Una lacrima gli sfuggì a quella vista e di conseguenza scattò per aiutarlo urlando il nome del vecchio alfa affinché potesse rendersi conto che stesse bene e che doveva smetterla di preoccuparsi per Taehyung quando ad avere una freccia conficcata nella spalla era lui stesso.

I suoi piani di raggiungerlo però vennero brutalmente cancellati dalle parole del capitano del veliero che, come se fosse ritornato ad indossare quella maschera di indifferenza sul volto, si apprestò a impartire gli ordini ai suoi uomini.

«Voi quattro assicuratevi che l'alfa Yun non perda conoscenza. Hoseok, tu occupati dell'omega. Il resto si assicuri che non ci siano stati danni permanenti alla nave!» urlò mentre con poche e veloci falcate si chiuse nuovamente nel suo ufficio con un'espressione indecifrabile in volto.

E così, da quando il pirata che aveva capito si chiamasse Hoseok – lo stesso che lo aveva tramortito sul veliero reale – l'aveva trascinato lì, era rimasto rannicchiato su sé stesso all'angolo del muro, agitato e nervoso, speranzoso che il capitano Yun stesse bene e in attesa che qualsiasi cosa succedesse.

Se fosse successo qualcosa a quel vecchio alfa e amico non se lo sarebbe mai perdonato. Era colpa sua se era stato ferito e anche torturato precedentemente. Si morse a sangue il labbro e trattenne con tutto sé stesso la rabbia e le lacrime di frustrazione prima di sussultare sul posto a causa di un tonfo proveniente dalla porta che portava alle celle. Si alzò dalla sua postazione e raggiunse le sbarre che lo separavano dall'esterno per incontrare poi una figura sì familiare, ma del quale non conosceva ancora la voce.

«Il capitano Yun sta bene?» chiese come prima cosa stringendo quelle sbarre di ferro fino a farsi diventare bianche le nocche e con gli occhi spalancati dalla preoccupazione. L'omega dall'altra parte si muoveva indisturbato come se nessuno gli avesse rivolto la parola in quel momento e silenzioso si accasciò di fronte alle sbarre – di fronte a Taehyung – e gli fece cenno verso il basso con la testa verso vassoio con sopra dell'acqua e del pane.

«Dovresti mettere qualcosa sotto i denti» disse con fare scocciato dondolando su sé stesso e lanciando qualche occhiata verso il biondino dietro le spalle. Più lo guardava e scrutava, più osservava il suo viso contratto dalla preoccupazione e più si infuriava.

Perché Jungkook avesse comandato proprio lui nel consegnare cibo e vestiti adatti per l'ambiente che era la nave a quell'omega, doveva ancora capirlo. Ma se scrutava affondo nei gesti e degli occhi del vecchio principe di Daeson allora lo scorgeva quel leggero strato di insicurezza che luccicava nei suoi occhi ogni qual volta c'era la presenza di un alfa e che, con lui in quel momento, sembrava essere sparita.

«Voglio prima sapere del capitano Yun!» protestò senza batter ciglio il biondo rivolgendosi a quel ragazzo dall'altra parte delle sbarre. Le domande erano tante riguardo quell'omega, ad esempio come potesse rimanere in un branco di alfa così tranquillamente senza il costante dubbio che qualcuno lo assalisse, o ancora perché non mostrava un minimo di compassione verso un suo simile, trattandolo esattamente come qualsiasi alfa di quella nave. Forse c'era un leggero cambiamento nei modi ma quello sguardo di odio nei suoi confronti era sempre lo stesso.

Istantaneamente alla sua protesta un pugno si scagliò contro una delle sbarre di ferro che li separavano e il sibilo con cui gli parlò gli fece pentire di aver aperto bocca per una frazione di secondo. «Sta zitto e fa solo quello che ti dico.» gli occhi grandi lo guardavano minacciosi mentre la mascella affilata e delicata dell'omega s'indurì «E non sperare che la nostra simile natura possa portarmi a tradire i miei compagni.» instaurò subito un muro tra loro che Taehyung sentì palpabile. Gli stava chiaramente dicendo che non gli avrebbe riservato un trattamento speciale solo perché essendo simili poteva lontanamente immaginare cosa Taehyung stesse passando.

The Omega's Crown|ᴋᴏᴏᴋᴛᴀᴇOnde histórias criam vida. Descubra agora