Uno.

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Lunedì.

Era una cosa universalmente nota il fatto che il lunedì fosse quel giorno della settimana che gli studenti di Hogwarts detestavano con tutti loro stessi. Si trattava di una legge valida per tutti, concordata fin dai tempi dei Fondatori, che aveva attraversato qualunque barriera spazio-temporale ed era arrivata intatta e immutata fino ai giorni dei nostri giovani eroi.

Per farla breve, non c'era niente che si potesse fare al riguardo: a nessuno piaceva il lunedì e, a memoria d'uomo, non esisteva alcuna persona che potesse vantare di affermare il contrario.

Non piaceva a Sirius Black, che all'alba delle otto e sette minuti del mattino sfoggiava l'espressione più assonnata e imbronciata di tutto il suo repertorio, mentre con la forchetta infilzava rabbiosamente svariati pancakes impilati e inveiva contro quella malvagia creatura che aveva osato inserire nell'orario scolastico due lunghe ore di Pozioni per cominciare la settimana con il piede giusto. Certo, il rivolo di sciroppo d'acero che gli colava sul mento avrebbe reso il tutto decisamente meno credibile, se non fosse che il suo cognome era Black e dunque avrebbe ostentato un'aria sicura di sé anche con le guance, il naso e la divisa appiccicaticci e totalmente imbrattati di liquido zuccheroso. Era sulla buona strada per raggiungere quel traguardo, comunque.

Non piaceva a Remus Lupin, che invano tentava di ripassare per il test di Incantesimi di quella mattina e che si trovava anche a dover fare i conti con l'evidente irritazione del suo vicino di tavolo. Quest'ultimo, per palesare il suo disaccordo non solo a parole ma anche il più fisicamente possibile, non esitava a riempirlo di gomitate nelle costole - il ragazzo si stava appunto domandando fino a che punto fossero involontarie - e continuava a chiamarlo ripetutamente per attirare la sua attenzione. La parola "Moony" aveva assunto alle sue orecchie una sfumatura così fastidiosa e irritante che si ritrovò a chiedersi come avrebbe potuto convivere con la consapevolezza di essere lui stesso Moony, ergo di avere un soprannome che, se pronunciato prima delle nove del mattino, poteva risultare altamente snervante. In ogni caso non erano problemi su cui arrovellarsi il lunedì mattina.

Non piaceva nemmeno a Peter Minus, chiaramente, considerando che il lunedì era l'unico giorno della settimana in cui gli Elfi Domestici si dimenticavano puntualmente di servire il terzo vassoio di uova strapazzate. Dimenticanza era ciò che sperava il giovane Minus, nonostante Sirius e James gli avessero instillato nelle orecchie il dubbio che gli Elfi non le servissero di proposito, quelle benedette uova, unicamente per vederlo sondare con agitazione i tavoli delle altre Case e scendere a patti con loro soltanto per avere un vassoio in più. L'assenza delle uova strapazzate dal tavolo della colazione potrebbe sembrare un dettaglio insulso e banale, ma non lo era di certo per un ragazzo profondamente abituato a far dipendere l'andamento della sua giornata dalla quantità di calorie ingerite a colazione. Niente tris di uova, un punto in meno al compito di quella mattina.

Il lunedì era quel classico giorno della settimana che persino un ragazzo come James Potter era sempre stato solito odiare con tutto se stesso - se lo facesse più per solidarietà ai suoi amici non è ancora oggi del tutto chiaro - ma quel lunedì, non appena i suoi occhi caddero sull'ingresso della Sala Grande, la linea retta che regolava il suo buonumore schizzò alle stelle e lui fu attraversato dalla consapevolezza che no, neanche sforzandosi avrebbe mai potuto detestare quella benedetta giornata.

Una figura camminava infatti verso di loro, luminosa nella sua chioma incandescente e con quegli occhi dardeggianti che non esitarono a posarsi subito su di lui, come se lo cercasse da quando aveva messo piede nella stanza. Le labbra di James si aprirono automaticamente in un ghigno sardonico e la sua mano corse a insinuarsi in quel groviglio che erano i suoi capelli.

Seven ThingsWhere stories live. Discover now