Buona lettura💋

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