Sette.

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Domenica.

Il terzo Fuoco di Artificio con Innesco ad Acqua della serata era esploso a mezzanotte precisa, investendo tutti i Grifondoro stipati nella Sala Comune con decine di copiosi getti freddi. Non che contasse poi chissà quanto, a quel punto, essere totalmente zuppi di acqua: già da un'ora svariate bottiglie di Burrobirra erano infatti state rovesciate sopra le teste degli studenti febbricitanti, infradiciati fino al collo di sostanze liquide dalla dubbia provenienza, ma non c'era una singola persona a cui la cosa sembrasse pesare in maniera particolare.

La promessa di Sirius era stata mantenuta e lui - chiaramente dopo aver raggiunto le dieci ore di sonno previste dal regolamento, come aveva precisato James quel sabato pomeriggio - aveva provveduto al rifornimento di Firewhisky e di qualunque altra bevanda capace di annebbiare i sensi di quella mandria di Grifondoro, che appariva in quel momento esaltata come mai prima d'ora. Il bello, comunque, restava il fatto che nessuno di loro sembrava pensare ancora alla prima vittoria dell'anno della loro Casa, che teoricamente doveva essere il reale motivo per cui era stata organizzata quella festa.

O meglio, più che non pensarci, i nostri amati Grifondoro parevano averla totalmente dimenticata.

Certo, quando James era tornato in Sala Comune dopo la cena con una bandiera rossa e oro avvolta sulla schiena e aveva trovato ad attenderlo decine di striscioni che inneggiavano alla loro Casa, studenti di ogni età voltati verso di lui con un inconfondibile luccichio di ammirazione nello sguardo e una musica martellante che Caroline Steeval si era ostinata a far partire prima del previsto, non aveva potuto fare a meno di sorridere divertito e pensare che quello fosse senza ombra di dubbio il modo migliore per concludere una giornata innegabilmente perfetta.

Ebbene, quella festa era cominciata come un apparente tributo alla squadra e al Capitano, ma si era presto irreparabilmente trasformata in un delirio con i fiocchi. Il problema non erano gli studenti dei primi anni, che armati di audacia Grifondoro - e approfittando naturalmente del fatto che i ragazzi più grandi non fossero nel pieno controllo delle loro volontà - si erano imbucati là dove erano stati banditi categoricamente, raggirando senza troppa difficoltà Oliver Wilson nei panni di un imbarazzantissimo bodyguard. Il problema non erano i cuscini sparsi per la stanza, gli adolescenti febbricitanti che urlavano e ballavano e ancora urlavano, o la Sala Comune che era diventata un'accozzaglia confusionaria e disordinata di persone e bicchieri più o meno riempiti fino all'orlo.

Il problema non era nemmeno Jacob Finnigan, che seguitava con le sue manie di protagonismo e che dunque, dopo il terzo o quarto bicchiere di Vino Elfico proveniente direttamente dalle cantine di casa Longbottom, si era di nuovo convinto che quella fosse una festa in suo onore e nessuno, in quella stanza, si era ancora preso la briga di dirgli che non c'era anima viva che stesse ascoltando il suo ennesimo, noiosissimo discorso di ringraziamento.

Anima viva forse no, ecco, ma Nick-Quasi-Senza-Testa aveva attraversato qualche minuto prima la parete della Torre Grifondoro per avvertire gli studenti del quasi cedimento degli incantesimi insonorizzanti, e adesso ascoltava il soliloquio ricco di pathos del giovane Finnigan con una commozione decisamente molto rara per chi, un cuore, teoricamente non lo possedeva più.

Il problema, come dicevamo, era di tutt'altra natura: aveva capelli biondi, occhi scuri e dardeggianti resi lucidi dall'alcool bevuto e, naturalmente, rispondeva al nome di Alice Prewett.

«E quindi in sostanza non vi siete baciati.»

Un'intera serata a fare quel resoconto preteso dalla sua migliore amica, ed ecco che Lily doveva ritrovarsi a sopportare Alice mentre, grazie alla partecipazione del suo solito dono della sintesi, minimizzava ancora una volta il racconto di un intero pomeriggio passato in compagnia di James Potter.

Seven ThingsWhere stories live. Discover now